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Oltre l’emergenza. Priorità e investimenti di lungo periodo per uscire dalla crisi

Hokuto  ha realizzato una edizione straordinaria dell’Osservatorio Socio Politico: sulle aspettative rispetto alla fase 2.0 ed oltre, identificando gli impatti di medio termine ed indicazioni di preferenze sulle policy e sulla governance.

L’indagine ha coinvolto 69 esperti e 800 cittadini italiani. La ricerca, condotta dal 17 al 22 aprile, ha anticipato i temi cruciali di questi giorni e lascia trasparire priorità ed attese chiare sia della popolazione che degli esperti.

La ricerca è molto ampia ed è visibile sul sito, proponiamo di seguito la sintesi ragionata di una parte del capitolo di policy ed economia.

PRIORITÀ OLTRE L’EMERGENZA

Mentre la difficile quotidianità schiaccia le decisioni sull’orizzonte del presente, è utile alzare lo sguardo per vedere e progettare l’italia che potrà emergere. In primis è chiaro che gli esperti, in altri tempi sarebbero stati chiamati “classi dirigenti”, hanno una visione di medio periodo che include atteggiamenti costruttivi per cogliere le opportunità di miglioramento che anche questo contesto sta generando, mentre l’opinione pubblica è più schiacciata sul presente e sui bisogni immediati.

Trovare un equilibrio in questa tensione è la sfida per chi vuol essere grande leader.

Andare oltre l’emergenza significa in primis, investire nelle direzioni di cambiamento che porteranno l’Italia ad essere più pronta nel mondo prossimo venturo:

  1. digitalizzazione del settore privato e pubblico
  2. incentivare gli investimenti privati
  3. semplificazione burocratica
  4. competenze digitali delle persone (sia professionali che per la quotidianità)
  5. riforme istituzionali
  6. ricostruire l’immagine del Paese

Beyond Emergency - (PUBBLICATO)

Insomma una Italia più agile che possa valorizzare meglio la sua imprenditorialità diffusa, la sua storia, unicità ed il capitale relazionale.

I TARGET DI DESTINAZIONE DELLE RISORSE

Per il 47% degli esperti bisogna sostenere il piccolo tessuto produttivo italiano, e poi, per il 39%, bisogna realizzare grandi progetti di sviluppo, non distribuire soldi a pioggia alle persone in difficoltà, tanto meno darli alle grandi imprese. Certo una operazione di questo tipo richiede di gestire il consenso in modo molto delicato, visto che i cittadini hanno in prevalenza, una opinione diversa, guardano con più facilità al breve periodo che non all’intero sistema.

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Gli esperti ritengono che questa fase di post emergenza sia quella in cui è possibile e doveroso attuare dei cambiamenti profondi nelle infrastrutture del Paese, superando vincoli psicologici, culturali ed organizzativi. Meglio concentrare le risorse economiche per aiutare i settori economici in difficoltà e per rilanciare grandi progetti che non distribuirli a pioggia, tanto meno alle grandi imprese.

In questa fase l’urgenza porta incentivi favorevoli ad approcci più collaborativi e di sistema, collaborazione tra istituzioni, tra scienziati e policy maker e imprese. Il credito straordinario deve poter essere usato non solo per le spese straordinarie legate all’emergenza (21%) ma per investimenti di medio termine (79%).

Una occasione per far avvenire quelle trasformazioni di settori, di sistema, di infrastrutture, di processi, che non sono state fatte fino ad ora e sono necessarie per il futuro. È chiaro che queste scelte richiedono spirito imprenditoriale e capacità manageriali e quindi la comunicazione e la narrazione sugli impieghi e sui risultati generati sarà utile nel tessere un nuovo patto sociale, generazionale e territoriale.

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UN NUOVO RAPPORTO TRA SCIENZA, POLICY MAKERS E IMPRESE

A mano a mano che calerà la temperatura dell’emergenza, dovrà aumentare l’attenzione sugli elementi per ridurre la possibilità che rischi simili  (tra salute ed ambiente) possano trovarci impreparati. Significa aprire un forte e costruttivo dialogo progettuale tra il mondo della scienza e quello del policy making, includendo anche le imprese.

Occorre stabilire procedure, modalità di misurazione ed allarme, sistemi preventivi, spazi di incontro e relazione, allineamento dei linguaggi e dei sistemi di scambi informativi, protocolli gestionali, test preventivi in modo che conoscenza,  decisione ed azione ballino meglio insieme.

 

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ORIGINE DELLE RISORSE EXTRA

Secondo gli esperti, è difficile che le grandi risorse arrivino dall’interno del sistema Paese, piuttosto vanno riprese quelle che sfuggono alla fiscalità: evasione interna (52%) e profitti spostati all’estero (51%).

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In terzo luogo tali risorse vanno prese in Europa (49%), si tratta di debiti da ripagare (84%) e quindi impegnativi, da negoziare con cura. La collaborazione tra gruppi sociali, tra pubblico e privato, implica una dinamica cooperativa anche a livello istituzionale internazionale.

Per gli esperti bisogna condividere i rischi finanziari con l’Europa (80%) piuttosto che pensare a separarsi dando più autonomia ai singoli paesi (20%). Sulla stessa linea i cittadini, sebbene le percentuali indicano più contrapposizione (58% vs 42%). Un mandato chiaro per chi partecipa ad una partita delicatissima.

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