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Da Casellati al card. Bassetti, ecco chi c’era e cosa si è detto al Forum delle famiglie

Anche durante la pandemia del coronavirus, la famiglia è stata la linea di confine all’interno della quale gli italiani si sono protetti e hanno affrontato il male. Uniti nelle proprie case, nelle famiglie si sono seguiti gli aggiornamenti sullo stato dell’emergenza sanitaria, e si sono condivise paure, dubbi, speranze. Ancora oggi, alle prese con il rilancio del Paese, è a partire dalla famiglia che si capirà come affrontare il domani.

Di questo si è discusso nell’evento organizzato dal Forum delle associazioni familiari in occasione della Giornata internazionale della Famiglia indetta dall’Onu, istituita ventisei anni fa e stabilita nel giorno del 15 maggio. In questa ricorrenza, a Roma, avrebbero dovuto prendere vita gli “Stati generali della natalità”, resi impossibili a causa della crisi sanitaria. La stessa crisi che, con grande amarezza, rischia di abbattersi in maniera ancora più pesante sul tragico problema demografico italiano.

L’EVENTO DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

L’evento ha avuto luogo, per cause di forza maggiore, online, e il video si può rivedere qui. I partecipanti, tuttavia, sono di alto livello, coordinati dal Presidente Nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo. Si parla della Presidente del Senato della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente della Cei Gualtiero Bassetti, del Ministro per la famiglia Elena Bonetti. Oppure di due studiosi di prim’ordine, il demografo Giancarlo Blangiardo, che è anche Presidente dell’Istat, e lo psicoanalista Massimo Recalcati, saggista e volto noto della tv.

IL PRIMO TEMPO? DELUDENTE. MA ORA SI RILANCIA

Il tema è, per l’appunto, la condizione della famiglia oggi, dentro il coronavirus e nonostante il coronavirus. “Questo Paese ha bisogno delle famiglie, se crolla la famiglia crolla il paese”, commenta infatti De Palo, spiegando amaramente che “stiamo perdendo ogni anno un anno, e la situazione è drammatica”. “Noi non siamo minimamente contenti di come è andato il decreto, visto che si è deciso di mettere in disparte i nostri suggerimenti. Ma è il primo tempo: inutile rassegnarsi o fare polemiche”, chiarisce il presidente del Forum.

“C’è un secondo tempo da giocare, per cercare di migliorare i provvedimenti. Potremo dire di avere perso solo dopo avere sudato fino alla fine della partita. Ma ora dobbiamo mantenere l’energia, ad esempio per prendere contatto con i propri rappresentanti nelle regioni”. Da questo intento nasce perciò il dialogo del Forum con le istituzioni, rappresentate in questa circostanza con la Presidente Casellati che ha subito riconosciuto il “ruolo insostituibile della famiglia, ora più che mai”.

LA PANDEMIA HA AGGRAVATO IL PROBLEMA DENATALITÀ 

“Durante la pandemia le famiglie hanno sopportato il peso maggiore delle difficoltà quotidiane, sia personali che economiche, con le scuole chiuse, senza nonni, in case grandi o piccole, e si sono prese cura dei figli. Le famiglie hanno garantito la tenuta della società e sorretto l’impalcatura del paese”, la dura presa d’atto della Casellati. Che rilancia il bisogno di “costruire attorno alla famiglia e alle donne un nuovo modello di sviluppo economico dell’Italia di domani”.

“Penso al problema della denatalità, che gli effetti della pandemia hanno aggravato, allargando la distanza tra il desiderio di diventare genitori e la possibilità concreta di farlo. Oppure alla scuola, e alla necessità che sia messa in grado di svolgere sempre il ruolo formativo ed educativo senza deleghe improprie alle famiglie. Tutte le scuole, anche le paritarie, abbiano mezzi e risorse adeguate”, è l’appello della presidente forzista.

DOPO LE PAROLE DEL CARDINALE BASSETTI, PARLA IL MINISTRO BONETTI

Pensiero condiviso in toto dal cardinale Bassetti, nel suo ruolo di “nonno d’Italia”, come si è simpaticamente autodefinito. “Le 26 milioni di famiglie italiane sono state chiamate a stringere i denti e a rendere ancora più solido il loro ruolo. Queste sono il cuore pulsante di tutta la vita nazionale, che improvvisamente si sono trovate sole, dinnanzi a stringenti limitazioni e a bisogni non rinviabili di figli e anziani. E i genitori sono stati bravissimi, improvvisandosi ad esempio insegnanti, assistenti informatici, catechisti. Le famiglie sono state vero ammortizzatore sociale e meritano riconoscenza”.

