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Coronavirus, che fine ha fatto il piano pandemico? Le domande di Nevi (Fi) a Conte

Di Raffaele Nevi

In questi giorni si cominciano a capire i grandi pasticci che ha prodotto il governo durante la pandemia. Hanno chiamato una quantità impressionante di tecnici per studiare e proporre soluzioni. Poi, tutto ciò che hanno proposto è stato serenamente sottovalutato.

Ad aprile, il ministro della Salute Roberto Speranza ha negato l’esistenza di un vero piano pandemico, parlando piuttosto di “documenti in itinere”. La desecretazione degli atti del Cts però rivela che quel piano c’era, era stato predisposto dai tecnici tra il 19 e il 22 febbraio e consegnato al governo. Prevedeva tre scenari di rischio epidemico con le relative misure da prendere.

La domanda che oggi dobbiamo allora porre al governo, in attesa di una sua (celere) risposta al Parlamento, è: perché, se i tecnici avevano capito per tempo la delicatezza della situazione, non si è immediatamente dato seguito alle loro indicazioni? È questa la ragione per cui il governo ha deciso di mantenere tutti questi mesi la riservatezza sul piano?

La mancanza di sollecitudine nella attuazione del piano di contenimento della pandemia ha scaricato molti problemi sulle Regioni e sui comuni che spesso si sono trovati, da soli, ad affrontare situazioni più o meno drammatiche.

Anche per questo dodici presidenti di regione del centrodestra hanno scritto una lettera pubblicata sul Corriere della Sera e indirizzata al presidente Mattarella per chiedere come mai siano stati tenuti all’oscuro del piano pandemico che a loro volta avrebbero potuto predisporre per le singole regioni.

Mentre attendiamo spiegazioni, non possiamo esimerci dal porci un’altra domanda. In questi mesi di emergenza, chi ha deciso? I tecnici o la politica? Chi fra i due ha avuto, ed ha oggi l’ultima parola? È innegabile che si sia fatta confusione fra i ruoli. Gli scienziati, i virologi, sono stati a lungo descritti come decisori di ultima istanza durante la crisi. Perché, allora, i loro moniti sono stati sottovalutati?

Ecco, queste sono solo alcune delle domande sorte dopo la (tardiva) pubblicazione degli atti che richiedono una risposta immediata, chiara e definitiva del governo innanzitutto al Parlamento della Repubblica.

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