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Pianti, gospel e giubbotto antiproiettile. Così Kanye West punta alla Casa Bianca

Donald Trump minaccia di inviare agenti federali a Chicago, New York e in altre metropoli guidate dai democratici, dove, a suo dire, la criminalità dilaga per colpa delle autorità cittadine. “Li invierò con o senza l’accordo dei leader locali”, dice il presidente. “Sono città in  mano alla sinistra radicale … Lì stanno succedendo cose mai viste… Se Biden vincerà, per l’intero Paese sarà l’inferno”.

Il magnate le prova tutte, per dare una scossa alla sua campagna: agita la paura; e twitta una sua foto con indosso la mascherina. “Siamo uniti negli sforzi per combattere l’invisibile virus cinese… Molti dicono che è patriottico indossare la mascherina quando non si può avere il distanziamento  sociale. Nessuno è più patriottico di me, il vostro presidente preferito”.

La foto di Trump con la mascherina, di cui il presidente si rifiuta d’ordinare l’uso in pubblico, e che lui stesso ha finora messo due sole volte, cade nell’ennesima giornata pesante di contagi negli Usa, il Paese più colpito al Mondo in cifre assolute. Secondo la Johns Hopkins University, ci sono stati, lunedì, nell’Unione, circa 57 mila nuovi casi e circa 500 decessi. Alla mezzanotte sulla East Coast, il totale dei contagi sfiorava i 3.830.000 e quello delle morti avvicinava le 141.000.

Spinti dal balzo dell’epidemia e dal vantaggio di Biden nei sondaggi, molti repubblicani si sono convertiti all’uso delle mascherine e al rispetto del distanziamento sociale, in aperta contraddizione con la linea ‘aperturista’ della Casa Bianca. Governatori repubblicani, finora allineati con Trump, come quelli di Florida e Texas, stanno facendo marcia indietro sulle riaperture.

Un elemento di distrazione nella campagna l’ha introdotto il comizio spettacolo, tutto musica, lacrime, promesse, con cui Kanye West ha aperto la sua campagna: davanti a centinaia di suoi fan, il rapper che è amico di Trump e marito dell’ ‘influencer in capo’ Kim Kardashian, ha intrapreso a Charleston, South Carolina, il cammino che dovrebbe condurlo alla Casa Bianca il 3 novembre.

È stato un discorso a tutto campo, sconclusionato e caotico come spesso i suoi eventi. Senza freni, il rapper ha spaziato dalla teologia al potere delle imprese, dai senza dimora all’aborto, tema su cui ha avviato un lungo dibattito con uno spettatore, raccontandogli il ‘miracolo’ della sua nascita.

Toni e contenuti dell’evento, più mediatico che politico, più ‘showbiz’ che programmi, alimentano e avallano i sospetti che la candidatura del rapper sia solo una trovata pubblicitaria per vendere album e fare merchandising, oltre che un favore al magnate presidente. La presenza in lista di West potrebbe, infatti, sottrarre qualche suffragio afro-americano al candidato democratico Joe Biden, anche se i primi sondaggi non danno riscontri positivi.

Parlando nella cittadina della South Carolina che fu una delle capitali del mercato degli schiavi e che nel 2016 è stata teatro di una strage compiuta da un suprematista bianco in una chiesa metodista della comunità nera, West ha detto che l’aborto “dovrebbe essere legale”, ma ha contestualmente proposto di dare un milione di dollari a ogni persona che decida di avere un bambino “un incentivo che potrebbe convincere molte donne a non abortire”.

E il rapper, che indossava un giubbotto antiproiettile e aveva la scritta 2020 rasata in testa, ha pianto raccontando di essere nato solo per la forza di volontà della madre, che suo padre voleva abortisse. West s’è poi congedato sulle note di un gospel, non senza avere prima fatto riferimenti alla sua fede, al suo accordo con l’Adidas e al razzismo negli Usa.

La candidatura del rapper, annunciata il 5 luglio, aveva subito destato sorpresa e suscita malignità e polemiche. Fa scandalo che West sia tra i beneficiari di fondi governativi destinati alle piccole e medie imprese nel pieno dell’epidemia di coronavirus. La sua azienda di moda Yeezy, che lui valuta tre miliardi di dollari, ha ricevuto da 2 a 5 milioni di dollari, secondo la Cnbc.

Ma non sono le interferenze di West quelle che più preoccupano i democratici, che chiedono all’Fbi di essere informati in dettaglio sulla strategia di difesa degli stati Uniti da uno “sforzo concertato d’interferenze” che avrebbe nel mirino il Congresso.

Per i democratici, c’è in atto una campagna che punta ad “amplificare la disinformazione e influenzare l’attività del Congresso, il dibattito pubblico e le elezioni presidenziali”, si legge in una lettera inviata all’Fbi a firma della speaker della Camera Nancy Pelosi, del leader dei democratici in Senato Chuck Schumer e dei leader delle commissioni intelligence di Camera e Senato, Adam Schiff e Mark Warner. All’Fbi si chiede d’informare deputati e senatori sulle strategie di difesa prima della pausa di agosto.

La sicurezza delle elezioni presidenziali è la priorità della National Security Agency, afferma dal canto suo il responsabile della stessa Nsa, Paul Nakasone, prevedendo che gli Stati Uniti saranno pronti in caso di qualsiasi cyberattacco. “La nostra priorità è che ci sia uno scrutinio sicuro e legittimo”, assicura Nakasone.


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