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Perché la polizia Usa (non) è razzista. Ecco cosa rivelano i dati

Di Alessandra Bocchi

Le proteste negli Stati Uniti d’America contro la brutalità della polizia nei confronti delle comunità afroamericane sono in aumento. Il video dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco ha sconvolto l’America e il mondo. Le immagini hanno provocato le reazioni emotive di buona parte dell’opinione pubblica che ha reagito puntando il dito contro la polizia americana percepita come “sistemicamente razzista”.

Studi statistici nazionali fanno emergere tuttavia una realtà complessa in cui le comunità afroamericane risultano commettere e soffrire maggiormente la criminalità rispetto ad altre etnie negli Stati Uniti.

In primo luogo va tenuto presente l’addestramento intensivo a cui viene sottoposta la polizia americana per poter affrontare cittadini potenzialmente armati. Il più grande problema sembra essere come conciliare l’addestramento rigoroso dei poliziotti americani per fermare i crimini da parte di cittadini potenzialmente armati con eventuali abusi di potere che possono degenerare fino a oltrepassare i limiti dettati da motivi precauzionali. Un dato di fatto che può avere esiti fatali per entrambe le parti. Nel 2019, infatti, in totale sono stati uccisi 147 poliziotti e 114 cittadini non armati.

Inoltre, secondo le statistiche rilasciate dal FBI, il braccio operativo del Dipartimento della Giustizia americana, nel 2019 i poliziotti americani hanno ucciso 1.004 persone che erano armate o potenzialmente pericolose. Se un numero simile di vittime c’è stato l’anno scorso, le uccisioni della polizia rappresentano solo lo 0.1 percento di tutti gli afroamericani uccisi nel 2019. Secondo uno studio del FBI nel 2018, quasi il 90% delle uccisioni dei neri in America è commesso da altri neri. Secondo le stesse statistiche, più bianchi americani muoiono da omicidi di afroamericani che afroamericani da omicidi di bianchi.

Tuttavia, la polizia ha ucciso 9 neri e 19 bianchi non armati in totale nel 2019, secondo un database del Washington Post. È vero che, proporzionalmente ai bianchi che fanno parte del 60 percento della popolazione totale rispetto al 12 percento della popolazione afro-americana, i neri rappresentano il più grande numero di uccisioni per etnia commesse dalla polizia.

Ma mancano dei dati. Il numero di afroamericani vittime della polizia è proporzionalmente minore degli omicidi totali commessi dagli afroamericani. Secondo lo studio più recente del 2018 del FBI su questo tema, il 53 percento di tutti gli omicidi registrati nel Paese sono commessi da afro-americani, nonostante rappresentino solo il 12 percento della popolazione totale. Le più grandi vittime di questi crimini sono altri afro-americani, perché vivono in comunità spesso molto omogenee e densamente popolate.

Non viene specificata, inoltre, l’etnia dei poliziotti che hanno ucciso gli afroamericani non armati. I neri in America sono proporzionalmente rappresentati nella forza poliziesca (13 percento) rispetto ai neri nella popolazione totale (12 percento). Uno studio del Dipartimento della Polizia di Philadelphia dimostra che ci sono più possibilità che uomini neri disarmati vengano uccisi da dei poliziotti neri o ispanici che da poliziotti bianchi. Inoltre, secondo un articolo pubblicato dal The Wall Street Journal, un poliziotto è 18½ volte più probabile che muoia per mano di un uomo nero che al contrario.

Un altro studio del 2016 dimostra che l’ineguaglianza tra bianchi e neri nelle uccisioni da parte della polizia non prende in considerazione il fatto che le comunità afroamericane interagiscono più frequentemente con la polizia per via del più alto tasso di criminalità e comunità più densamente popolate. Se si prende in considerazione la frequenza di interazioni più bassa nelle comunità di bianchi, in realtà non si trova una discriminazione razziale da parte della polizia nel rischio di essere uccisi. Lo studio concludeva che «i neri non sono più propensi rispetto ai bianchi di essere uccisi o danneggiati durante un arresto». Questi dati sono stati riconfermati da uno studio successivo del National Academy of Science nel 2019.

Mentre il movimento Black Lives Matter chiede che la polizia sia de-finanziata con lo slogan e l’hashtag “Defund the Police”, ridurre la forza poliziesca in queste zone rischierebbe di danneggiare i ceti afroamericani innocenti e rispettosi della legge che sono le maggiori vittime della criminalità all’interno della loro comunità.

Gli Stati Uniti hanno, inoltre, il più alto tasso di detenzioni nel mondo, con un sistema di pagamento che consente ai carcerati di crimini minori – tra quelli che possono permetterselo – di pagarsi il proprio rilascio. Questo fa sì che le fasce più povere, quindi spesso afroamericane, rimangano più a lungo in prigione rispetto ad altre.

La conclusione di tutti questi studi è che il problema dell’ineguaglianza razziale nella società americana ha a che fare con la povertà e la criminalità, non il razzismo diffuso e sistemico.

Il caso di George Floyd che ha perturbato l’opinione pubblica mondiale – così come altri casi simili – verranno sottoposti a un regolare processo e classificati come episodi di razzismo individuale. Di fatto la radice del problema che porta le comunità afroamericane a rimanere in uno stato di povertà e commettere più crimini rimane irrisolta. Dove chi paga sono maggiormente gli afro-americani stessi e gli altri cittadini innocenti che rispettano la legge.


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