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Il mio Cossiga tra rabbia e dolore (con un occhio al referendum). La voce di Cangini

Di Andrea Cangini

Ah, se ci fosse ancora Lui… Negli ultimi dieci anni l’ho pensato spesso, negli ultimi due quotidianamente. Cosa avrebbe detto Francesco Cossiga del grillismo di lotta e di governo, del salvinismo d’accatto, del Pd ridotto al rango di “utile idiota” d’un partito fondato da un comico? Posso immaginarlo, ma non è la stessa cosa. Posso immaginare il furore e l’arguzia delle sue parole. Posso immaginare lo sconforto del suo spirito. Rabbia e dolore, immagino. Rabbia e dolore per una politica mai come oggi sradicata da ogni cultura, mai come oggi piegata ad ogni demagogia, mai come oggi asservita ad ogni interesse globale perché dimentica e timorosa di sé.

Nel libro che pubblicai poco prima della sua morte, “Fotti il potere, gli arcana della politica e dell’umana natura”, il Presidente mise a nudo l’essenza della Politica (“con la P maiuscola”, come piaceva a lui) svelandone gli arcana, perché solo accettandone con realismo grandezze e miserie la si sarebbe potuta forse salvare.

Il realismo era la sua bussola, la nuda verità la sua trasgressione. Tutto e sempre in difesa di un “primato”, quello della Politica, da lui quotidianamente esaltato con l’onore che gli spiriti nobili tributano alle belle idee ormai morte e sepolte in terra sconsacrata. Contro i tecnocrati, contro i magistrati, contro le alte burocrazie, contro certa finanza, contro la Consulta, contro i demagoghi, contro i moralisti, contro gli ipocriti, contro gli aedi del politicamente corretto… Chiunque tentava, quasi sempre riuscendoci, di occupare senza averne legittimità alcuna i sacri spazi del potere politico aveva in lui il più fiero dei nemici. Non per vezzo, ma per servizio. Perché difendere l’onore della Politica e il prestigio delle Istituzioni è il solo modo per difendere i cittadini e con essi la democrazia e lo Stato.

Ah, se ci fosse ancora Lui… Se Lui ci fosse ancora, non ho dubbi che si sarebbe messo a capo del fronte del No al referendum costituzionale contro il taglio demagogico ed autolesionista della rappresentanza parlamentare voluto dai grillini con la passiva complicità di un ceto politico imbelle paralizzato dal timore dell’impopolarità.

#IoVotoNo, direbbe Francesco Cossiga. E lo direbbe con tutta l’arte di cui era capace.

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