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Ma perché chiamarlo Family act? Chiamiamolo almeno proposta per un piano per la famiglia

Lo abbiamo atteso, lo abbiamo indicato come fondamentale soprattutto dopo il bollettino disastroso dei 3 mesi di blocco per la pandemia della vita quotidiana delle famiglie italiane, della overdose di tempo congelato per i nostri bambini e di triplo lavoro per le donne e anche, a volte, per i padri. Quando “ andava bene”, figli da accudire e da seguire didatticamente, lavoro smart, preoccupazione per arrivare alla fine settimana per una spesa light. All’interno degli Stati Generali si è parlato anche di interventi sulla famiglia e di un improbabile disegno di legge delega, il cui passaggio più significativo è legato ad un assegno universale al nucleo familiare con minori senza distinzioni.

Ma comprensibili dubbi e addirittura contrarietà è stata dichiarata dalla triplice sindacale per l’idea di dare vita a bonus risarcitori per le spese familiari e per il rafforzamento – troppo nebuloso – dei congedi parentali, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro legandoli alla sola questione femminile che certo è presente ma non è la sola ad occuparsi della famiglia. Anzi nella velina del piano c’è addirittura una così detta scivolata culturale: quando si parla di “secondo” percettore di reddito, riferita chiaramente alle donne che rischia di suonare alquanto discriminatorio, così come manca il giusto approccio rispetto alle responsabilità genitoriali in un’ottica di condivisione tra madri e padri, evitando così di perpetuare l’idea di una conciliazione ancora a misura di donna che bisogna invece recuperare.

Sicuramente è necessario rafforzare le infrastrutture pubbliche e le private convenzionate nei territori che garantisce a tutti i minori il diritto a fruire di esperienze di crescita, riconosciute come prestazioni essenziali per il loro pieno sviluppo. I servizi educativi per l’infanzia, hanno il compito prioritario di fornire risposte nel campo dell’educazione e dell’istruzione nell’ambito del Sistema Integrato 0-6, di cui sono pienamente parte, e che devono essere implementati, come ha certificato anche l’ultimo Rapporto presentato dallo stesso Dipartimento per le politiche della famiglia, al fine di garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini il diritto all’educazione fin dai primi anni di vita.

Peraltro anche la rete europea dei servizi sociali (Esn) preoccupata per la fragilità dei sistemi per i minori a causa della pandemia, ha pubblicato un documento che indica dettagliatamente agli Stati europei le linee guida per un rafforzamento degli stessi servizi. Sicuramente la proposta di un assegno universale può raggiungere finalmente tutti i minori, senza alcuna discriminazione legata al nucleo familiare di appartenenza e riconoscendone il diritto soggettivo a un sostegno economico, mettendo ordine come provvedimento alla diversificazione e frammentarietà delle misure oggi esistenti, salvaguardando la necessità di un intervento aggiuntivo per i nuclei con meno risorse disponibili, nel rispetto del principio di progressività.

I dubbi maggiori sono per i congedi parentali e i permessi, perché non si interviene sulla copertura retributiva del congedo parentale, pur avendo già sperimentato nella fase emergenziale una copertura maggiorata al 50% rispetto al 30% strutturalmente previsto. La genericità delle previsioni, inoltre, non aiuta a capire se si tratta di congedi aggiuntivi rispetto all’esistente. Fondamentale invece il riconoscimento riservato al ruolo della contrattazione collettiva sottoscritta dalle rappresentanze maggiormente significative sul piano nazionale, a partire dal rilancio degli incentivi alle norme contrattuali per la conciliazione vita-lavoro. Non ci piace, ad esempio, la definizione di “secondo” percettore di reddito, riferita chiaramente alle donne che rischia di suonare alquanto discriminatorio, così come ci pare manchi il giusto approccio rispetto alle responsabilità genitoriali in un’ottica di condivisione tra madri e padri, evitando così di perpetuare l’idea di una conciliazione ancora a misura di donna che si auspica recuperare.

Ma l’indeterminatezza degli strumenti e dei tempi di realizzazione di una legge delega è il problema più grande poiché le famiglie italiane hanno bisogno adesso e subito di sostegno. E a questo proposito suggeriamo una linea di irrobustimento della proposta governativa: ispirarsi alla normativa Europea, con le misure previste, a cui adeguarsi entro il 2022 con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale UE della Direttiva 2019/1158, l’iter che porterà l’Unione europea a rafforzare la legislazione sociale degli Stati membri e, in particolare, le misure tese a migliorare in maniera uniforme la conciliazione dei tempi di vita privata e di lavoro. Queste misure saranno applicate nei confronti di tutti i rapporti di lavoro per promuovere appieno anche le pari opportunità.

Procedere con il potenziamento della contrattazione di prossimità come prevede l’accordo interconfederale del del 28 giugno 2011 e il successivo del marzo 2018,rafforzando il welfare aziendale sul versante dei congedi parentali anche usufruendo dei fondi bilaterali ( vedi accordo confederale del 20 febbraio 2014… su Bilateralità e sussidiarietà … ) Fiscalizzazione di vantaggio per le aziende che promuovono e attuano la responsabilità sociale dell’impresa sostenendo il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro e riorganizzazione aziendale.

Ispirarsi al provvedimento della Direttiva Ue- GU L 330 del 15.11.2014 – che istituisce l’albo delle imprese con 500 addetti e più che rispettano i criteri di rsi concreta. La direttiva prevede, per le grandi imprese, l’obbligo di pubblicare informazioni relative alle misure adottate in materia di responsabilità sociale, incluse le procedure di dovuta diligenza. I grandi enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti (società quotate, banche, imprese di assicurazione e altre imprese individuate come tali dagli Stati membri) sono tenuti ad inserire nelle loro relazioni di gestione informazioni pertinenti e utili sulle politiche attuate, sui principali rischi e sui risultati ottenuti in materia ambientale, sociale, dei diritti umani e di lotta alla corruzione.

Le informazioni, che vanno predisposte attraverso un processo interno di vigilanza responsabile da istituire in seno ad ogni impresa e congiuntamente ai rispettivi fornitori, subappaltatori e altri portatori di interessi, devono fornire agli azionisti e a tutte le parti in causa una visione d’insieme della posizione e dei risultati dell’impresa. Come misura di sostegno, la Commissione ha predisposto anche delle linee guida non vincolanti che faciliteranno l’applicazione effettiva della direttiva da parte delle imprese interessate.

Entro il dicembre 2020 dobbiamo presentare il piano per le politiche attive dei progetti del Fondo sociale europeo del bilancio 2021/27 : ora o mai più un tavolo operativo tra il Ministero del lavoro,delle politiche sociali, il ministero della Famiglia e il Dipartimento per le PO della Presidenza del Consiglio. Linee guida ora e subito per il sostegno ai caregivers perché c’è il Fondo istituito nel 2017 che non è regolato e che ha in bilancio 75 milioni congelati, un Piano per la famiglia dunque che accolga e preveda interventi per varie tipologie di famiglie che hanno chiaramente problemi diversi sia sul versante sociale che sanitario che educativo/ scolastico che chiede interventi robusti e concreti. E altro ancora.


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