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Spioni a Copenhagen. Perché è stato sospeso il capo degli 007 danesi

Sei anni a spiare i cittadini danesi, uno ad uno. Questa l’accusa mossa dietro la sospensione temporanea dal suo incarico, assieme a due colleghi, di Lars Findsen, capo dei servizi di intelligence estera danesi (Ddis), dopo esser stato criticato duramente da un’organizzazione di supervisione indipendente. Findsen, a capo del Ddis dal 2015, aveva guidato anche i servizi di intelligence domestici (Pet) dal 2002 al 2007.

Il comitato di supervisione dell’intelligence danese (Tet) ha accusato Findsen di aver “trattenuto informazioni cruciali” e mentito riguardo al suo lavoro, schermando un’operazione di raccolta e condivisione di una “notevole quantità” di dati sui cittadini danesi. Secondo il Tet, l’operazione si reggeva su una “cultura di legalità impropria” nella quale si cercava di insabbiare certi casi.

La ministra della difesa danese Trine Bramshen non ha voluto fornire ulteriori spiegazioni o spiegare il motivo delle sospensioni, ma ha rassicurato la popolazione riguardo alla stretta collaborazione tra servizi di intelligence e organi di controllo e supervisione. “È assolutamente vitale poter avere la sicurezza che i nostri servizi di intelligence stanno agendo entro i limiti dei loro poteri” ha ribadito.

Le accuse del Tet hanno provocato la sospensione di altri due agenti altolocati del Ddis, che si occupa anche di intelligence militare. Negli ultimi mesi l’esercito danese è stato al centro di una serie di scandali riguardanti ufficiali di alto profilo che favoreggiavano i loro familiari.

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