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Su Mosca no a speculazioni. Così Frattini parla di russofobia, Cina e Nato

Gli aiuti russi? Dimostrano la generosità di un Paese da sempre amico dell’Italia e non c’è da fare alcuna speculazione né da eccitare paranoie russofobe. Lo spiega a Formiche.net Franco Frattini, due volte ministro degli Esteri (una durante la guerra di Bush in Iraq), ex commissario europeo, oggi presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (Sioi) e presidente di sezione del Consiglio di Stato.

Che aiuti sono arrivati dalla Russia contro la pandemia di coronavirus?

Sono aiuti generosi di un Paese che con l’Italia ha mantenuto sempre, anche nei momenti più difficili, eccellenti rapporti. Evidentemente, di fronte alla prima fase dell’emergenza in cui i partner europei quasi ridevano di noi la Russia ha avuto buon gioco a dimostrare una solidarietà più concreta. E non a caso anche gli americani poi si sono affrettati a inviare aiuti. È quindi un’azione in primo luogo giusta e concreta, in secondo luogo, dalla prospettiva del presidente Vladimir Putin, una scelta scaltra: ha dimostrato agli altri Paesi come si possa fare qualcosa di molto concreto in tempi anche molto rapidi.

È stata una scommessa politica la sua?

Di fronte a gesti davvero poco commendevoli come quelli dei Paesi che hanno bloccato gli aiuti destinati all’Italia, la Russia ha giocato la sua partita: ha dimostrato di essere amica dell’Italia. Non farei nessuna altra speculazione. Tant’è vero che poi Putin e il presidente statunitense Donald Trump si sono sentiti e hanno raggiunto un’intesa per l’acquisto di aiuti russi da parte degli Stati Uniti. Il che dimostra che ci sono cose rispetto a cui le solite speculazioni di principio sono sbagliate. 

Qual è la sua valutazione della risposta dei ministeri di Esteri e Difesa alle parole del portavoce della Difesa russa contro La Stampa?

È una dichiarazione ragionevole, il governo non si può mettere in mezzo tra un quotidiano nazionale e il portavoce di un ministero straniero. Hanno fatto bene Esteri e Difesa a richiamare un principio generale che la libertà di stampa.

C’è un però, come ha detto anche lei. Gli Stati Uniti hanno acquistato materiale dalla Russia, in Italia invece abbiamo assistito a qualcosa di molto vicino a parate militari.

Abbiamo visto strumenti che servivano ad aiutare come medici e macchinari. Francamente non penso proprio che ci sia da eccitare la paranoia dei russi che sbarcano con la scusa del coronavirus. Sono veramente delle cose campate in aria. E qualche giorno fa alla ministeriale della Nato, il nostro governo ha deciso di guardare ai fatti grazie anche a un’intelligence capace di fare distinzione tra gli aiuti sinceri e quelli non. E finora non mi sembra sia uscito fuori qualcosa.

Questi aiuti russi hanno un costo politico? La rimozione delle sanzioni?

Penso che le sanzioni siano un errore gravissimo, la mia posizione è nota. Ma devono essere rimosse dopo un dibattito politico e una decisione unanime a livello europeo. Non credo però sia questo l’obiettivo. Penso, al contrario, sia un’ulteriore conferma del fatto che in un mondo assai meno sicuro che in passato, partner come la Russia non vadano visti con sospetto. Serve, invece, impegnarli in azioni comuni. In un mondo che ha visto crollare la globalizzazione a causa del virus, ci mettiamo anche a fare le Guerre fredde?

Dovremmo ripensare la Nato?

La Nato, che è il nostro strumento di sicurezza collettiva, deve fare molto di più sul fronte della politica di prevenzione e per la stabilità del Medio Oriente. E deve rafforzare quegli strumenti di azione rapida per le emergenze non tradizionali come queste. 

E il rapporto con la Russia?

La Nato non ha cancellato quello strumento che creammo nel 2002, cioè il consiglio Nato-Russia. Non si è più riunito dopo i fatti dell’Ucraina ma esiste ancora. Riaprire un dialogo su temi strategici è assolutamente necessario. Anche perché la Nato stessa ha tutti gli strumenti per individuare eventuali comportamenti ostili per alcuni membri come la Polonia per esempio. La Russia deve essere assolutamente coinvolta sulla Siria e sulla Libia. E su quest’ultimo tema è fondamentale, non fosse altro perché sostiene il generale Khalifa Haftar e le sue forze, che ora si trovano in posizione di forza, mentre noi stiamo cercando una conciliazione nazionale tra le due parti. 

Quanto, invece, agli aiuti cinesi: possiamo fidarci?

La Cina è certamente più problematica della Russia visto che ha ormai una vocazione da prima potenza mondiale: vuole superare gli Stati Uniti, non ci riuscirà, ma ha ambizioni da numero uno. Risponde a logiche espansionistiche e ha nel mirino un’area dove ci sono interessi occidentali molto forti ben più ampia di quella su cui la Russia tenta di mantenere la sua influenza e in cui comunque la Nato è presente. Invece, se pensiamo a Paesi come il Vietnam, l’India, il Giappone, la Corea del Sud vediamo che c’è un’enorme fetta di mondo su cui la Cina ha messo gli occhi. 

E la Via della seta?

Non è gratis nemmeno quella. È un progetto politico di presenza e di influenza, non è un progetto economico per regalare infrastrutture all’Occidente. Per questo guarderei alla Cina con molta più attenzione rispetto a quanto si fa con la Russia, come mi sembra che anche la Nato stia facendo.


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