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Voto per posta e raccolta fondi. Come cambia la corsa alla Casa Bianca

Usa

Votare, magari per posta, ma votare: la pensano così quasi i tre quinti degli americani, favorevoli a cambiare le leggi elettorali in modo che tutti abbiano la possibilità di votare per posta. È il risultato di un sondaggio per conto di Wall Street Journal e Nbc: il 58% degli elettori è favorevole al voto via posta sempre, a fronte di un 39% contrario.

Il voto via posta è visto come un’ipotesi per consentire lo svolgimento delle elezioni presidenziali, e di tutti i voti annessi, federali, statali e locali, in caso di recrudescenza dell’epidemia di coronavirus, che ha già interferito con la corsa alla Casa Bianca, inducendo vari Stati a rinviare le loro primarie. Solo il Wisconsin e, unicamente per posta, l’Alaska hanno votato nell’ultimo mese.

Chiusa, comunque, la corsa alla nomination democratica, con la vittoria di Joe Biden, rimasto senza rivali, le preoccupazioni si concentrano ora sull’Election Day, il 3 novembre: il rischio di un ritorno del contagio in autunno spaventa e il voto via posta è per molti una valida opzione per consentire operazioni elettorali regolari e sicure.

Negli Stati Uniti, i morti per coronavirus martedì sono stati 2.700 circa: il totale delle vittime ha ormai superato i 44mila, i positivi sono oltre 825mila – dati della Johns Hopkins University -. Secondo il Cdc di Atlanta, il Center for Disease Control and Prevention, una seconda ondata autunnale potrebbe rivelarsi più letale della attuale perché si sommerebbe alla stagione dell’influenza: lo afferma Robert Redfield, direttore del Cdc, in un’intervista al Washington Post.

Se ha fermato le primarie democratiche, il coronavirus non arresta, invece, le raccolte di fondi. Biden a marzo ha raccolto 46,7 milioni di dollari per la sua campagna elettorale, una cifra record, la più alta finora raccolta in un mese. Ma Biden resta indietro rispetto a Donald Trump, che sempre a marzo ha raccolto 63 milioni.

Commentando il risultato, Biden ha detto: “Continuiamo a innovare e sperimentare nuove modalità per comunicare con la nostra comunità di sostenitori online”, poiché il coronavirus ha radicalmente trasformato la campagna, inducendo i candidati ad abbandonare i comizi e i meeting con migliaia d’astanti. “È il momento di fare campagna in modo diverso, come non abbiamo mai fatto prima”, osserva l’ex vice-presidente di Barack Obama.

Nonostante il record di marzo, Biden – calcola il New York Times – è dietro Trump di quasi 187 milioni di dollari rispetto nella raccolta di fondi complessiva per la Casa Bianca. Un dato che si spiega, in parte, col fatto che fino a Pasqua le donazioni democratiche andavano a diversi aspiranti alla nomination, mentre quelle repubblicane erano tutte per Trump. Nelle corse per il Congresso, invece, i candidati democratici superano, in genere, per raccolta fondi i lori rivali repubblicani.

La campagna per la rielezione del presidente aveva globalmente raccolto a fine marzo 677 milioni e, nel primo trimestre 2020, 212 milioni. Marzo, con 63 milioni di dollari, è stato per Trump meno ricco di febbraio – 86 milioni -, ma comunque il secondo migliore in assoluto per fondi raccolti. Tutti i dati vengono dalla commissione elettorale nazionale e dai comitati elettorali democratico e repubblicano.

(Gpnews-Usa2020)

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