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Maduro attacca la Chiesa e non solo. La denuncia degli Stati Uniti

Il più recente nemico di Nicolás Maduro sembra essere la fede. Nell’ultimo Report on International Religious Freedom presentato dal Dipartimento di Stato americano, il governo di Donald Trump ha accusato il regime venezuelano di attaccare smisuratamente le libertà religiose in Venezuela, interrompendo il culto della Chiesa ed smontando alcuni tempi. Inoltre, secondo il report, in Venezuela c’è un pericoloso aumento di antisemitismo.

Il documento che fa riferimento all’anno 2019 dedica un ampio spazio al caso del Paese sudamericano e alla denuncia della difficile situazione che vive la comunità religiosa in Venezuela, nonostante “la Costituzione venezuelana stabilisce la libertà di religione con la condizione che la pratica non danneggi la morale pubblica, la decenza e l’ordine pubblico”, come ha ricordato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo.

Basandosi sulle denunce presentate da rappresentanti della Conferenza Episcopale Cattolica del Venezuela e del Consiglio Evangelico del Venezuela, il report degli Usa sostiene che il governo di Maduro ha intimidito e attaccato con dure rappresaglie il clero e altri membri che hanno posto l’accento sulla crisi umanitaria che vive il Venezuela. Si sofferma anche su quanto accaduto il 12 ottobre del 2019, quando i servizi di intelligence di Maduro hanno arrestato per “disobbedienza” il pastore protestante José Alberto Vivas durante un servizio religioso per la libertà spirituale del Paese. Vivas è stato liberato a dicembre del 2019.

Sono finiti sotto lo sguardo di Washington anche le attività dei famosi “colectivos”, i gruppi di civili armati che rispondono al presidente Maduro e “attaccano chiese e congregazioni durante tutto l’anno”, secondo il report, che cita la denuncia dell’arcivescovo José Luis Azuaje sull’attacco “del 27 gennaio di un gruppo di ‘colectivos’ all’entrata della Chiesa Nostra Signora di Guadalupe a Maracaibo, regione Zulia, durante la messa […] I ‘colectivos’ hanno attaccato 15 fedeli, sparando le loro armi, distruggendo la proprietà e rubando articoli di valore. La polizia, che era vicino, non è intervenuta”.

Secondo l’Abc, Maduro, che è “fedele al movimento induista Sathya Sai Baba e molto vicino alla stregoneria, cerca dalla fine dell’anno scorso di posizionarsi come un leader evangelico per frenare la caduta della sua popolarità”.

I rapporti di Maduro con la Chiesa Cattolica venezuelana sono molto tesi, ancora di più da quando la Conferenza Episcopale del Venezuela ha definito il regime “come un governo illegittimo e fallito”, quando ha denunciato la violazione dei diritti umani e chiesto aiuti umanitari per il popolo del Venezuela. I vescovi venezuelani hanno chiesto nuove elezioni presidenziali nel Paese sudamericano, chiedendo a Maduro di mettersi da parte. Per il leader del chavismo, la Conferenza Episcopale del Venezuela è un partito politico e i vescovi sono il “diavolo in tonaca”.

Anche i membri della comunità ebraica sono stati vittima di persecuzioni, ostilità e campagne di discredito da parte del regime, che ha usato “l’antisionismo per mascherare l’antisemitismo – si legge nel report -. […] Durante il 2019, editoriali di media di comunicazione pro-Maduro hanno accusato Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale riconosciuto dagli Stati Uniti come il presidente ad interim legittimo, insieme a rappresentanti nominati da Guaidó, come agenti del sionismo”.

La Confederazione di Associazioni Ebraiche del Venezuela ha denunciato più volte la negazione o banalizzazione dell’Olocausto da parte dei media che rispondono al regime, nonché una continua critica verso le politiche di Israele.

Infine, sul report il governo americano rinnova il sostegno al presidente Guaidó e sottolinea che fino all’8 marzo del 2020 il regime di Maduro non ha risposto all’invito degli Stati Uniti per discutere sulla libertà religiosa e altri argomenti di interesse comune.


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