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Iva e Imu, il pd Visco scudiscia il pd Letta

Il rinvio della entrata in vigore dell’aumento della aliquota dell’Iva conferma che il Governo è (semi)paralizzato nelle sue contraddizioni. L’aumento dell’Iva in una situazione di crollo dei consumi, della produzione, del Pil e dell’occupazione sarebbe un atto di autolesionismo evidente (pur prescindendo dai suoi effetti redistributivi). Inoltre, con ogni probabilità, grazie alla caduta dei consumi e all’aumento dell’evasione, esso non produrrebbe gettito netto (come si è già visto con il precedente aumento). Tuttavia, l’aumento è contabilizzato in bilancio ed è parte integrante della manovra concordata con l’Europa negli anni passati.

Il punto è che se si voleva evitare l’aumento dell’Iva, non si doveva porre sul tappeto la questione della prima casa e dell’Imu. Al contrario, l’Imu andava razionalizzata rivalutando i valori immobiliari ai prezzi di mercato, escludendo un numero di proprietari di prime case uniforme per tutti i Comuni indipendentemente dalle loro dimensioni, risolvendo il problema dei “capannoni” e riducendo di molto le aliquote in vigore. In questo modo sarebbe stato anche possibile ottenere un gettito aggiuntivo per finanziare il mancato aumento dell’Iva, in un contesto di redistribuzione positiva dell’incidenza dell’Imu. Aver accettato di considerare l’Imu una priorità è stato un grave errore del governo che ne sta condizionando l’intere opera.

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