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In America il virus non si ferma. E 17 Stati fanno causa a Trump

I bollettini sull’epidemia di coronavirus negli Usa assomigliano giorno dopo giorno a bollettini d’una guerra aperta su più fronti, con Donald Trump alla ricerca di capri espiatori più che di rimedi: dopo la Cina e l’Oms, adesso il ‘nemico’ sono gli scienziati, come il virologo Anthony Fauci, che fa la Cassandra, e i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, che invitano alla prudenza.

Ci sono circa 60 mila nuovi contagi ogni 24 ore – ieri, oltre 59 mila -, centinaia di vittime – ieri, oltre 400 –. Alla mezzanotte sulla East Coast, i totali dell’epidemia, secondo la Johns Hopkins University, erano, rispettivamente, oltre 3.363.000 e oltre 135.600. Con oltre 15 mila casi in 24 ore, la Florida ha battuto ogni record di un singolo Stato: il precedente – oltre 12 mila – datava di aprile, quando, però, si facevano meno test, ed apparteneva allo Stato di New York.

L’epidemia fa sentire i suoi effetti anche sul bilancio federale che a giugno ha battuto tutti i record di squilibrio tra spese e ricavi, con un deficit mensile di 864 miliardi di dollari, effetto combinato dell’aumento delle spese e della riduzione del gettito erariale. Il deficit totale nei primi nove mesi dell’anno fiscale, che negli Stati Uniti inizia il primo ottobre, è stato di 2,7 miliardi di dollari – dati del Dipartimento del Tesoro -: per farvi fronte, gli Usa hanno dovuto ulteriormente indebitarsi.

Un’organizzazione di consumatori ‘nonpartisan’ calcola che 5,4 milioni di americani abbiano perso in tre mesi con il lavoro la loro assicurazione sanitaria, più di quanti non l’avessero mai persa in un anno da quando ne esistono le statistiche – furono 3,9 milioni a cavallo tra il 2008 e il 2009, quando la crisi finanziaria innescò la recessione -.

Florida a parte, fra gli Stati più colpiti dalla recrudescenza dell’epidemia si sono Louisiana, Texas, Arizona e California. E se a New York, una volta epicentro dei contagi, ci sono per la prima volta ‘zero morti’, caotico è il quadro in aree metropolitane come Atlanta, Dallas, Phoenix, Los Angeles. Nella base di Okinawa, in Giappone, ora in lockdown, oltre 100 marine sono risultati positivi dopo il 4 Luglio, l’Independence Day.

Alcuni Stati, ad esempio California e Oregon, sul Pacifico, ripristinano divieti di assembramento e chiusure di bar, ristoranti, cinema, teatri, sale giochi e zoo, mentre sempre più scuole comunicano che riapriranno a settembre con la didattica a distanza, nonostante le pressioni del presidente perché le scuole riaprano con gli studenti in classe.

E 17 Stati, oltre al Distretto di Colombia, hanno seguito Harvard e il MIT e una sessantina d’Atenei e hanno fatto causa contro le norma introdotta la scorsa settimana dall’Amministrazione Trump che revoca i visti agli studenti stranieri se le loro Università tengono tutti i loro corsi online. Secondo Maura Haley, procuratore generale del Massachusetts, che coordina la coalizione degli Stati, “l’Amministrazione non ha neanche cercato di spiegare la base di questa norma insensata che impone agli Atenei di scegliere tra mantenere le iscrizioni degli studenti stranieri e proteggere salute e sicurezza dei campus”.

Oltre a Massachusetts e DC partecipano all’azione Colorado, Connecticut, Delaware, Illinois, Maryland, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont, Virginia e Wisconsin. La California, le cui Università avevano già annunciato tempo fa che tutte le lezioni in autunno saranno solo online, aveva portato l’Amministrazione in tribunale la scorsa settimana.

Ma mentre la situazione dei contagi peggiora, con impennate in almeno 35 Stati, Trump se la prende con il suo virologo più accreditato e con i suoi scienziati più prestigiosi, finiti nel mirino dell’inner circle del magnate presidente con una vera e propria campagna di screditamento e denigrazione. A giudizio di molti osservatori, Trump è alla ricerca di un nuovo capro espiatorio e non ha mai nascosto la diffidenza verso Fauci, autore di recente di nuovi allarmi per la riapertura troppo affrettata dell’economia e della vita sociale.

Il virologo ha anche lamentato di essere sempre più isolato e di non potere da settimane avvicinare il presidente. Non gli giovano i sondaggi: sul fronte della lotta all’epidemia, il 67% degli americani ha fiducia in lui, solo il 26% si fida di Trump. E questo manda il magnate fuori dai gangheri.

Su un tono meno drammatico, ma potenzialmente lesivo delle ambizioni di rielezione di Trump, esce oggi il libro di Mary Trump, la nipote del presidente, che ha ieri ottenuto da un giudice l’autorizzazione a farne pubblicità in tv e online – il divieto era l’ultimo residuo di tentativi frustrati della famiglia del magnate di bloccarne la pubblicazione -. ‘Too Much and Never Enough’, ‘Troppo e mai abbastanza: come la mia famiglia ha creato l’uomo più pericoloso al mondo’ è già in vetta della classifica dei bestseller di Amazon.


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