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Benvenuti nel mondo insicuro. Istruzione per l’uso da Arduino Paniccia

Se il virus sia sfuggito al laboratorio, nonostante la lotta in atto tra intelligence per scoprirlo, è per il momento cosa non facilmente dimostrabile. In ogni caso, gli effetti che il Covid produrrà saranno dei veri e propri conflitti: una lotta economica senza esclusioni di colpi e un possibile futuro scenario batteriologico.

La guerra economica irromperà, quasi prosecuzione della catastrofe finanziaria e speculativa del 2008 dalla quale una parte dei Paesi occidentali, in primis l’Italia, non si era ancora ripresa. Quella debacle, infatti, non è stata mai completamente superata, in particolare né dai Paesi europei dell’area del Mediterraneo, né tantomeno da quelli della sponda nordafricana e mediorientale, travolti inoltre da rivolte, terrorismo e guerre civili. In due mesi, l’economia mondiale è stata colpita e si è paralizzata come poche altre volte nella storia e le imprese devono prepararsi a sopravvivere in un mondo con molta probabilità ancor più competitivo e ostile. Quella di una nuova grande cooperazione, una volta superata l’allerta sanitaria, sembra essere un’illusione. Di fronte alla eccezionale caduta della domanda, gli Stati si preparano addirittura al ritorno a norme e misure che sembrano retaggio di un lontano passato.

Come si è detto, il pericolo, quindi, è duplice. Da un lato, il declino dell’ordine mondiale del libero scambio e del commercio creato da Bretton Woods, peraltro già in crisi al volgere del ciclo trentennale post caduta del muro di Berlino. Dall’altro, il rischio che l’arma batteriologica, da sempre proibita insieme a quella chimica, possa divenire non solo strumento in mano ad organizzazioni terroristiche e criminali transnazionali, ma addirittura essere contemplata nelle dottrine degli Stati maggiori di nazioni o potenze mondiali.

Non vi è dubbio che gli equilibri già molto compromessi dal contenzioso tra Cina e Stati Uniti emergeranno prepotentemente nelle relazioni internazionali, compromettendone la tenuta. Riappariranno così divisioni e separazioni che premeranno per una serrata competizione non solo per la sopravvivenza, ma anche per la conquista di nuovi spazi economici, quote di mercato e possesso di filiere ad alto valore o tecnologicamente preziose. La nuova globalizzazione si presenterà quindi sotto forme meno interdipendenti, meno interconnesse, con immense difficoltà di trasporto e logistica, carenza di liquidità, debolezza delle leadership sia nei Paesi a democrazia avanzata, sia nelle autocrazie euroasiatiche.

Tra le aree più deboli si palesa quella dell’Unione europea. Il vecchio continente è tra le regioni più indifese del globo. L’Unione, unico caso al mondo senza una politica coesa nei confronti delle potenze esterne, e in una posizione ormai differenziata rispetto agli Stati Uniti di Donald Trump (pur dovendo contare esclusivamente militarmente sulla Nato), è evanescente anche nelle aree di suo preminente interesse a est e a sud. Non è quindi un caso che le contraddizioni dell’Unione europea e del suo mercato unico siano esplose proprio con la crisi, ed è intuitivo prevedere che conflitti di ogni tipo, compresi quelli economici, siano destinati ad intensificarsi proprio sul suo territorio.

La seconda problematica che si intravvede tra le conseguenze di questa pandemia, è il possibile uso, fino ad oggi ritenuto inconcepibile e vietato da tutti i protocolli del diritto bellico internazionale, di una vera e propria arma batteriologica e biologica che, al pari di quella nucleare, provoca esiti spaventosi e totalmente fuori controllo e che, strategicamente, non si limita alla distruzione o alla paralisi del nemico, ma lo getta nel caos.

Certo, a conferma che queste possibilità non sono solo teoriche, sappiamo che sono già in atto operazioni di intelligence in tal senso, come gli allarmi cinesi prima dei giochi militari di Wuhan dello scorso anno, che lasciano intendere che Pechino si aspettasse in tale occasione un attacco batteriologico, o la strana missione dei medici militari russi, tesa a capire se nei focolai più virulenti a livello mondiale, quelli della Lombardia, vi siano tracce non naturali, o i ben 70 “medici” cinesi oggi in Corea del Nord con obiettivi simili. Non ci resta che confidare che le operazioni restino a livello di intelligence anche nel futuro e non si trasformino in fasi operative.

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