Skip to main content

Così funzionerà la Difesa europea. Parla Jiří Šedivý (Eda)

“Il livello generale delle ambizioni dell’Unione europea riguardo la Difesa deve restare alto”, e con esso quello relativo alle risorse, comuni e nazionali. Parola di Jiří Šedivý, da poco direttore esecutivo dell’Agenzia europea per la Difesa (Eda), l’organo dell’Ue che sostiene i progetti cooperativi nell’ambito della Difesa. Diplomatico e politico, già rappresentante permanente della Repubblica ceca alla Nato, ha assunto l’incarico a Bruxelles a inizio maggio, prendendo il posto dello spagnolo Jorge Domecq.

Direttore, quale è il ruolo dell’Eda nelle nuove iniziative dell’Unione europea nel campo della Difesa?

L’Eda gioca un importante ruolo di supporto e attuazione in tutte le nuove iniziative della Difesa dell’Unione europea che, come noto, rispondono al nuovo livello di ambizione dell’Unione, ovvero quello di diventare un “security provider”, come stabilito nella Strategia Global del 2016.

Partiamo dalla Revisione coordinata annuale sulla difesa, anche nota come Card.

La Card identifica le aree per la cooperazione; il suo obiettivo è quello di monitorare la pianificazione e lo sviluppo della Difesa negli ambiti nazionali, e dunque di aiutare gli Stati membri a identificare le opportunità per la cooperazione in aree critiche. Insieme al Military Staff dell’Un (Eums), l’Eda costituisce il segretariato della Card. In questo ruolo, l’agenzia mette insieme le informazioni sulle spese e lo sviluppo capacitivo di tutti gli Stati membri prima di avviare dialoghi bilaterali con i diversi Paesi. Con l’Eums abbiamo preparato una prima valutazione dello stato dell’arte e dei trend futuri in merito allo sviluppo capacitivo e la presenteremo ai ministri della Difesa con il primo report Card in occasione del prossimo comitato direttivo dell’Eda che si terrà a novembre.

E sulla Pesco, la cooperazione strutturata permanente già prevista dai trattati?

La Pesco rappresenta un framework, un processo volto a rafforzare la cooperazione in materia di difesa tra quegli Stati membri che hanno la volontà e la capacità di approfondire questo tipo di collaborazione e per chi è pronto ad accettare un insieme di impegni legalmente vincolanti, in favore di una cooperazione strutturata e permanente. La Pesco è un’iniziativa guidata dagli Stati membri ma l’Eda, in quanto parte del “segretariato Pesco” (insieme al Servizio di azione esterna e dell’Eums) gioca a vari livelli un importante ruolo nell’attuazione.

Ci spieghi meglio.

Prima di tutto, serve come piattaforma per gli Stati membri della Pesco che così possono identificare, valutare e consolidare i possibili progetti. È stato in questo contesto, sulla base della richiesta degli Stati membri, che l’agenzia ha supportato fin qui la valutazione dei 47 progetti Pesco. L’input dell’Eda durante le fasi iniziali della valutazione del progetto aiuta ad assicurare che non esistano inutili duplicazioni con iniziative già esistenti, anche in altri contesti istituzionali. In quanto hub europeo per un sviluppo capacitivo collaborativo, abbiamo anche l’expertise e l’esperienza per supportare gli Stati membri nell’attuazione dei progetti Pesco. Il numero dei progetti Pesco che sono stati o che sono attualmente supportati dall’agenzia (numero in aumento) sono per ora sei. Due di questi (nell’ambito della sorveglianza Cbrn e delle capacità sottomarine) sono progetti dell’Eda. Considerando interessi informali che sono emersi, abbiamo ragioni per aspettarci che questi numeri cresceranno in futuro.

L’attesa maggiore è comunque per il Fondo europeo di Difesa. Qui che ruolo ha l’Eda?

L’Edf è stato concepito come un incentivo finanziario, proposto dalla Commissione europea e finanziato attraverso il budget europeo al fine di supportare la cooperazione transnazionale tra i Paesi europei e le industrie, centri di ricerca, amministrazioni nazionali, organizzazioni internazionali e università. I negoziati sul budget tra Stati membri, Parlamento europeo e Commissione sono attualmente in corso. L’Eda è stata coinvolta nell’ideazione dell’Edf. Nel frattempo, mentre si predispone la piena attuazione del Fondo (che diventerà operativo nel 2021), sono già attivi due progetti-pilota con budget e durata limitare: l’Azione preparatorio per la ricerca nella difesa (Padr), attivata dall’Eda per conto della Commissione, e il Programma di sviluppo industriale (Edidp).

Per l’Edf, il budget sembra a rischio nell’ambito dei negoziati sul prossimo bilancio dell’Ue. Lei ha detto più volte che il livello d’ambizione dovrebbe rimanere alto. Perché?

Se l’Unione europea è seria riguardo l’obiettivo di diventare un vero e proprio “security provider”, dobbiamo anche impiegare le risorse necessarie a tale scopo. Sebbene abbiamo il dovere di restare realisti alla luce del serio impatto economico della pandemia Covid-19, il livello generale delle ambizioni dell’Ue riguardo la difesa deve restare alto. La nostra risposta dovrebbe essere chiara: piuttosto che tagliare sconsideratamente le spese destinate dalle difesa nazionali, coordiniamoci, raccogliamo e condividiamo le nostre risorse e investiamo di più nello sviluppo capacitivo collaborativo, perché un approccio comune è più conveniente rispetto a singoli sforzi nazionali.

E per la ricerca nel campo della Difesa?

Vale lo stesso, considerando che i ministri dei singoli Paesi potrebbero sperimentare problemi nel cercare di ricevere gli stessi fondi ottenuti in passato per finanziare i programmi nazionali. La migliore risposta ai tagli dei fondi nazionali per la ricerca dovrebbe essere quella di unire le forze e le risorse e iniziare una collaborazione più proficua a livello Ue. Di conseguenza, dobbiamo mantenere le nostre ambizioni riguardo la difesa europea, continuare il percorso e perseguire l’attuazione dei nuovi strumenti di difesa dell’Unione (Card, Pesco ed Edf), che sono tutti in atto, adatti allo scopo e pronti all’uso. La crisi Covid-19 potrebbe offrirci un’opportunità unica e inaspettata per rinvigorire la cooperazione sulla difesa in Europa.

Cosa ne pensa dello Strategic Compass approvato recentemente dai ministri della Difesa? Potrebbe essere utile per integrare le strategie e gli obiettivi tra i gli Stati dell’Unione?

L’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune, nonché vertice dell’Eda, Josep Borrell ha lanciato da poco lo sviluppo dello Eu’s Strategic Compass. L’obiettivo è quello di tradurre il già citato livello di ambizione sulla sicurezza e la difesa approvato nel 2016 in politiche più concrete. Come detto, il processo è stato appena lanciato e io sono sicuro che questo possa servire per rafforzare ulteriormente la Difesa europea.


×

Iscriviti alla newsletter