Nedokarantin – “Non ancora quarantena”. Ecco come i medici russi, con una definizione ironica ma dal sapore amaro, hanno definito le misure di autoisolamento prese nel Paese dalla fine di marzo.
Abbiamo già scritto a tal proposito di come si trattasse di qualcosa di molto diverso dalla quarantena italiana, l’approccio delle autorità russe alla pandemia è stato a dir poco ibrido e diverso di regione in regione. E molte di queste misure hanno visto un progressivo allentamento dal 12 maggio, quando Vladimir Putin ha annunciato la graduale entrata nella fase 2, sempre a seconda dello stato epidemiologico in ogni regione. In quella giornata sono stati rilevati 10899 nuovi casi, e a distanza di poco meno di un mese, il 7 giugno ne sono stati rilevati 8984: in questo senso riesce difficile capire la logica dell’ammorbidimento delle misure, di solito conseguenza di una significativa diminuzione dei contagi.
In realtà appare possibile cercare le ragioni della “non ancora quarantena” nella volontà malcelata di non affidarsi a maggiori misure di sostegno del reddito e dell’impresa (soprattutto la piccola), spesso confuse con forme di sussidio generalizzato da parte dei seguaci di una linea rigorista. Elvira Nabiullina, a capo di Tsentrobank, la Banca centrale russa, ha ribadito la propria contrarietà al ricorso agli helicopter money, eventualità esclusa anche da Anton Siluanov, ministro delle Finanze.
LA CRISI ECONOMICA
Secondo la Nabiullina, per far fronte alla crisi causata dalla congiuntura coronavirus-crollo dei prezzi del petrolio sarebbero sufficienti le misure proposte da Putin e dal primo ministro Mikhail Mishustin nel corso del mese di aprile, mentre Siluanov sostiene che l’helicopter money sarebbe efficace solo per valute come il dollaro e l’euro.
Il ministro delle finanze inoltre ha sottolineato l’impossibilità di stampare ulteriore moneta per immettere liquidità nell’economia russa, interessante spiegazione da far leggere ai sovranisti di casa nostra con il mito di un Cremlino e di un rublo indipendenti da logiche monetariste e di conti in regola. Andrey Belousov, vicepremier (e primo ministro durante il periodo di malattia di Mishustin, colpito dal coronavirus) e già influente consigliere economico di Putin, è stato uno dei principali esponenti dello schieramento a favore della fine delle misure di autoisolamento.
Ad aver giocato un ruolo sarebbero state le prospettive fosche di un ulteriore peggioramento della situazione economica, con una possibile pressione difficile da gestire per le casse dello stato. Le pressioni del cosiddetto blocco economico (ovvero i ministri dei dicasteri di settore assieme alla Banca centrale) avrebbero anche usato lo scontento presente tra la popolazione per una situazione in cui senza sostegni adeguati la situazione sociale si sarebbe potuta tradurre in dissenso e ostilità politica.
IL BALLO DEI SONDAGGI
Vi è stato un calo di consenso per Putin? Ha destato scalpore l’articolo pubblicato da Bloomberg, dove si riportavano i dati di un sondaggio del Vtsiom, ovvero uno dei principali centri di rilevazione statistica, che avrebbero registrato solo un 27% di consensi per Putin. In realtà vi sono due sondaggi portati avanti mensilmente dal Vtsiom, “Di quali politici avete fiducia?”, dove i rispondenti devono fare il nome di quale esponente ritengono degno della propria stima, e “Avete fiducia di quale politico?”, dove vi è una rosa di nomi, tra cui spicca il presidente.
Rispettivamente in queste due rilevazioni Putin raggiunge il 27% e il 67,5%, dati comunque in discesa rispetto al passato. Il Levada-center, altro istituto di ricerca, riporta il dato del 59% per il mese di maggio. Il calo di consensi è in linea con il periodo aperto dalla discussa riforma delle pensioni, e in vista del voto sulle modifiche costituzionali fissato per il primo luglio i dati diventano un elemento particolarmente sensibile, soprattutto per la mobilitazione dell’opinione pubblica.
QUALE EPIDEMIA?
E vi è un dato davvero impressionante, soprattutto alla luce dell’evoluzione dell’epidemia: secondo un sondaggio condotto da un gruppo di ricercatori della Higher School of Economics, un russo su tre non crede all’epidemia. Nel dettaglio, il 23,2% degli interpellati non crede esista il coronavirus e il 9,6% ritiene vi sia un’esagerazione nelle misure prese per far fronte all’emergenza, sostenendo che il covid-19 sia nulla di più di una forte influenza. Dati così netti, uniti a voci puntualmente riportate dai media di personaggi del mondo dello spettacolo come l’attore Nikita Mikhalkov, creano ostilità verso ogni possibile lockdown, e irritazione verso i provvedimenti presi.
L’AFFAIRE SOBIANIN
Al centro delle pressioni da parte sia del blocco economico sia di questa forma di incredulità mista a negazionismo di settori della popolazione è infatti Sergey Sobianin, sindaco di Mosca e sostenitore di misure ben più radicali e in linea con i provvedimenti adottati in Italia e in Spagna. Sobianin è visto come l’artefice di misure considerate esagerate e volte soltanto a fargli guadagnare posizioni nella battaglia per la successione a Putin, che, nonostante il cosiddetto azzeramento (obnulenie) del termine dei mandati presidenziali, continua a essere in corso.
La verifica delle delibere e dei decreti del sindaco di Mosca da parte del governo è un segnale di come Sobianin continui ad essere visto come uno scomodo avversario per il futuro, e nel quadro della votazione (guai a chiamarlo referendum!) sulle modifiche costituzionali tali mosse servono anche a guadagnare posizioni in uno scenario complesso.
Il sindaco ha allentato alcune misure, e da alcuni giorni è stata introdotta una certa libertà di movimento, con l’introduzione dei turni suddivisi per case ed edifici: si può uscire di casa 2 giorni alla settimana e 1 nel weekend a seconda della data assegnata all’abitazione. I controlli sono comunque blandi, e non vi è presenza delle forze dell’ordine per strada – probabilmente per non irritare ulteriormente la cittadinanza in vista dell’appuntamento delle urne del primo luglio.
VERSO LA PARATA
L’annunciata parata del 24 giugno per il settantacinquesimo anniversario dalla vittoria sul nazismo a Mosca sembrerebbe segnare la fine dell’autoisolamento, ma in alcune città, come Perm, Belgorod e Orel, non si terranno celebrazioni, a causa della situazione epidemiologica. La scommessa del voto per le modifiche alla Costituzione sembra essere una corsa particolare, mai come ora il Cremlino si trova di fronte ad incognite difficili da tenere sotto controllo. Riuscirà Putin ad avere il proprio plebiscito?