Sette. E non tette. Sette sono i peccati capitali, ma la lussuria, quella forse fa per tre. Anzi no, per sette. Sette sono anche i nani. E fin qui, ci siamo. Piccoletto eppure amante del lavoro. Ma a Brontolo e company almeno era permesso di avere la loro Biancaneve. A lui no. Sette era pure il numero del suo calciatore prediletto, Andriy Schevchenko, quando il re dell’Est segnava tanti goal regalando gloria e onnipotenza al popolo rossonero e al suo presidente. Infine, sette sono i re di Roma. E SilvioB un po’ lo è stato l’uomo simbolo della Capitale.
Ma adesso hanno deciso che non deve esserlo più, che deve tornare a fare il lùmbard. I palazzi che contano – quelli della Città Eterna – non fanno più per lui. “S’é fatta na certa” direbbe qualcuno. E anche se al Tribunale di Milano l’espressione prettamente romana non è in uso, l’idea del “è ora di andare” l’hanno fatta propria e messa giù, nero su bianco, nella sentenza di ieri. Ebbene sì, sette sono pure gli anni che il suddetto SilvioB dovrà scontare in galera.
Ma chi il Cav? Esatto, proprio lui. A deciderlo le Tre Grazie, Carmen D’Elia, Orsola De Cristofaro – giudici a latere – e il presidente della giuria Giulia Turri. Messe insieme le tre creature del gentil sesso hanno segnato un bel colpo. Quasi pari al rigore di Sheva all’Old Trafford. E pensare che l’ex Premier in aula c’è finito proprio per colpa di femmine e sesso. Se gentile non lo sappiamo. Di solito cene e feste sono ben gradite. Ma la magistratura – almeno quella italiana – deve avere preferenze diverse. De gustibus non disputandum est. Almeno per ora. Arriverà il tempo dell’Appello. E poi della Cassazione. Lo ha detto il fido Ghedini, che da quando si aggira per il Palazzo di Giustizia meneghino facendo le veci del suo assistito pare ci abbia guadagnato. E non ci riferiamo ai soldi. Noi i conti in tasca non li facciamo a nessuno. Ci pensa già il Fisco a spiarci e va bene così. Ognuno fa il suo lavoro.
Dicevamo che l’avvocato si è accaparrato una certa notorietà e qualcuno addirittura azzarda complimenti al suo fascino. Che goda di luce riflessa? Potrebbe essere. Cosa gli fa il leader del Pdl alle ragazze non è dato a sapere. Quello che invece fanno loro a lui sì: sette anni, belli tondi, al fresco. Bando alle ciance, insomma SilvioB è stato condannato da tre donne. Siamo certe che lo stuolo delle olgettine e la venere nera che ha fatto macchiare il Cavaliere di “peccato mortale” non lo avrebbero condannato.
Ma le performance da giudicare forse sono diverse. La piacevolezza di giudizio c’è comunque. In ogni caso. Per una volta, la competizione femminile, quella che semina discordia e invidia in ogni dove, non ha prevalso nelle aule della Procura di Milano. E mancava la strega rossa (di capelli) con il frutto (dente) avvelenato. Se no, chissà cosa sarebbe successo. Ma il trio delle meraviglie, per non farsi mancare nulla, ha ben pensato di strafare e di dare al Cav ancora più di quanto il pubblico ministero aveva chiesto. Invece che sei, sette anni. Non solo. Se prima l’accusa era di induzione alla prostituzione, adesso – nonostante la signorina Ruby abbia fornito la sua versione dei fatti – le ben pensanti signore hanno deciso di tramutarla in prostituzione e concussione. E che volete farci lo sanno meglio loro che cosa succedeva in quelle sere tra un piatto di pasta – che non è peccaminoso solo per la linea a quanto pare – e un po’ di divertimento tra amici. Anche meglio dei trenta testimoni sentiti. Chiamasi veggenza.