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Gli Usa accendono un faro sull’importazione di vanadio da Russia e Cina. Ecco perché

Di Alberto Prina Cerai

Il governo degli Stati Uniti ha annunciato di voler sottoporre un’inchiesta sull’importazione di vanadio per rispondere alle distorsioni dei prezzi di mercato operate da Cina e Russia. L’accusa arriva direttamente dalle aziende americane coinvolte, che basano la propria attività sull’importazione del metallo che viene utilizzato per la produzione di componenti essenziali nel settore della Difesa, dell’energia e dei trasporti.  

Le due aziende statunitensi, Amg Vanadium e U.S. Vanadium Llc, avevano segnalato al dipartimento del Commercio lo scorso novembre l’esistenza di pratiche scorrette a livello commerciale dettate dalla politica industriale dei due paesi esportatori e da “restrizioni al commercio” e “tasse sul valore aggiunto” da parte di altri paesi produttori.

Nella giornata di ieri, il segretario al Commercio Wilbur Ross ha pertanto annunciato l’avvio di un’inchiesta per indagare sugli “effetti distorsivi” del mercato operati da Mosca e Pechino nell’esportazione di questo minerale strategico. 

“Il vanadio è utilizzato per la nostra difesa nazionale e nelle infrastrutture critiche, ed è parte integrale in alcune componenti del settore aerospaziale” ha commentato il segretario Ross in una nota. “Condurremo un’inchiesta giusta, trasparente e approfondita per verificare se le importazioni di vanadio possono mettere a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Tra le applicazioni più critiche, aerei, turbine, missili balistici, depositi energetici, ponti, strutture e oleodotti. Inoltre, grazie all’ottimo rapporto tra il suo peso specifico e l’ottima resistenza termica, il vanadio rappresenta una “componente chiave” per gli strumenti aerospaziali. 

Nel 2019, secondo le stime dell’U.S. Geological Survey, gli Stati Uniti ne hanno utilizzato 8.300 tonnellate, importando quote significative di ferrovanadio (una lega di ferro e vanadio) da Austria (48%), Canada (22%), Russia (14%), Corea (11%) e altri paesi (5%), mentre l’anidride vanadica (l’ossido del vanadio) dal Sud Africa (44%), Brasile (29%), Cina (11%), Taiwan (6%) e altri (10%). 

Il vanadio, così come altri minerali e materie prime, è stato inserito in un rapporto del dipartimento del Commercio che elencava una lista di tutti i materiali strategici ritenuti essenziali per la sicurezza nazionale ed economica americana, figurando tra l’altro tra quelli su cui gli Stati Uniti dipendono al 100% dall’export estero. L’iniziativa del bureau, dunque, rappresenta una chiara dimostrazione della volontà di ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione dell’amministrazione per implementare una vera e propria strategia federale al fine di assicurare rifornimenti sicuri e sostenibili di questi materiali critici. 

Qualche settimana fa, come raccontato da Formiche.net, il senatore Ted Cruz aveva presentato una legge per agevolare l’industria mineraria americana e spezzare così la dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina per l’importazione delle terre rare, una lista di 17 elementi chiave per la produzione di magneti e altre componenti elettroniche cruciali per la Difesa. Tuttavia, legiferare in questa direzione comporta aspettative e risorse molto più estese nel tempo. 

Per questo, come ha annunciato il segretario Ross, gli Stati Uniti eserciteranno la “sezione 232”, emendamento del Trade Expansion Act del 1962. Avvalendosi di tale disposizione il segretario fornirà un rapporto dettagliato, redatto dal Department’s Bureau of Industry and Security, al presidente Donald Trump sulla base del quale potrà applicare aggiustamenti sulle importazioni (inclusi l’utilizzo dei dazi) se quest’ultime verranno ritenute una minaccia alla sicurezza nazionale. La pratica dunque segue ragioni e modalità analoghe all’imposizioni delle tariffe che Washington aveva applicato nel 2018 sulle importazioni di acciaio ed alluminio. 

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