Un Salvatore dell’Arte, un Salvatore della Cultura, Un Salvatore della Bellezza.
L’incontro con Salvatore Giannella lo ricordo come una delle più belle esperienze della mia vita. Giannella riesce a leggere dentro e oltre. Esamina l’animo umano con grande capacità di ascolto. Conserva tutto e sublima le piccole cose. In una ruga riesce a vedere il trascorso di un uomo e quella ruga è l’espressione di un luogo, del suo calore, del suo colore. Di un intero territorio. Salvatore è capace di farti sentire lo scoppiettio della legna in un camino, il rumore del mare e il grido del vento. Ma è anche capace di portarti in un paese lontano e raccontarti tradizioni e costumi. E magari riuscire a sentire l’odore del pane appena sfornato. Anche in una strada qualsiasi, riesce a trasmettere il momento mentre lo stesso accade. Leggere Salvatore è sempre una emozione sensoriale.
Dopo le sue varie esperienze lavorative di notevole prestigio (ha diretto settimanali come L’Europeo e mensili come Airone, curato le pagine di cultura e scienze di Oggi, scritto libri e curato sceneggiature per la Rai / La Storia siamo noi) vive una seconda giovinezza attraverso il suo sito GIANNELLA CHANNEL che è un cantiere di ricordi e di racconti. Di parole e di sostanza. Con un pensiero a chi, navigante, cerca una bussola utile e civile per l’Italia, per l’Europa e per il mondo. Un Agorà di consigli e di indicazioni. Lo spazio per chi ha costruito e costruisce il futuro. Immagini che diventano immediatamente di ciascuno. Con i grandi che hanno saputo esserlo perché qualcosa di speciale vi era nel loro animo. E’ la ricerca del bello, delle buone pratiche questo sguardo sul mondo per portarci premendo solo un tasto dove qualcuno ha lasciato qualcosa; una traccia, un pensiero, un sorriso.
Caro Salvatore, il tuo sito Giannella Channel è una delle tue tante creature.
Come sono cambiate oggi le parole e che valore ha oggi la parola?
Le parole stanno attraversando un periodo di crisi rispetto all’immagine fissa e in movimento. Mangiamo pasta e immagini e intanto la voce che esce dai televisori riempie i silenzi tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra amici. Così bisogna tornare dove la parola è ridata alle nostre bocche e le immagini germogliano nella nostra fantasia.
Questo vale soprattutto per i nostri politici. Nel mio giro nell’Europa efficiente (il diario è nel libro “Voglia di cambiare”, Chiarelettere) ho visto politici che parlano chiaro, senza parole «notabili per la mancanza di contenuti» (linguaggio deprecato già da uno dei padri della nostra Repubblica, Luigi Einaudi), né messaggi in codice destinati a collegare politico a politico passando sulla testa dei cittadini.
A loro, tecnici della perversa strategia degli annunci, ricorderei quelle quattro parole con cui Alcide De Gasperi, altro padre della nostra Repubblica da riscoprire per la sua attualità, sintetizzava il suo pensiero sulla politica: «Politica vuol dire realizzare». E non seminare parole spesso contraddistinte dalla doppiezza. Io sono dalla parte di Zavattini che diceva: “Con buongiorno intendo buongiorno e basta”. E liberale vuol dire veramente liberale e basta. Auspico un Galateo della Comunicazione.
Il tuo sito è una finestra sul mondo e permette di prendere parte a ciò che ci accade attorno con uno sguardo particolare all’Europa.
Un amico brasiliano mi ha rivelato che Giannella in portoghese significa“finestra” e quindi mi viene facile dire che il mio Giannella Channel vuole essere una finestra sul mondo, con un’ottica particolare: quella di familiarizzare con la meglio Europa, continente che purtroppo ha fallito nella sua strategia della comunicazione in quanto oggi è prevalente l’attenzione più sugli aspetti finanziari e sulle sorti dell’euro e meno sui tanti aspetti positivi della nostra convivenza pacifica nell’Unione europea. L’unione europea, il lavoro, i giovani e tutto ciò che di nuovo e utile si muove in questo scenario (basti pensare alla sfida dei fondi comunitari, da noi sempre perduti in gran parte, o ai posti di lavoro presenti nella banca dati della Ue) vuole essere il mosaico principale della mia attenzione.
Tu hai da sempre la capacità di raccontare con attenzione il dettaglio di persone e fatti. In una società complessa senza più dialogo che cosa resta delle piccole cose?
Le piccole cose, se ben approfondite, possono dare forti emozioni. Ti faccio un solo esempio: un giorno sono capitato nella Rocca di Sassocorvaro, nel Montefeltro marchigiano. In una sala di quel capolavoro dell’architettura militare attribuito a Francesco di Giorgio Martini c’era un piccolo rettangolino di legno, grande quanto un pacchetto di sigarette, caduto a terra e avvolto in una ragnatela da un febbrile ragnetto. Raccogliendo quel pezzetto di legno, ho visto che c’era scritto a macchina, in lettere maiuscole: “In queste stanze durante la seconda guerra mondiale ebbero ospitalità e salvezza i principali capolavori dell’arte italiana”. Da quel piccolo segnale ho tratto un libro (L’Arca dell’arte) e un pluripremiato film per la Rai, nel programma la Storia siamo noi, titolo “La lista di Pasquale Rotondi”. La morale è facile da ricavare: occhio alle piccole cose, possono dare grandi soddisfazioni.
Che cosa è per te Giannella Channel e che cosa ti dà ogni giorno?
E’ scrutare l’orizzonte e condividere le storie scoperte con i miei (pochi) lettori e amici. L’orizzonte è costituito dai giornali che sfoglio ogni giorno e dalla navigazione nel web. Ma anche (forte del monito che mi indicò il mio maestro culturale Tonino Guerra: “Spesso l’orizzonte è alle nostre spalle”) dal mio viaggio in Retropolis, come scherzosamente lo chiama mio figlio Giacomo, artista digitale dalla fervida fantasia. Retropolis è il mio archivio costruito in decine d’anni di lavoro giornalistico in ogni parte del mondo e, adesso che da poco ho raggiunto la pensione, mi è possibile metter mano a quelle carte come se fosse il campo nel Tavoliere pugliese che coltivava mio padre Giacomo. Qui ci sono le mandorle. Laggiù, le olive. Le foglie devono essere tagliate in modo che i frutti possano crescere. A un certo momento devi sfoltire. Lavoro all’archivio come fossi il giardiniere evocato da Joan Mirò. E vedo affiorare da questo orto della memoria parole e storie che ancora oggi conservano la loro attualità e mi emozionano. Mi sorregge una frase di Baricco:
“Non avrai completamente chiuso con il mestiere di giornalista finché avrai una storia da raccontare e due orecchie pronte ad ascoltarti”.