In questi giorni non ho scritto mezza riga sulla questione delle statue imbrattate o buttate giù. Essenzialmente per due motivi: (1) avevo bisogno di riflettere e documentarmi un po’, (2) è un tema che al momento non può essere affrontato con la dovuta oggettività, perché ci sono di mezzo emozioni forti.
Si buttano giù le statue dei dittatori quando il loro dominio oppressivo e violento viene abbattuto, come segno di rivalsa sul regime e con lo scopo di dire “è finita”. Qualcuno dice che si possa fare anche con statute di personaggi pubblici, politici, artisti o scienziati, con la stessa logica. Che si possa, senza dubbio, che si debba è un altro conto.
Sono del parere che la storia debba essere spiegata ed interpretata, così come un personaggio storico, anche nei suoi risvolti “personali”. Era il modo che usavo quando studiavo storia al liceo e preparavo le interrogazioni: mi piaceva spiegare qualche cosa sui personaggi in questione.
Ricordo ancora un’interrogazione che feci sulla rivoluzione francese. Di fatto il docente mi fece fare la lezione perché sapeva che era uno dei periodi storici che preferivo. Quell’interrogazione durò più di un’ora. Volevo raccontare il percorso che aveva portato alla rivoluzione e cercare anche di “inquadrare” i personaggi che vi erano coinvolti, per esempio quello della Regina Maria Antonietta, che mi interessava molto.Per l’occasione oltre al libro di testo, lessi la biografia della regina scritta dalla storica francese Evelyne Lever.
L’assistente del docente (una ragazza che stava facendo il praticantato per insegnare), che intendeva la storia come una sorta di enunciazione di date e di eventi, mi chiese se avevo guardato Lady Oscar, il cartone animato. Un’osservazione stupida. Oltre che irrispettosa del lavoro di preparazione che avevo fatto. Avevo 15 anni credo. Presi comunque un bel 9 all’interrogazione e il docente si scusò per l’ignoranza dell’assistente (letteralmente mi disse così). Se l’assistente è diventata poi docente di Storia e ha mantenuto questo approccio, avrà certamente insegnato a non vivere la storia, né a capirla. Ed è un po’ il problema che vedo in tutta questa situazione, oggi.
Ogni personaggio vive in un periodo storico caratterizzato da valori che possono anche essere molto diversi da quelli in cui viviamo noi oggi.Penso che sia un errore guardare a quelle storie e quelle esperienze attraverso il nostro sistema di valori. Quindi la domanda: significa assolvere quei personaggi storici dalle loro “colpe”? O, peggio ancora, significa esserne complici? Per me la risposta è semplice: no!
Prendiamo alcuni casi recenti: Indro Montanelli in Italia, Winston Churchill in Gran Bretagna e Cristoforo Colombo negli Usa. Del primo, in effetti, c’è da chiedersi perché è stata fatta una statua, il contributo “culturale” apportato all’umanità era tale da giustificare l’edificazione di un monumento in sua memoria? Secondo me no, ma questo è un altro conto. Il secondo e il terzo sono certamente più noti e l’importanza del ruolo storico che hanno giocato è immenso.
Sono accusati di essere stati razzisti, violenti e/o criminali. Il giudizio è certamente vero alla luce dei nostri valori. Sicuramente lo era per Montanelli, temporalmente più prossimo a noi, meno per gli altri due.
Montanelli è stato un fascista e di quell’ideologia era figlio: razzisa, padronale e autoritario per definizione. A questo si è aggiunta la vicenda della sposa bambina: quindi pedofilo e stupratore. Sì, perché la sposa aveva 12 anni e che il rapporto sessuale fosse vissuto in modo consapevole è da escludere. Era una bambina. Il caso di Montanelli è dunque “a sé”. Non ha nulla a che fare con Colombo o con Churchill. Perchè? Se non altro perché nei 60 anni successivi in cui ha vissuto, di quell’esperienza non ha rinnegato nulla. Nemmeno alla luce dei valori della società in cui viveva. Era evidentemente convinto fosse stata una cosa “normale” e “lecita”. Ciò che ha spinto qualcuno a dedicargli una statua è stato il ruolo da lui giocato nel giornalismo italiano. Anche in questo caso, che sia stato un merito – considerando lo stato del giornalismo italiano – è tutto da dimostrare.
Colombo e Churchill sono una cosa assai diversa: hanno svolto un ruolo nella storia dell’umanità che non può essere negato, deve essere invece spiegato e contestualizzato. A qualcuno non piacerà forse questa cosa, ma “contestualizzare” non significa né “assolvere” né “giustificare”. Non sono sinonimi. Si può affermare senza problemi che alla luce dei nostri valori erano razzisti, che pensavano di essere espressione di “razze” superiori. Per Colombo l’esplorazione significava essenzialmente farsi un nome e trovare ricchezze. Per chi lo aveva finanziato, cioè i reali di Spagna, significava da un lato espansione territoriale e quindi affermazione di un potere politico e militare, ma anche, specie per la sensibilità della regina Isabella di cui nessuno ora parla, di diffondere il cristianesimo e imporlo con la forza se necessario. Per quel sistema di pensiero imporre la fede era un modo per portare la salvezza.
Se dovessimo abbattere le statue di personaggi storici vissuti secoli prima, sulla base del giudizio di valore del presente, dovremmo cancellare ogni cosa esistente: perché erano figli del loro tempo, quindi eurocentrici, razzisti, antisemiti, omofobi, misogini, spietati, violenti, assassini e sterminatori anche. Dal giudizio del presente, non si salva nessuno di quei grandi nomi probabilmente.
Abbattere le statute con l’intento di “punire” oggi, chi è vissuto secoli fa è un errore politico e pedagogico. Noi veniamo anche da quella storia millenaria e dobbiamo comprendere ciò che è stato, imparare e fare sempre meglio, per evitare che certe cose si ripetano. Ci sono molte alternative agli atti di vandalismo (che sono però una forma di protesta in alcuni casi, come aver lanciato la vernice rosa sulla statua di Montanelli) e all’abbattimento fisico.
Per me resta fondamentale il ruolo della storia nelle scuole, insegnata non come una materia fatta di date e fatti decontestualizzati, ma come una scienza sociale che deve entrare anche nei particolari, per aiutare a dare strumenti di comprensione dei fatti e dei personaggi. Poi, ci sono altre possibilità: sulle statute esistenti andrebbe inserita una targa che spiega luci ed ombre del personaggio in questione. Questo certo implicherebbe che anche chi protesta legga prima, e non è sempre facile… Spostare determinati oggetti/monumenti (se fisicamente possibile) in musei o fare installazioni ad hoc. Ma anche creare momenti di approfondimento nelle città, guide gratuite o iniziative culturali che vogliano dare una “spiegazione”.
Insomma, la questione è complessa e non ho certo una risposta. Dipende suppongo dalle sensibilità di ciascuna e ciascuno di noi. Mi interessa solo ribadire che la difesa di monumenti a personaggi storici (in questo caso ripeto, Montanelli non fa parte per me di questa casistica) non può e non deve essere interpretata come una gisutificazione o un’assoluzione alle cose che ha fatto, a prescindere dalla “grandezza” delle cose fatte o raggiunte.