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Corte suprema, ecco chi sceglie Trump. Il retroscena di Gramaglia

L’Amministrazione Trump etichetta come “giurisdizioni anarchiche” le città, a guida democratica, di New York, Seattle (Stato di Washington) e Portland (Oregon), sulla base di un ordine esecutivo del magnate presidente che prevede di bloccare i fondi federali alle amministrazioni locali che hanno tollerato reiterate violenze nelle proteste seguite all’uccisione di George Floyd e di altri neri per mano della polizia.

La ‘guerra alle città’ scatenata dal segretario alla Giustizia William Barr, un esecutore degli ordini di Donald Trump, risparmia centri del Wisconsin e del Minnesota, Stati in bilico, dove c’è il rischio di perdere consensi decisivi. La mossa è destinata a creare nuove tensioni e a innescare contestazioni giudiziarie. Il sindaco di New York Bill DeBlasio l’ha già definita “incostituzionale”.

Nel giorno in cui i decessi per coronavirus negli Stati Uniti supereranno quota 200 mila, Trump fa mosse sulla Corte Suprema e sulle città “anarchiche”, distraendo l’attenzione dall’epidemia. Secondo i dati della Johns Hopkins University, alla mezzanotte sulla East Coast, i contagi nell’Unione erano quasi 6.856.900 e i decessi 199.865.

Ieri, il presidente candidato alla sua rielezione ha incontrato alla Casa Bianca Amy Coney Barrett, che molti vedono come la favorita a succedere alla Corte Suprema al giudice Ruth Bader Ginsburg, deceduta venerdì scorso e la cui salma sarà esposta al pubblico nella hall della Corte Suprema domani e giovedì. Trump ha già fatto sapere che intende annunciare la sua scelta nel fine settimana.

Il magnate avrebbe una ‘short list’ di quattro/cinque nomi. Quelli più citati sono la Coney Barrett, 48 anni, giudice del circuito della corte d’appello di Chicago, ex collaboratrice del defunto giudice conservatore della Corte Suprema Antonin Scalia, ben nota per le sue posizioni anti-abortiste; e Barbara Lagoa, 52 anni, cubano-americana, giudice del circuito della corte d’appello di Atlanta, primo giudice ispanico della Corte Suprema della Florida – la sua designazione potrebbe spostare un po’ di voti in uno Stato in bilico, dove i ‘latinos’ saranno decisivi -.

In un’intervista alla Fox News, il presidente mette in dubbio le ultime volontà del giudice Ginsburg: prima di morire, RBG ha scritto alla nipote che il suo “più fervente desiderio è di non essere rimpiazzata prima che si insedi un nuovo presidente”. “Non so se lo ha detto o se lo hanno scritto Adam Schiff o Nancy Pelosi“, ha detto Trump, citando il presidente della Commissione Intelligence e la speaker della Camera (e poi anche il leader dei democratici al Senato Chuck Schumer). “Sarei più incline per la seconda ipotesi … questa cosa è venuta fuori dal vento, sembra così meravigliosa … Forse lo ha detto, forse non l’ha detto”.

Commentando l’ipotesi di una nuova procedura di impeachment, se forzasse i tempi della nomina del successore della Ginsburg prima del 3 novembre, Trump afferma che stravincerà le elezioni se dovesse succedere: “Ho sentito che mi metteranno sotto impeachment per avere fatto quello che devo fare in base alla Costituzione… Se faranno una cosa del genere, i miei numeri andranno su e noi vinceremo tutte le elezioni …, riconquisteremo la Camera, che penso vinceremo in ogni caso”.

Gli osservatori notano la discrezione su questo tema del candidato democratico Joe Biden, specie se paragonata allo strepito dei democratici nel Congresso.

Un insider sul Russiagate: “Potevamo fare di più”

Intanto, un magistrato del team che indagò sul Russiagate afferma, in un libro, che il procuratore Robert Mueller “avrebbe potuto fare di più” per mettere sotto inchiesta il presidente Trump: ad esempio, citarlo per interrogarlo ed esaminare i suoi movimenti finanziari.

Secondo Andrew Weissmann, un ex collaboratore di Mueller, autore di “Where Law Ends: Inside the Mueller Investigation”, in uscita la prossima settimana, il procuratore temeva che il presidente licenziasse gli investigatori.

Il libro è il primo resoconto da dentro l’inchiesta sulle interferenze russe in Usa 2016 e sui contatti tra la campagna del magnate ed emissari di Mosca. “Abbiamo usato tutti gli strumenti disponibili per scoprire la verità, senza temere l’attacco dei poteri unici del presidente di minare i nostri sforzi? Io conosco la difficile risposta a questa semplice domanda: avremmo potuto fare di più”, scrive Weissmann, che è un democratico registrato.

Le indagini su Trump a New York

A New York, va avanti il lavoro della magistratura su Trump e le sue attività economiche e finanziarie, con l’ipotesi di frode. Il procuratore Cyrus R. Vance Jr, un democratico, indica, nella battaglia legale infinita per avere le dichiarazioni dei redditi del magnate, una serie di notizie e di testimonianze pubbliche che lo accusano di irregolarità. Elementi, scrive Vance, citato dal New York Times, che, “presi insieme, giustificano lo scopo del mandato emesso dal gran giuri'” per acquisire le cartelle del presidente. All’inizio di agosto la procura di New York aveva già lasciato intendere che sta indagando per una possibile frode bancaria e assicurativa.

I conti delle campagne, Biden più ricco

Joe Biden e il partito democratico avviano la fase finale della campagna presidenziale con 466 milioni di dollari in cassa; Trump e i repubblicani ne hanno 325, 141 in meno. La situazione s’è ribaltata rispetto alla scorsa primavera, quando il democratico era in svantaggio di 187 milioni di dollari sul magnate, che aveva cominciato a raccogliere i fondi per la rielezione subito dopo l’insediamento.

A fare la differenza sono state le spese esorbitanti della campagna Trump e quelle più contenute della campagna Biden, oltre alla raccolta fondi democratica record in estate, soprattutto dopo la designazione di Kamala Harris come sua vice.

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