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L’Ue apre le frontiere alla Cina ma le chiude agli Usa. Ecco quanto perde l’Italia

Tutto come anticipato (anche da Formiche.net): da domani l’Unione europea aprirà le sue frontiere a turisti e visitatori provenienti da 15 Paesi. Nel difficile sforzo di bilanciare le preoccupazioni di natura sanitaria con la politica, la diplomazia e il “disperato bisogno di turismo” (come sottolinea il New York Times), i 27 hanno deciso di escludere dalla lista Stati Uniti, Brasile e Russia. Presenti, invece, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Giappone, Georgia, Uruguay, Marocco, Tunisia, Algeria, Serbia, Montenegro, Rwanda e Thailand. Frontiere aperte ai cinesi, infine, soltanto se il governo di Pechino garantirà la reciprocità. 

L’elenco dei Paesi sicuri, stilato sulla base sulla base delle curve di contagi e vittime, verrà aggiornato ogni due settimane alla luce degli sviluppi della pandemia. La discriminante sarà il Paese di residenza dei viaggiatori e non la loro nazionalità, spiegano da Bruxelles. 

L’Unione europea non può costringere gli Stati membri ad adottare le nuove misure, ma sono giorni ormai che i funzionari europei avvertono che il mancato rispetto da parte di uno qualsiasi dei 27 (28 se consideriamo, come fa Bruxelles, il Regno Unito membro del club fino a fine anno) potrebbe portare alla reintroduzione dei confini all’interno del blocco. La lista, infatti, servirà da raccomandazione per i membri del blocco, il che significa che quasi certamente non consentiranno l’accesso ai viaggiatori provenienti da altri Paesi, ma potrebbero potenzialmente imporre restrizioni a coloro che arrivano dalle 15 nazioni dell’elenco.

LE TENSIONI CON GLI USA

La scelta dell’Unione europea sicuramente non verrà ben accolto dagli Stati Uniti di Donald Trump. Che la scorsa settimana avevano messo le mani avanti chiudendo le frontiere per circa 525.000 persone in cerca di occupazione. Bloccati anche gli stage, gli scambi di studenti, i ragazzi e le ragazze alla pari. Quella specie di Erasmus americano che nel 2019 ha offerto un’opportunità di studio, di ricerca e anche di lavoro a circa 300 mila giovani provenienti da 200 Paesi. Tra questi anche diverse migliaia di italiani, come raccontava il Corriere della Sera.

Lo stesso quotidiano sottolineava come l’Italia rischi “di perdere su tutti e due i fronti”. 

Il blocco europeo cancellerebbe il turismo americano: circa cinque milioni di presenze ogni anno. E la manovra del governo americano avrebbe un impatto pesante per il nostro Paese, come spiega l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio: “In particolare ci preoccupa il divieto per le aziende di trasferire personale negli Stati Uniti. Ho sollevato questo tema al ministero del Tesoro e mi sono fatto portavoce delle tantissime società italiane che vogliono crescere e sviluppare la propria attività negli Usa. E poi, naturalmente, stiamo esaminando le conseguenze sugli scambi culturali, sulle opportunità per i nostri studenti e così via”. In realtà l’obiettivo di Trump è tutto di politica interna. Il presidente sta cercando ogni occasione per recuperare terreno nei sondaggi. L’impatto del virus sull’occupazione è uno spunto per riproporre la linea intransigente sull’immigrazione, uno dei temi vincenti nel 2016.

LE PERDITE PER IL NOSTRO PAESE

“Una perdita di 1,8 miliardi di euro per il turismo Made in Italy con le frontiere chiuse durante l’estate agli americani che sono i viaggiatori stranieri più presenti in Italia, al di fuori dai confini comunitari”, spiegava pochi giorni fa Coldiretti. I viaggiatori provenienti dagli Stati Uniti sono i turisti extracomunitari più affezionati all’Italia con ben 12,4 milioni di pernottamenti durante l’estate secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Bankitalia relativi al terzo trimestre del 2019. Una perdita importante che, sottolineava l’associazione, “si somma a quelle dei viaggiatori provenienti dalla Russia che sono stati in costante crescita negli ultimi anni mentre deboli segnali arrivano ancora sulle presenze da Germania e Nord Europa nonostante la riapertura delle frontiere da quasi 15 giorni”.

I turisti statunitensi “hanno un budget elevato e come mete privilegiate in Italia le città d’arte che risentiranno più pesantemente della loro mancanza ma prestano anche particolare attenzione alla qualità dell’alimentazione per la quale destinano una quota elevata della spesa durante la vacanza”.

Non mancano poi le “preoccupazioni sugli effetti che la decisione dell’Unione europea potrebbe avere sulla guerra commerciale in atto con gli Stati Uniti con il Presidente Donald Trump che”, ricorda la Coldiretti, “ha appena pubblicato la lista definitiva dei prodotti e dei Paesi europei sotto esame per nuovi dazi che per l’Italia interessa i 2/3 del valore dell’export agroalimentare e si estende tra l’altro vino, olio e pasta Made in Italy oltre ai formaggi e salumi che sono stati già colpiti”.



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