A fare seguito alle parole di Bassetti, quelle del ministro di Italia Viva Elena Bonetti. “Serve un sostegno fattivo alle famiglie di questo Paese”, è l’appello del ministro in carica. “Promuovere politiche della famiglia efficaci è il bene e il vantaggio del Paese. Il mio impegno è in questa direzione, e il Paese ha mostrato come nella concretezza della vita le famiglie siano, come definito dalla Costituzione, l’embrione fondamentale su cui si costruisce la nostra dimensione comunitaria e sociale”.

L’IMPORTANZA DI POLITICHE PER FAMIGLIE E DONNE

Ci sono però anche note più amare nelle parole dell’esponente del partito di Matteo Renzi. “Questa pandemia ci chiama alla responsabilità di riconoscere che negli anni abbiamo perso il nostro legame di connessione consolidato, e si è dimostrato come l’umanità non possa essere conosciuta e riconosciuta in modo settorializzato”, dice. Per questo “oggi serve investire non nella dimensione dell’individuo ma della relazione tra le persone. La famiglia è il luogo generativo principale di queste relazioni. Nella cura e responsabilità reciproca si esplica il più alto grado di libertà della nostra costituzione e la possibilità di contribuire a generare un futuro migliore”.

In questo contesto rientra anche l’importanza di dare adito a politiche a favore del ruolo sociale della donna, sottolineata da tutti i partecipanti all’evento. “È importante supportare il ruolo femminile in un’unica visione, con la donna libera nelle propria maternità e chiamata a svolgere il proprio protagonismo a livello sociale, istituzionale, lavorativo”, dice la Bonetti. “Dobbiamo costruire alleanze tra i generi che permettano alle famiglie di svolgere questo ruolo primario anche rispetto alle nuove generazioni. Il tema della denatalità è infatti uno delle piaghe grandi da affrontare, sintomo della fatica che facciamo come paese dinnanzi al futuro”.

IL QUADRO IMPIETOSO DEL PRESIDENTE DELL’ISTAT

A questo punto, la parola passa agli scienziati. Il quadro dettagliato, chirurgico e tagliente del Presidente dell’Istat Blangiardo, però, è purtroppo impietoso. “Veniamo da un inverno demografico, il numero dei nuovi nati nell’ultimo anno è il più basso di sempre, che ha ancor più peggiorato i precedenti. È da sette anni che la natalità raggiunge il livello più basso della storia d’Italia”. Blangiardo per cercare di spiegare cosa è accaduto e accadrà in futuro dopo la bomba del coronavirus, prende a riferimento il 1986, anno in cui il mondo ha visto propagare la nube di Chernobyl. “Dieci mesi quell’evento dopo le nascite sono diminuite drasticamente. Una fase di incertezza e paura segna conseguenze in termini di natalità”.

Dando un’occhiata alle curve tracciate dai grafici, è palese come negli ultimi anni, mentre la curva dei morti cresce, quella dei nati scende vertiginosamente. Nel 2019 i morti sono stati superiori ai nati di oltre duecento mila unità. Non si fanno figli. I motivi, secondo le rilevazioni di Blangiardo, sono dati dal fatto che una buona parte delle donne considera un solo figlio come il numero desiderato. Un quarto delle donne che non ha figli, non ha intenzione di farne perché “ha in mente altri progetti, magari per discorsi legati alla carriera”, spiega il demografo riportando i dati delle rilevazioni. E sottolineando che è in questo passaggio che rientra l’importanza delle politiche a favore delle donna, che permettano cioè di conciliare famiglia e lavoro.

IL LEGAME INTIMO TRA CRISI ECONOMICA E DEMOGRAFICA

“L’esperienza di altri Paesi ci ha dimostrato che si può fare”, spiega Blangiardo. Il tema della natalità è profondamente legato a quello economico. Dal 2008 al 20015 la disoccupazione è salita di sei punti e il numero delle nascite diminuito di centomila unità. C’è una relazione diretta quindi, almeno dal punto di vista statistico e non necessariamente causale, che si vede in maniera evidente. Ogni aumento della disoccupazione segna una diminuzione di nascite. Come anche per il potere di acquisto delle famiglie: se questo diminuisce, diminuiscono le nascite.

“Dieci miliardi di potere d’acquisto in più significa cinque mila nuovi nati, secondo la storia del Paese”, spiega Blangiardo. Aggiungendo, e qui arriva il tasto che incrementa il dramma nel dramma, che “l’effetto del Covid si vedrà nel 2021. Il fatturato è sceso del 30 per cento, la produzione industriale lo stesso, ed è chiaro che l’occupazione avrà importanti colpi negativi. Le 430 mila nascite potrebbero scendere sotto i 400 mila, che nelle previsioni più pessimistiche non erano contemplate. Dobbiamo avere consapevolezza che ci stiamo avviando in una situazione più problematica di quanto lo era prima”.

