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L’endorsement che non ti aspetti. Bin Laden (nipote) vota Trump. Il punto di Gramaglia

Ecco una sostenitrice di cui Donald Trump avrebbe volentieri fatto a meno. Noor bin Laden, nipote di Osama bin Laden, dice dalla Svizzera, dove risiede: “Sono una sostenitrice di Trump da quando ha annunciato la sua candidatura. Lo seguo da lontano e ammiro la sua determinazione”.

Intervistata dal New York Post, la donna, 33 anni, avverte che un attacco stile 11 Settembre potrebbe ripetersi, se Joe Biden è eletto presidente: “L’Isis ha proliferato con l’Amministrazione Obama-Biden. Trump, invece, ha mostrato di potere proteggere l’America dalle minacce straniere annientando i terroristi alla radice, prima ancora che abbiano la possibilità di agire”.

Il sostegno a Trump della nipote del capo di al Qaida e della mente degli attentati contro l’America dell’11 Settembre 2001 arriva in una giornata di eventi pro-presidente candidato in New Jersey, Florida e Texas, dove diverse imbarcazioni sono affondate – non si ha notizia di vittime – durante una parata lacustre sul lago di Travis a Austin, ma anche di ulteriori manifestazioni anti-razziste nell’Unione.

Le strade di Portland in Oregon, città simbolo dello scontro tra Trump e le comunità in subbuglio, sono state invase per il 100o giorno consecutivo da cortei di Black Lives Matter – mentre nell’Oregon rurale si segnalano manifestazioni a sostegno delle forze dell’ordine. E a Louisville, in Kentucky, in concomitanza con il Kentucky Derby, una delle corse di cavalli più prestigiosa d’America, svoltasi quest’anno senza pubblico, ci sono stati tafferugli tra manifestanti anti-razzisti e suprematisti pro-Trump.

In questo contesto, fa discutere una comunicazione inviata dalla Casa Bianca alle agenzie federali per cancellare i corsi di sensibilizzazione razziale, “divisivi” e di “propaganda anti-americana” perché insegnano che l’America è “razzista o cattiva”. “Il presidente mi ha invitato ad assicurarmi che si smetta di usare i soldi dei contribuenti per finanziare iniziative del genre”, scrive il direttore dell’Office of Management and Budget, Russel Vought.

Trump sta invece esercitando pressioni sulla Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco Usa, per avere “buone notizie” sul vaccino prima delle elezioni. Secondo indiscrezioni il presidente vorrebbe una rapida approvazione di un eventuale vaccino perché possa essere distribuito prima dell’Election Day, il 3 novembre. Analoghe pressioni sono già state esercitate, riferiscono i media, per l’approvazione di terapie e medicinali. In proposito, Kamala Harris, la vice di Joe Biden, dice alla Cnn: “Non crederei alla sola parola di Donald Trump su un potenziale vaccino”.
Fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University indicano che i contagi negli Stati Uniti, alla mezzanotte sulla East Coast, superano i 6.245.200 e che i decessi superano i 188.500.

Infine, echi della polemica sui caduti americani nella Prima Guerra Mondiale, che, secondo ormai numerose fonti giornalistiche, il presidente avrebbe definito dei “perdenti”. Trump, che lo nega, chiede alla Fox News di licenziare la sua giornalista per la sicurezza nazionale Jennifer Griffin che ha confermato le indiscrezioni iniziali di The Atlantic. “Jennifer Griffin dovrebbe essere licenziata per questo tipo di giornalismo. Nemmeno una chiamata per un commento”, twitta il magnate.

La Griffin ha riferito che sue fonti le hanno confermato che Trump considera i caduti dei “perdenti” ma nel contesto della Guerra in Vietnam. “Quando il presidente ha parlato della Guerra in Vietnam, ha detto che si è trattato di una guerra stupida. Tutti coloro che vi sono andati sono dei perdenti”.


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