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I soldi per l’occupazione diamoli tutti alle start up innovative. Creeremo davvero nuovo lavoro e sviluppo

Non ci siamo.  Le misure allo studio per favorire l’occupazione, soprattutto quella giovanile, sono sostanzialmente due: agevolazioni fiscali di vario tipo (fiscalizzazione dei contributi sociali per 2 anni, credito d’imposta) per assunzioni a tempo indeterminato e il programma europeo Youth Guarantee (2014-2020) rivolto alle regioni con tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%, che prevede per l’Italia circa 400 milioni anticipati al 2013, forse, e dovrebbe incentivare la collocazione e la formazione dei giovani entro 4 mesi dall’ingresso nel mondo del lavoro e la fine degli studi.

Per la prima misura, si parla di un finanziamento di 1,1 miliardi suddivisi in 3 anni (300 milioni nel 2013, e 400 rispettivamente nel 2014 e 2015).  Come più volte detto su questo blog, questi interventi di agevolazione fiscale non creano nuova occupazione. L’unico risultato, seppur importante, è quello di favorire un’occupazione di qualità, favorendo il contratto a tempo indeterminato, ma non di aggiungere nuova occupazione. Le cose vanno chiamate con il loro nome, altrimenti si fa demagogia.

Per ciò che riguarda i 400 milioni del programma europeo, davvero in giro c’è qualcuno che crede che bastino queste poche risorse per rivoluzionare i nostri centri per l’impiego che ad oggi, ricordiamolo, riescono a collocare il 3,9% (dato Isfol) di chi è in cerca di occupazione, e tra questi la maggioranza è fatta da coloro che appartengono alle categorie protette? Non scherziamo.

Il Ministro della coesione territoriale, Carlo Triglia, quando parla di nuova occupazione e quantifica in 50 mila nuovi posti di lavoro, il risultato della decontribuzione (finanziati grazie alla riprogrammazione delle risorse Ue non spese) per i nuovi assunti, dice una mezza verità: come già detto, queste risorse non saranno da stimolo alle assunzioni. Semplicemente, chi ha in previsione un’assunzione lo farà a prescindere dal contributo, del quale comunque usufruirà. L’incentivo serve solo a favorire un tipo di contratto piuttosto che un altro.

Il ministro, generoso di dati, ci dice, inoltre, che circa 200 milioni andranno a rifinanziare la legge sull’imprenditorialità giovanile, insieme ad altre misure per i tirocini in azienda (che è difficile considerare come nuova occupazione, seppur utilissimi), fino a giungere a circa 100 mila nuovi occupati, di cui 60 mila tirocinanti. L’unica misura, in questo scenario che potrebbe creare davvero nuova occupazione e sviluppo, è quella con meno risorse allocate e che riguarda gli incentivi all’imprenditorialità giovanile.

La questione, oggi, è creare occupazione e non alchimie. Il tasso di disoccupazione è oltre il 12%, ci sono oltre 3 milioni di disoccupati e un tasso di occupazione vicino al 50%. In questo scenario, tutte le risorse vanno indirizzare verso la creazione di nuove opportunità di lavoro.

Da un lato è necessario investire ingenti risorse economiche, e non solo, nella riforma dei centri per l’impiego, in modo da far incontrare davvero i tanti lavori oggi non coperti e coloro che questi lavori vogliono farli. Oggi, ci sono solo chiacchiere in tal senso.

Dall’altro, le risorse vanno indirizzate verso quelle iniziative imprenditoriali che possono creare sviluppo e occupazione. Tra queste, ne segnalo una: le start up innovative.

Un’indagine di Italia Star up ha quantificato in 300 mila gli aspiranti imprenditori. Questo è il giacimento di occupazione al quale bisogna attingere, dirottando qui le risorse disponibili (pubbliche e private) e una legislazione di sostegno semplificata, anche sul lavoro, capace di far sbocciare queste potenziali idee d’impresa.  Il decreto Crescita 2.0 ha fatto qualcosa, ma bisogna fare molto di più. Bisogna avere il coraggio di girare gran parte delle risorse individuate, dalla decontribuzione per i nuovi assunti alla creazione di nuove imprese, soprattutto innovative. E per quelle al di sotto dei 15 dipendenti introdurre il contratto triennale a zero contributi proposto dalla Fondazione Nuovo Millennio.

Se almeno un sesto di queste idee d’impresa dovesse sbocciare, avremmo realizzato una svolta dal punto di vista dello sviluppo, dell’innovazione e della nuova occupazione (qualificata), di portata storica. Ci vogliamo provare anziché buttare soldi nella decontribuzione? E’ con l’impresa che si crea lavoro.



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