C’è un filo rosso che lega le ultime due uscite pubbliche di Mark Esper, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti. Sia nell’intervista rilasciata ieri al quotidiano La Stampa, sia nel corso del webinar organizzato dalla Brookings Institution di Washington (a cui hanno partecipato anche Michael O’Hanlon, senior fellow di Foreign Policy, e John Allen, presidente della Brookings Institution), il capo del Pentagono aveva il mirino puntato sul bersaglio grosso, il più grande per l’amministrazione di Donald Trump in questa fase contrassegnata dalle ripercussioni sanitarie, economiche e di sicurezza nazionale dell’epidemia di Covid-19: la Cina.
Nel colloquio con il giornale torinese il segretario Esper ha sottolineato come “gli avversari”, cioè Russia ma soprattutto Cina, “sfruttano la crisi per seminare divisioni nell’Alleanza e in Europa”: “La dipendenza dai fornitori cinesi di 5G, ad esempio, potrebbe rendere i sistemi cruciali dei nostri partner vulnerabili a interruzione, manipolazione e spionaggio”. Durante la sua conversazione ospite della Brookings Institution ha invece spostato il focus dal Vecchio continente alle acque contese nel Mar Cinese Meridionale sottolineando un episodio di alcuni giorni fa che ha visto un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti, lo Uss Barry, attraversare le acque nei pressi delle Isole Paracelso, un arcipelago rivendicato sia dalla Cina sia dal Vietnam, prima di essere “espulso” secondo quanto dichiarato dall’esercito cinese.
Il segretario Esper ha accusato Pechino di continuare con il suo comportamento “molto aggressivo” in quell’area: “Stanno rivendicando territori o spazi che semplicemente non sono loro”, ha detto il capo del Pentagono.“Abbiamo condotto numerosi transiti sullo stretto di Taiwan. Stiamo continuando a guardare da vicino cosa stanno facendo i cinesi”, ha dichiarato il segretario Esper, secondo cui le azioni cinesi si sono fatte sempre più provocatorie negli ultimi tempi a causa dell’inferiorità della marina cinese. Tanto che, ha aggiunto il capo del Pentagono, spesso si verificano casi in cui le navi di Pechino “provano a eseguire una manovra al di fuori delle loro capacità” finendo soltanto per alimentare nuove tensioni.