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Guerra sul virus e pace sui dazi. Il pragmatismo di Trump sulla Cina

Gli Usa hanno forse riaperto troppo in fretta e la curva del contagio peggiora, in alcuni degli Stati che hanno per primi allentato le regole dell’isolamento. Ma Donald Trump tira dritto, preoccupato più dai dati dell’economia che da quelli della pandemia; e, nonostante le accuse alla Cina sull’origine del coronavirus, Washington e Pechino confermano la volontà di rispettare l’accordo commerciale concluso prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria.

Un’analisi del New York Times indica che un terzo della trentina di Stati che hanno già riaperto, sia pure in diversa misura, non hanno una curva decrescente della percentuale di positivi sui test fatti, uno dei criteri fissati dalla Casa Bianca. Ragione in più per temere che la fretta d’allentare le misure anti-epidemia possa comportare un rimbalzo dei contagi.

Di certo l’andamento negli Usa del numero delle vittime e dei casi di contagio non accenna a calare. Per i dati della Johns Hopkins University, ci sono stati giovedì 2.448 decessi: il totale delle morti supera i 75.500 e quello dei contagi 1.250.00.

Il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden sostiene, in un tweet, che “in ogni passaggio della pandemia il presidente Trump ha ignorato gli esperti, sminuito la minaccia posta dal virus e ingannato gli americani. E ora stiamo tutti pagandone il prezzo”.

Un sondaggio condotto dal Financial Times e dalla Peter G Peterson Foundation indica che il 71% degli americani si fida più dei governatori degli Stati che del magnate presidente, nella gestione dell’emergenza sanitaria ed economica. Il 48% degli interpellati ritiene che le politiche di Trump abbiano complessivamente aiutato l’economia e il 34% pensa di essere in una posizione finanziaria migliore da quando Trump è presidente.

Giovedì è stata giornata di sviluppi giudiziari di vecchie indagini: il Dipartimento della Giustizia ha lasciato cadere le accuse per il Russiagate contro l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn, due volte reo confesso: Trump esulta, i democratici sono furiosi. Fronte #Metoo, l’accusatrice di Biden, Tara Reade, si affida allo studio legale delle vittime di Harvey Weinstein.

Ma tengono banco le notizie sull’andamento dell’epidemia e dell’economia. A riprova della fretta, mai mascherata, di Trump, s’è anche appreso che la Casa Bianca ha respinto indicazioni, giudicate troppo restrittive, del Centro per il controllo delle malattie di Atlanta, il Cdc, sulla riapertura dell’America. Le linee guida del Cdc sarebbero state “troppo uniformi e regressive”, specie là dove i casi sono pochi: le raccomandazioni originali non sono mai state pubblicate e potrebbero non esserlo mai.

La scorsa settimana, 3,2 milioni di americani hanno chiesto il sussidio di disoccupazione, portando il totale da marzo a oltre 33 milioni. In alcuni Stati, i disoccupati superano il 25%. Neiman Marcus, una catena di grandi magazzini di lusso, ha scelto la bancarotta assistita: il colosso commerciale, già appesantito da un debito elevato prima dell’emergenza sanitaria, punta a uscirne a inizio autunno. Neiman Marcus è la seconda vittima eccellente del coronavirus nel settore delle vendite al dettaglio, dopo J Crew.

Un valletto dello staff presidenziale della Casa Bianca è intanto risultato positivo: è un militare della USNavy, addetto in particolare al guardaroba del presidente. I valletti sono una sorta d’attendente che assistono il presidente soprattutto nei suoi appartamenti e sono, dunque, a contatto con la first family. Interrogato in proposito dai giornalisti, Trump ha detto di sottoporsi ogni giorno al test e di essere finora risultato sempre negativo.

(GpnewsUsa2020)

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