Skip to main content

Bye bye Tencent. L’azienda cinese fuori dall’Onu (effetto della cura Trump)

“Sono convinto che stiamo entrando in un periodo in cui Cina e Stati Uniti si sfideranno per il controllo delle agenzie delle Nazioni Unite”, diceva un mese fa Richard Gowan, UN Director dell’International Crisis Group, intervistato da Formiche.net all’indomani dell’elezione di Daren Tang a capo dell’agenzia onusiana dei brevetti Wipo, un’importante vittoria diplomatica per gli Stati Uniti di Donald Trump. La decisione di Washington di tagliare i fondi alla “filo-cinese” Organizzazione mondiale della sanità sembra rappresentare un altro segnalo di questo scontro prossimo. Ma non è tutto.

Una settimana fa il Financial Times rivelava tensioni all’interno delle Nazioni Unite per la decisione di affidare al colosso cinese Tencent i dialoghi e i incontri in programma quest’anno per il 75° anniversario dell’Onu: milioni di conversazioni con Tencent Meeting, WeChat Work e Tencent Artificial Intelligence Simultaneous Interpretation. Ma i timori sulla privacy, legati all’affidamento di un simile progetto a un colosso impegnato nella propaganda del Partito comunista cinese (come nel caso dei “videogiochi patriottici” rivelato da Bloomberg), erano molti. 

Così, come racconta oggi Foreign Policy quella partnership è stata cancellata dopo le pressioni dei gruppi che si occupano di diritti umani ma anche dei funzionari statunitensi. Il giornale cita un documento interno in cui un funzionario spiega come la scelta di Tencent sia dovuta anche al fatto che un sondaggio delle Nazioni Unite sui 75 anni fosse “non facilmente accessibile in Cina”: “in quanto tale, Tencent si è messa a disposizione per creare una piattaforma online in Cina per aiutare a diffondere il sondaggio in Cina”, ha scritto il funzionario. Una beffa, sottolinea Foreign Policy: i censori cinesi impediscono l’accesso dei loro cittadini a un sondaggio delle Nazioni Unite, così le Nazioni Unite chiedono aiuto a una società cinese che ha colto quella censura per diffondere il sondaggio.

In un duro editoriale su Nikkei Asian Review Michael Caster, co-fondatore di Safeguard Defenders, un’organizzazione che si occupa di diritti umani in Cina, chiedeva: “Considerato che uno degli obiettivi della partnership è discutere del futuro che vogliamo vedere, che cosa accade se le persone discutono di questi argomenti delicati su una piattaforma Tencent? Verranno censurate? Che cosa succede alle persone che ne parlano e si trovano in Cina?”.

Come ricostruito da Foreign Policy, il comitato per il settantacinquesimo anniversario delle Nazioni Unite ha ricevuto finanziamenti per oltre 7,6 milioni di dollari. Di questi oltre 3 milioni provengono da Cina (300.000 dollari), Germania, Francia, Islanda, Irlanda, Portogallo, Paesi Bassi, Turchia, Sri Lanka, Corea del Sud, Svezia, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti. Diverse fondazioni hanno contributo per quasi 4,5 milioni: tra queste, la Bill & Melinda Gates Foundation, la Ford Foundation, la Open Society Foundations e la United Nations Foundation. “Gli Stati Uniti, che hanno protestato contro l’influenza crescente di Pechino sulle Nazioni Unite, non hanno contribuito”, conclude il giornale.

×

Iscriviti alla newsletter