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Se Trump va al braccio di ferro con Big Pharma e… Retroscena di Robecco

New York. Donald Trump punta sulla sanità per rilanciare la sua immagine dopo le critiche dei detrattori sulla gestione della pandemia di coronavirus.

Da un lato il presidente americano, alla vigilia dell’apertura della convention repubblicana, ha giocato a sorpresa la carta di una nuova cura per il virus, comunicando che la Food and Drug Admnistration (Fda), l’agenzia che vigila sulla sicurezza dei farmaci e dei prodotti alimentari, ha concesso un’autorizzazione all’uso di emergenza del plasma dei guariti dal Covid-19 per curare i malati.

Dall’altro, nell’ultimo mese, ha firmato quattro ordini esecutivi volti a ridurre l’alto costo dei farmaci da prescrizione negli Stati Uniti, e un altro per richiedere che alcuni medicinali “essenziali” siano prodotti a livello nazionale.

Quella del tycoon contro i colossi farmaceutici è una battaglia che potrebbe rivelarsi una carta vincente in vista del voto del 3 novembre. Con i decreti firmati il mese scorso, il presidente ha assicurato che verranno “ridotti massicciamente i prezzi dei farmaci da prescrizione, in molti casi di oltre il 50%”: “Niente di simile è mai stato fatto prima perché Big Pharma, con il suo immenso potere, non lo permetterebbe”, ha twittato.

All’inizio di agosto, invece, ha firmato un altro ordine esecutivo con il piano ‘Buy American‘, secondo cui alcuni farmaci “essenziali” e forniture mediche acquistate dal governo federale devono essere fabbricati a livello nazionale.

Una mossa che l’amministrazione Usa ritiene andrà a colmare le lacune nell’approvvigionamento finite al centro dell’attenzione durante la pandemia. “Non possiamo fare affidamento sulla Cina e su altre nazioni che potrebbero un giorno negarci i prodotti nel momento del bisogno”, ha spiegato The Donald.

Ad ora, infatti, il 90% delle prescrizioni statunitensi riguardano medicinali generici, e la maggior parte delle sostanze proviene dall’estero, in particolare Cina e India. Il consigliere per il commercio di Trump, Peter Navarro, ha spiegato che l’ordine si applicherà come minimo ai farmaci e ai rifornimenti necessari per combattere le emergenze, tra cui pandemie, attacchi bioterroristici e altre minacce alla sicurezza nazionale. E da ultimo, ieri, il Comandante in Capo ha effettuato quello che ha definito un “annuncio storico”, ossia l’autorizzazione dell’Fda all’uso del plasma per i malati di coronavirus.

“È una terapia potente che trasmette i forti anticorpi delle persone guarite a quelle malate e ha un incredibile tasso di successo”, ha sottolineato, lanciando poi un appello agli stessi guariti a donare il sangue. La settimana scorsa – come ha riportato il New York Times – l’autorizzazione della Fda era rimasta bloccata dopo l’intervento di alcuni dirigenti sanitari, tra cui il virologo Anthony Fauci, per i quali i dati raccolti finora sul plasma sono troppo deboli.

Anche se da marzo ad oggi negli Usa sono già stati trattati in via sperimentale con questa terapia circa 70 mila pazienti. Per il Financial Times, in ogni caso, il presidente avrebbe un’altra carta da giocare: starebbe valutando la possibilità di aggirare i normali standard normativi per accelerare l’iter del vaccino sperimentale contro il virus prima del voto.

Il piano prevederebbe che la Fda conceda ad ottobre “l’autorizzazione all’uso di emergenza” del vaccino sviluppato dall’Università di Oxford con AstraZeneca, sulla base dei risultati di uno studio britannico relativamente piccolo. Trump, da parte sua, ha assicurato che la decisione della Fda “non ha nulla a che fare con la politica”, mentre nei giorni scorsi aveva accusato dirigenti dell’agenzia di rallentare terapie e test del vaccino “sperando di ritardare la risposta a dopo le elezioni”. Un modo, insomma, per non fargli conquistare il secondo mandato.


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