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Agli americani piace il Trump anti-coronavirus

Le indicazioni federali sulle distanze sociali da tenere per ridurre il contagio da coronavirus resteranno in vigore negli Stati Uniti fino al 30 aprile. Dopo avere fatto marcia indietro sulla messa in quarantena degli Stati di New York, New Jersey e Connecticut, il presidente Donald Trump smentisce di nuovo se stesso: aveva detto di volere allentare le indicazioni per Pasqua, il 12 aprile, per rimettere in moto l’economia, suscitando le critiche degli esperti di sanità in tutta l’Unione.

Le indicazioni federali, che molti governatori hanno reso vincolanti e più severe nei loro Stati, invitano, fra l’altro, le persone a stare a casa e a non riunirsi in gruppi superiori alle dieci persone, ma non hanno carattere vincolante.

L’annuncio di Trump è stato fatto nella serata di domenica, in una conferenza stampa nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, quando i positivi al coronavirus negli Stati Uniti erano oltre 140 mila e i morti sfioravano i 2500 — dati della John Hopkins University. “Il picco dei decessi da contagio si avrà fra due settimane”, ha detto il presidente, motivando la sua decisione. Trump ha pure ribadito che gli Usa hanno più casi di altri Paesi perché fanno più test.

Sul prolungamento delle misure hanno certo influito previsioni come quelle di Anthony Fauci, massimo esperto di malattie infettive e consulente della task force sul coronavirus: milioni di casi e fino a 200.000 morti negli Stati Uniti.

L’andamento ondivago delle dichiarazioni e delle decisioni sul coronavirus non impedisce, tuttavia, al presidente di continuare a migliorare la sua posizione in chiave elettorale: un sondaggio Abc/WP gli attribuisce, in un confronto con Joe Biden, il probabile candidato democratico alla Casa Bianca, il 47% dei consensi contro il 49% — a febbraio, Biden era avanti di sette punti.

La corsa alla presidenza è profondamente cambiata rispetto a quando il virus pareva lontano e Trump ne sminuiva l’importanza e l’impatto. Nelle ultime settimane, Biden e Bernie Sanders, rivali per la nomination democratica, sono quasi spariti dai media, senza comizi né dibattiti, mentre Trump ha una o due ore al giorno di dirette televisive con i briefing quotidiani della task force contro il coronavirus.

L’assenza dalle news di Biden e Sanders, relegati in casa e costretti solo a incontri virtuali, pesa, come si vede dai sondaggi. L’ex vice-presidente è pure incorso in una gaffe: intervistato dalla CNN, ha tossito senza prendere le precauzioni che lui stesso stava consigliando ai cittadini americani.

Per il senatore del Vermont, il diradamento delle primarie riduce le possibilità di recupero su Biden e fa aumentare le pressioni per un suo ritiro, così che i democratici possano fare blocco su Biden è rinunciare in via definitiva alle primarie restanti.

Un elemento di novità è il forte successo dei governatori in prima linea per l’emergenza contagio, quasi tutti democratici. La figura che emerge è quella di Andrew Cuomo, considerato da più parti l’attuale anti-Trump – i due si sono scontrati sulla quarantena di New York — e un idolo delle donne. Sui social c’è chi ne vuole una candidatura alla Casa Bianca e si chiede perché votare Biden quando c’è Cuomo.

Usa2020

 


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