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Usa2020. Numeri e previsioni Stato per Stato (con uno sguardo al 2016)

Di Lucio Martino

Ormai è certo che sarà l’ex vicepresidente Joe Biden a reclamare la Casa Bianca per i Democratici alle elezioni presidenziali in calendario per il 3 novembre. Come sempre in passato, anche in questa occasione, il presidente degli Stati Uniti non sarà deciso direttamente dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto, ma dal collegio elettorale, l’organo di 538 grandi elettori scelti attraverso un partito oppure per l’altro in rappresentanza del proprio Stato e del proprio distretto. Per vincere la presidenza, un candidato deve aggiudicarsene la maggioranza, vale a dire almeno 270, cosa sempre possibile senza vincere la maggioranza assoluta del voto popolare.

Oggi più che mai, è possibile dividere gli Stati dell’Unione in tre gruppi. Il primo è quello degli Stati in cui è estremamente probabile la vittoria del Partito Democratico, come California, Hawaii, Massachusetts, New York e Washington State. Il secondo è quello degli Stati in cui è altrettanto probabile la vittoria del Partito Repubblicano, vale a dire Alabama, Alaska, North Dakota, Oklahoma, South Carolina e Wyoming. Il terzo è quello degli Stati che nelle ultime tornate elettorali hanno liberamente oscillato tra il Partito Democratico e il Partito Repubblicano.

Sommando insieme i grandi elettori corrispondenti agli Stati del primo gruppo, il candidato del Partito Democratico è già oggi relativamente sicuro di poter contare sul voto di 183 grandi elettori. Allo stesso modo, il candidato del Partito Repubblicano può contare sul voto di 205 grandi elettori. Per quanto poi riguarda il terzo gruppo, posto che la media dei più recenti sondaggi attribuisce ai democratici un vantaggio superiore ai relativi margini di errore in Arizona, Colorado, Maine, Michigan, Minnesota, Nevada, New Mexico e Pennsylvania, l’ex vicepresidente Biden dovrebbe agevolmente riconquistare la Casa Bianca con almeno 330 grandi elettori. Da parte sua, per essere riconfermato nell’incarico, il presidente Trump dovrebbe vincere non solo in Florida, New Hampshire, North Carolina e Wisconsin, tutti Stati di cui neanche i più recenti sondaggi sembrano in grado di prevedere l’orientamento, ma dovrebbe anche vincere in una Pennsylvania che attualmente sembra sbilanciata a favore del suo diretto concorrente, cosa questa che gli varrebbe una maggioranza di 283 grandi elettori.

Ovviamente, nei prossimi quattro mesi può ancora succedere di tutto, e gli eventi di questa prima metà dell’anno sembrano dimostrarlo al di là di ogni dubbio. Comunque, per cercare di capire quale potrà mai essere l’esito delle prossime presidenziali, vale la pena di volgere lo sguardo al 2016.

Nei sondaggi d’opinione di questo stesso periodo, Florida, Georgia, Iowa, North Carolina, Ohio e Wisconsin mostrarono risultati molto promettenti per i Democratici ma poi, a novembre, tutti questi Stati andarono al presidente Trump. In alcuni casi, il presidente Trump riuscì a erodere il margine che nei sondaggi estivi lo separava dalla senatrice Clinton anche di quindici punti, come nel Maine. Alla prova dei fatti, i sondaggi riguardanti l’Iowa registrarono un errore di tredici punti percentuali, mentre in quelli relativi a Louisiana, Michigan, Ohio e Wisconsin l’errore fu dell’ordine dei dieci punti percentuali. In New Hampshire, Minnesota e Virginia fu di circa sette, in Colorado di quasi cinque.

Applicando Stato per Stato ai sondaggi più recenti lo stesso scostamento dal risultato elettorale registrato dai sondaggi effettuati in questo periodo quattro anni fa, l’ex vicepresidente Biden dovrebbe vincere in Arizona, Colorado, Florida, Minnesota, Nevada, New Mexico e Virginia e conquistare così un totale di 268 grandi elettori, uno di meno di quanto necessario.

Il presidente Trump dovrebbe vincere in Iowa, Michigan, New Hampshire, North Carolina, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin per un totale di 270 grandi elettori, uno di più di quanto necessario per assicurarsi un secondo mandato. Tuttavia, un risultato così di misura potrebbe non rivelarsi immune da grandi sorprese. L’ultima volta furono ben sette i grandi elettori che decisero di votare contro il candidato per il quale erano stati eletti. Per la precisione, la senatrice Clinton perse il voto di cinque dei suoi grandi elettori, il presidente Trump ne perse due. Ne consegue che, almeno per il momento, la corsa per la Casa Bianca è ancora aperta a qualsiasi risultato.

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