Skip to main content

Il caso Floyd, Trump e la fronda repubblicana. Il punto di Gramaglia

Il candidato democratico Joe Biden sarà oggi a Houston, in Texas, per un incontro con la famiglia di George Floyd, l’afro-americano di 46 anni ucciso dalla polizia a Minneapolis il 25 maggio e la cui morte ha innescato le proteste anti-razziste e le tensioni razziali delle ultime due settimane.

BIDEN CAVALCA LE PROTESTE

Un messaggio registrato dell’ex vice-presidente di Barack Obama sarà trasmesso, domani, durante la cerimonia funebre nella città d’origine di Floyd – Biden non vi parteciperà di persona.

Un appello a combattere chi fomenta divisioni e diffonde falsità e disinformazione, mentre gli Usa sono colpiti dalla pandemia e attraversati da disordini sociali, è stato lanciato da Obama, rivolgendosi ai giovani che nel 2020 si sono diplomati e laureati nel corso di una cerimonia virtuale su YouTube cui hanno partecipato 70 personalità della politica, della cultura e dello spettacolo – c’erano, tra gli altri, Beyoncé, Lady Gaga e Michelle Obama. Le parole dell’ex presidente suonano rivolte contro il suo successore Donald Trump.

LA FRONDA ANTI-TRUMP FRA I REPUBBLICANI

Domenica sono proseguite, ma sono andate stemperandosi, le manifestazioni innescate dalla morte di Floyd a Washington, New York, Minneapolis e in decine di altre città, e pure in tutto il Mondo. A Washington, fra i manifestanti, c’era Mitt Romney, senatore repubblicano dello Utah, candidato alla Casa Bianca nel 2012, uno dei punti di riferimento della fronda interna al partito repubblicano al magnate presidente. “Bisogna trovare modo di porre fine a ingiustizia e brutalità e di rassicurare, una volta per tutte, la gente che la vita dei neri conta, come la vita di tutti”, ha dichiarato Romney.

La fronda, già forte del clan dei Bush, della senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski, degli ex speaker della Camera John Boehner e Paul Ryan, si è ieri arricchita della voce di Colin Powell, ex segretario di Stato del primo mandato di George W. Bush. Powell, un nero, a lungo il più influente e ascoltato negli Stati Uniti, ha annunciato che alle elezioni presidenziali del 3 novembre voterà per Biden.

BOTTA E RISPOSTA TRUMP-POWELL

Powell, un generale, già consigliere per la Sicurezza nazionale con Ronald Reagan e il più giovane capo di Stato Maggiore delle Forze Armate degli Stati Uniti, da sempre repubblicano, era in diretta alla Cnn: “La gente sta realizzando che Trump è un pericolo per il Paese – ha detto, criticando l’atteggiamento del magnate di fronte alle proteste – … Si è allontanato dalla Costituzione”.

La replica via twitter di Trump è stata quasi immediata: “Colin Powell, un vero truffatore, responsabile di avere portato l’America nelle disastrose guerre in Medio Oriente, ha appena annunciato che voterà per un altro truffatore, ‘Sleepy’ Joe Biden … Powell non aveva detto che l’Iraq aveva ‘armi di distruzione di massa’? Non le avevano, ma noi siamo andati in guerra!”, afferma il presidente. Trump si riferisce alle ragioni dell’invasione dell’Iraq illustrate da Powell all’Onu nel febbraio 2003 e rivelatesi poi false – un episodio che ha intaccato prestigio e credibilità dell’allora segretario di Stato.

Da notare che molti dei repubblicani anti-Trump usciti allo scoperto ora già non lo appoggiavano e non lo votarono nel 2016.

TREGUA DI CARTA

Il presidente non modifica l’atteggiamento verso la protesta e rilancia un tweet che dice: “I leader guidano. I codardi s’inginocchiano” e che è corredato da due foto: una che lo ritrae all’inizio dell’ormai famigerata ‘passeggiata’ di lunedì scorso dalla Casa Bianca alla chiesa di St. John, e un’altra che mostra Biden con la mascherina inginocchiato nel gesto simbolo di queste proteste.

E se anche ha ordinato agli uomini della Guardia Nazionale di ritirarsi dalla capitale dopo la marcia di sabato, definendo la situazione “perfettamente sotto controllo”, Trump avverte: “Tornano a casa, ma possono velocemente ritornare se necessario”.

Fronte epidemia di coronavirus, i dati della John Hopkins University indicano che ieri ci sono stati ancora circa 750 morti: alla mezzanotte sulla East Coast, i decessi complessivi erano 110.514 e i contagi oltre 1.942.000 – la soglia dei due milioni sarà superata entro mercoledì, di questo passo.

×

Iscriviti alla newsletter