La realizzazione in tempi record, e senza gara d’appalto, del ponte di Genova ha posto nuovamente l’accento sull’annoso problema della semplificazione. Un argomento sul quale noi lobbisti battiamo da tempo immemore, perché l’opacità e la complessità burocratica sono la palude nella quale sguazzano i faccendieri che millantano competenze di lobby, quando invece possiedono solo l’istinto dell’“intrallazzo”.
Ci si rivolge al faccendiere per ottenere informazioni o altro quando la pubblica amministrazione non riesce a muoversi in tempi e modalità umane.
Ne abbiamo parlato con Massimo Bruno, capo della sostenibilità e degli affari istituzionali di Enel, per la rubrica di Telos A&S Lobby Non Olet. Guarda il video.
“Se vogliamo fare veramente qualcosa per questa nazione, dobbiamo semplificare”. “Il rischio è che non si riesca a semplificare perché si toccano centri di potere, cioè avere l’ultima parola su un’autorizzazione in fondo è potere” ha commentato Massimo Bruno.
In molti si sono chiesti come sia stato possibile tirare su un ponte in soli dieci mesi. La risposta arriva da Michele Corradino, per sei anni componente dell’ANAC. Nella sua intervista a Formiche, Corradino cita l’indagine “Investimenti pubblici e Burocrazia: cause, costi sociali e proposte” condotta da Promo PA Fondazione e dall’Università di Tor Vergata con la collaborazione di Ance. Dalla ricerca emerge che per realizzare un’opera pubblica sono necessari in media 1.300 giorni, quindi poco più di tre anni. Di questi, 254 giorni sono impiegati nella programmazione, 372 nella progettazione, 276 nella realizzazione della gara, 210 nell’esecuzione dell’opera. “Pensare una riforma degli appalti non può trascurare quindi quello che sta prima e dopo la fase dell’aggiudicazione. La programmazione e la progettazione anzitutto: le fasi in cui forte è l’esigenza di una responsabilizzazione della politica e delle comunità e in cui occorre evitare che la congerie di autorizzazioni che vi convergono non consentano a troppi soggetti, talora portatori di interessi minori, di paralizzare gli investimenti. […] Pensare sempre e solo a come non fare le gare senza semplificare tutto il resto rischia di sacrificare la concorrenza senza favorire sviluppo e occupazione.” commenta Corradino.
Ed è proprio in quella congerie di autorizzazioni che si creano i centri di potere dei quali parla Massimo Bruno. Ed è sempre in quella congerie che si aggirano i faccendieri, alla ricerca di scorciatoie da vendere a caro prezzo a cittadini e imprese che, alla lunga, hanno perso la fiducia nella pubblica amministrazione. Il risultato è un brodo primordiale che confonde ruoli e competenze. La rubrica di Telos A&S Lobby Non Olet è un modesto tentativo di fare ordine, stabilendo i confini del mestiere del lobbista e separando il lobbying dall’intrallazzo.
E vorrei ricordare che il lobbista non si occupa di gare di appalto, ma può invece occuparsi della riforma delle norme di rango legislativo che disciplinano non solo la gara, ma anche tutte le altre procedure amministrative che le precedono e le seguono!