Le fratture sociali e politiche del Venezuela sono tornate in evidenza alla 75° Assemblea generale delle Nazioni Unite. A rappresentare il Paese sudamericano sono stati in due: il leader del regime socialista, Nicolás Maduro, e il presidente ad interim e presidente del Parlamento, Juan Guaidó. “Sappiamo che la situazione del Venezuela non è convenzionale – ha detto Guaidó nel suo discorso -. Come non lo è la dittatura, che cerca di estinguere qualsiasi vestigio della democrazia”.
Prima di lui era intervenuto Maduro, con un messaggio nel quale sostiene che il Venezuela è vittima di “un attacco costante, multiforme da parte dell’impero statunitense, incluso con aggressioni militari dirette”.
Nel suo intervento Maduro ha dato la responsabilità della crisi economica del Paese al governo di Donald Trump, anche se nello specifico ha parlato dei soldi bloccati da Washington al regime a causa delle indagini per corruzione e riciclaggio che sono in corso. “Più di 30 miliardi di dollari – ha dichiarato Maduro – sono stati sottratti al Venezuela, congelati e sequestrati in conti negli Stati Uniti e in Europa”, al contempo che ha denunciato la persecuzione delle aziende che commercializzano beni o servizi con il mercato venezuelano.
Alla luce dell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, in cui ci sono le evidenze dei crimini contro i diritti umani da parte del regime, il presidente del Parlamento ha invitato i rappresentanti delle Nazioni Unite a “valutare di procedere con i loro governi alla denuncia di Nicolás Maduro davanti al Tribunale penale internazionale per crimini contro l’umanità contro la popolazione civile”.
“Oggi chiedo a tutti i rappresentanti degli Stati membri di assumersi la responsabilità di assistere il legittimo governo del Venezuela nella sua missione di proteggere il popolo venezuelano – ha aggiunto – e di considerare una strategia che contempli altri scenari dopo che il canale diplomatico è stato esaurito. È giunto il momento per azioni tempestive e decisive”.
Per fare fronte alla crisi del Venezuela, aggravata dalla pandemia coronavirus, Guaidó ha auspicato la creazione di un fondo per acquisti pubblici all’interno del sistema delle Nazioni Unite, con il quale si potrebbe garantire l’accesso ad alimenti e prodotti sanitari, senza dovere aggirare le sanzioni internazionali.
Infine, Guaidó ha invocato il Principio di responsabilità di proteggere R2P (Responsibility to protect), con cui gli Stati e la comunità internazionale hanno la responsabilità di proteggere le persone da quattro tipologie di crimini: genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità. È stato stabilito nel 2005, durante il World Summit delle Nazioni Uniti, anche se era già stato introdotto nella struttura di protezione dei diritti umani della Convenzione per la prevenzione e repressione del delitto di genocidio nel 1948 e nelle convenzioni di Ginevra del 1949.