Non ce ne siamo ancora accorti, ma si stanno preparando i prolegomeni per le elezioni di settembre. Anzi: già siamo in campagna elettorale e non lo sappiamo. E forse neanche lo sapremo fino al giorno del voto. Se non fosse stato per l’annuncio del governo di un decreto in arrivo per imporre alle regioni renitenti – Puglia e Liguria – l’obbligo del doppio voto di genere (che, comunque, va recepito con legge elettorale regionale…), a nessuno sarebbe passato per la mente che più di un terzo degli italiani sarà impegnato il 20 e 21 settembre a rinnovare la sua rappresentanza in sette regioni. Senza contare i 1149 comuni e, per fare buon peso, pure il referendum confermativo.
Ma restiamo sulle Regioni: l’aria che tira in questo mare di disincanto non è che sia particolarmente incoraggiante per l’affluenza. La preoccupazione per la pandemia ha lasciato il posto al giubilo da bagnante della domenica, che assume anche il significato apotropaico della libertà riconquistata. Settembre è ancora un mese vacanziero, peraltro più a buon mercato. E poi sto covid è un virus come l’influenza? E si sa che il virus influenzale al mare e al sole non ce la fa. Lo dice pure lo scienziato Montagnier che avrà pure l’età sua, ma, gli hanno dato anche il Nobel. Quelli nostri sono un po’ più giovani ma ne hanno sparate parecchie. E senza manco il Nobel. Insomma: chi è che diceva “dopo il coronavirus nulla sarà più come prima!”? Appunto. Dunque: quanti andranno a votare e in base a quale macerato convincimento attinto da confronti programmatici e ponderate riflessioni sull’avvenire del popolo? Non mi paiono alle viste masse di elettori sgomitanti a fare file davanti ai seggi.
Che vorrà dire questo? Che tutti i pronostici oggi sono aleatori molto più del solito margine di errore che un sondaggio fatto a tre mesi di distanza può comportare. Noto, sondaggista solitamente prudente e attrezzato, ha provato, sfidando, dunque, le leggi di gravità della statistica, a misurare la temperatura politica in alcune regioni al voto, Puglia, Campania, Liguria e Marche, scoprendo che il voto premia la destra dappertutto tranne che nella Campania di De Luca. Naturalmente il sondaggio è corretto, la campionatura è solitamente fatta con serietà, dunque il risultato presentato è plausibile, nel limite della fotografia scattata il 25 giugno, data dell’indagine.
Ma resta l’incognita immensa dell’affluenza. Sul piano politico è un quadro che racconta un paradosso: mentre gli alleati dell’opposizione sono coesi, i principali partner di governo – Pd e M5S – sono sistematicamente separati e concorrenti. In sovrappiù il terzo alleato, Renzi, presenta un suo candidato contro Emiliano in Puglia. E questo mentre il rumore di fondo che accompagna in questi giorni la navigazione di Conte è quello di una guerriglia urbana sul Mes, tra “alleati” di governo. Vorrà dire qualcosa? Forse per gli attori attuali della politica saranno tutte questioni riparabili, ma così non è. La politica, per quanto possa apparire strano, ha una sua intelligenza e una sua vita autonoma. Ad umiliarla troppo poi reagisce.