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Draghi, Bce e le vere cause del dossier derivati secondo Fitoussi

Un’Unione europea che sembra incapace di prendere decisioni vere, un nervosismo dei mercati lontanissimo però dal poter creare bolle speculative, e una crisi politica, come quella italiana, che indebolisce e acuisce anche problemi finanziari non insormontabili. La fiducia nell’Ue? “Il massimo che si riesce a fare è calmare un po’ i mercati, fin quando l’inquietudine non si rifa viva”, spiega in una conversazione con Formiche.net l’economista francese Jean Paul Fitoussi, docente all’Università Luiss e all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi.

Il Tesoro e i derivati

Quello italiano sui derivati strutturati alla fine degli anni Novanta e ristrutturati recentemente non è certo uno scandalo. “Queste operazioni – spiega Fitoussi – vengono condotte in tutti i Paesi, e se le perdite sono forti dipende dall’ammontare dei derivati che vengono sottoscritti in grande quantità dappertutto”. Secondo Fitoussi difficilmente questo tema avrà ripercussioni negative a Francoforte e sul governatore della Bce, Mario Draghi, all’epoca della sottoscrizione dei contratti derivati direttore generale del Tesoro italiano. Più che finanziario, “il problema per l’Italia è politico, e l’inchiesta sembra essere uscita fuori proprio in un momento acuto in Italia, anche dopo la condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi“.

Le prossime mosse di Draghi e il summit di domani

“Mi aspetto che la Bce continui ad iniettare liquidità nel mercato europeo”, ribadisce l’economista dopo le rassicurazioni che si intensificano da Francoforte e vista del summit tra i leader dei 27 che si riuniranno domani e venerdì a Bruxelles per il vertice Ue. Ma Draghi potrebbe aprire davvero ai tassi negativi? “Non è tanto un problema di tassi d’interesse – osserva -, si interverrà comprando titoli sul mercato secondario, anche junk bonds, titoli spazzatura”. E come gestire l’opposizione della Bundesbank tedesca? “Non dovrebbe essere un problema. Del resto – aggiunge – ci sarà sempre l’opposizione di uno o più Paesi, ma non tale da paralizzare la Bce”.

Fed, bolle e spread

“C’è tempo”, commenta invece sulla possibilità che si creino bolle speculative sui mercati, che tornano a mostrare segnali di nervosismo soprattutto dopo l’annuncio della Fed statunitense che comincerà a rallentare l’acquisto di titoli nel corso dell’anno, per bloccarlo a metà 2015. E sul perché, in proporzione, stiano aumentando più i tassi d’interesse dei Paesi nordici rispetto a quelli della periferia dell’Eurozona, la spiegazione è facile secondo l’economista. “I Paesi nordici fino ad oggi hanno goduto della speculazione sui Paesi del Sud. E se qui il nervosismo si placa, tornano ad un livello più normale quelli della Germania ad esempio. Finora, del resto, hanno goduto di uno spread negativo”.

La Cina

E, di certo, non deve spaventare la stretta monetaria attuata dalla Bank of China. “Non si possono analizzare tutti i Paesi del mondo come se fossero nella stessa situazione. La Cina ha un tasso d’inflazione che né l’Ue, né gli Usa presentano”.


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