LA LETTURA DEL PROF. MASSIMO RECALCATI

Con questo tipo di dinamiche, spiega ancora il presidente Istat, “rischiamo grossi problemi sociali, di welfare, di debito pubblico, perché senza un ricambio generazionale adeguato non si può essere in condizione di produrre ricchezza. L’Italia è sotto il livello del ricambio generazionale dal 1978”. Una situazione perciò fortemente complessa, oltre che drammatica. Ad aiutare a snodare il filo di questa matassa ci ha provato lo psicoanalista Recalcati, che ha offerto una lettura del contesto ricca di spunti e suggestione, anche di natura biblica.

“Tutti in questo periodo ci siamo barcamenati, non esiste un sapere scientifico che ci aiuta nel fare i genitori”, mette subito tutti in guardia. “La forma umana della vita necessità di legami, di radici, di sentimento di appartenenza, di casa e famiglia. La famiglia è una necessità, che prende le forme elementari dell’ospitalità e dell’accoglienza. La prima manifestazione della funzione genitoriale è la parola ‘eccomi’, ed esprime il primo movimento della vita. Il primo compito di un genitore è rispondere al grido offrendo la propria vita, e la vita del figlio si umanizza solo se riceve una risposta di accoglienza”.

LE FAMIGLIE COME ARGINE AL PRECIPIZIO DEL CORONAVIRUS

Un gesto, quello di accogliere la vita, messo duramente alla prova dalla violenza del virus e dell’epidemia, che si è avventato contro i soggetti più fragili. “Noi abbiamo risposto offrendo la nostra parola ‘eccomi’. Il gesto del Papa di camminare da solo per la strada di Roma ripeteva questa parola fondamentale dell’eccomi, sono tra di voi e con voi, offro la mia presenza. Un primo movimento a cui tutte le famiglie sono state sollecitate in un momento di angoscia collettiva e smarrimento”.

Le famiglie italiane, spiega Recalcati, “sono state la roccia che ha impedito che la vita dei più deboli e degli inermi precipitasse nella fossa”. Mentre l’epidemia, anche da un punto di vista psicoanalitico, “è stata un trauma collettivo che ha sconvolto le difese dell’Italia, che ci ha portati in una posizione di impotenza estrema, e abbiamo risposto alla caduta assicurando la nostra cura”.

TRA TRAUMA DEL VIRUS E PRIVAZIONE DELLA LIBERTÀ, IL FUTURO

Oltre il trauma, però, la privazione della libertà. Dove entra in gioco il rapporto tra genitori e figli, il modo in cui i primi  sono riusciti e riusciranno a comunicare questa esperienza ai secondi. “Un’operazione necessaria e importante per le famiglie è riuscire a fare capire ai nostri figli che è stata solo apparentemente un’esperienza di spoliazione, e tentare di rileggerla a favore della cifra etica più alta della libertà che è la solidarietà”. Come cioè appartenenza a un corpo sociale, dove, citando le parole di papa Francesco, “nessuno si salva da solo”. Spiegare cioè che non esiste libertà senza vincoli e solidarietà.

“Abbiamo esperito che parole come libertà ed eguaglianza senza il riconoscimento dello sconosciuto, e quindi della fratellanza, sarebbero parole vuote. Dobbiamo spiegare ai nostri figli che in questa esperienza di privazione della libertà non c’è solo un sacrificio o una compressione dei diritti, ma un’esperienza alta della libertà che ci mette in rapporto allo sconosciuto in quanto fratelli”, spiega Recalcati. “Per questo è importante che le famiglie non si sentano abbandonate dallo Stato. Il compito materno delle istituzioni è quello di non fare sentire le famiglie nell’abbandono”.

DALLA RISPOSTA ALL’ANGOSCIA SI VEDRÀ LA REAZIONE DEL PAESE

Recalcati ha spiegati ch il virus ha portato “una forma collettiva di angoscia”. Composta in primo luogo dalla paura del virus, e da una sorta di “angoscia persecutoria” che ne deriva. La seconda è invece quella più propriamente depressiva, schiacciata però stavolta non sul passato ma sul futuro. Come sarà il nostro futuro? Il virus ci ha portato via l’avvenire? Domande che sono entrate di strapiombo nelle case degli italiani, e nella cui risposta sarà inscritta la modalità in cui verrà affrontato il problema della denatalità.

“Se la prima parola è l’eccomi, la seconda è vai. Un grande compito dei genitori è quello di non mostrarsi angosciati ai propri figli ma speranzosi. Pensiamo alla figura di Noè, grande figura di padre, che sopravvive a una catastrofe che ci dice qualcosa su come resistere al male. Il primo gesto che compie Noè dopo la tempesta è piantare una vigna, cioè progettare il futuro. È bene che i nostri figli vedano che siamo testimoni in questo tempo di crisi, che è possibile piantare una vigna. Hanno bisogno di vedere che noi riusciamo a dare senso alla nostra vita”.


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