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Il dossier di Brunetta contro Renzi

Un dossier contro Matteo Renzi. No, non è l’opera di qualche 007 o di un suo futuro avversario alla segreteria del Pd. L’autore è il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta.

Si tratta, lo dice lo stesso ex ministro sul sito Free news on line dove è pubblicato il documento, di “un’analisi seria e rispettosa, al fine di contribuire alla conoscenza del forse candidato alla segreteria del Pd, sindaco di Firenze, Matteo Renzi”.

Brunetta non ha mai nascosto la sua antipatia verso il rottamatore, che è diventato uno dei suoi bersagli prediletti fra gli esponenti del Pd. Renzi è infatti “colpevole” di averlo citato spesso in termini negativi. “Ci siamo ritrovati a governare con Schifani e Brunetta”, è uno dei suoi ritornelli. E, anche se il sindaco ha spiegato di utilizzare questi due nomi solo in quanto capigruppo al Senato e alla Camera, l’ira del pidiellino non si è placata.

Per ora è possibile leggere la prima parte del dossier intitolato “Osservatorio Renzi”. Quattordici pagine in cui Brunetta ripercorre la carriera del primo cittadino di Firenze, “dalla ‘ruota della fortuna’ all’ingresso in politica”.

L’esponente del Pdl lo definisce “pavone”, “fonzie” e ancora “un fenomeno dotato di una macchina da guerra di pubbliche relazioni e propaganda. Ha invaso tutti i canali di comunicazione con il suo rosolio frizzantino, ed il 60% degli elettori del Pd lo vede come candidato premier secondo i sondaggi di Swg del 19 giugno 2013”.

E sottolinea come, nonostante sia del Pd, rincorra gli elettori del Pdl che conquista “perché rompe con il livore triste dei comunisti ed è capace di sostenere ‘per me il rosso è solo quello della Ferrari'”.

L’ex ministro critica poi il concetto di rottamazione che Renzi vuole estendere a tutti, compreso Silvio Berlusconi, “il quale peraltro fu anche il suo primo finanziatore”. Brunetta ricorda infatti il montepremi vinto dal concorrente “Matteo” da Mike Bongiorno nel 1994: “Vinse 48 milioni e 400mila lire nei famosi gettoni d’oro che gli diede Fininvest, cioè Silvio Berlusconi”.

E conclude (per ora) con una condanna senza appello, in materia di rottamazione: “Matteo Renzi ha lavorato nella ditta del papà 4 anni, e ha fatto politica per 22 , 3 anni più di Silvio Berlusconi. Se fosse coerente si rottamerebbe da sé”. 

Leggi qui il dossier



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