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Propaganda dell’Iran. E spunta anche un sito italiano (con Meluzzi e Fusaro)

Il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha smantellato una rete di 92 siti internet collegati ai Pasdaran (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) e utilizzato per diffondere disinformazione e creare caos (piuttosto che opinioni pro Iran) in tutto il mondo. “L’Iran non può essere autorizzato a nascondersi dietro i siti di fake news”, ha detto David Anderson, attorney degli Stati Uniti per la California settentrionale annunciando il sequestro ai sensi del Foreign Agents Registration Act, la legge che obbliga gli agenti stranieri negli Stati Uniti a dichiarare il loro status in modo che il governo di Washington e i cittadini statunitensi siano a conoscenza della fonte delle informazioni.

Quattro dei domini sequestrati facevano propaganda pro Iran camuffandosi da media statunitensi e diffondendo false notizie sulla politica interna e sulla politica estera degli Stati Uniti. Gli altri 88, invece, avevano come obiettivi Europa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico. Nel 2018 l’agenzia Reuters aveva rilavato un’operazione simile: la propaganda iraniana aveva utilizzato una rete di oltre 70 pseudo-media per diffondere segretamente la propaganda di Stato in 15 diversi paesi ritenuti geopoliticamente significativi per Teheran: in particolare, dieci erano pensati per diffondere disinformazione nello Yemen, dove la Repubblica degli ayatollah sostiene i ribelli sciiti Houthi contro il governo filo-saudita.

LE INDAGINI

Google, Facebook e Twitter sono state coinvolte nelle indagini dell’Fbi. I domini sequestrati erano già stati identificati anche dai ricercatori dell’azienda statunitense di sicurezza informatica FireEye nel 2018. All’epoca, le operazioni dei Pasdaran alimentavano la propaganda anti-saudita, anti-israeliana e filo-palestinese e promuovevano politiche statunitensi ritenute favorevoli all’Iran, compreso l’accordo nucleare Jcpoa.

IL SITO “ITALIANO”

Schermata 2020-10-10 alle 11.57.33Tra i 92 domini sequestrati c’è anche pergiustizia.com, sito in lingua italiana. Dopo il sequestro non è più raggiungibile ma una ricerca su Google offre qualche risultato sugli articoli pubblicati e i temi rilanciati: teorie sul ruolo della Fondazione Rockfeller nel coronavirus; “regime israeliano complice di genocidi”; finanziamenti americani e francesi ai cinesi per condurre a Wuhan gli esperimenti sui virus più pericolosi e mortali per l’uomo; interventi a difesa di chi brucia la bandiera degli Stati Uniti (come accade spesso in Iran); conversazioni tra Diego Fusaro e Alessandro Meluzzi sui “molti i misteri in questa vicenda”, cioè la pandemia di coronavirus; i “rischi giganteschi dal 5G”; “la Nato al timone della politica estera italiana” con riferimenti alla riunione in video conferenza di giugno tra i ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica (tra cui l’italiano Lorenzo Guerini); Bill Gates che sarebbe da mettere sotto accusa per crimini contro l’umanità; interviste all’avvocato Carlo Corbucci, esperto di cultura islamica.

Basta prendere queste ultime due “notizie” e fare un’altra velocissima ricerca per scoprire che la propaganda di pergiustizia.com coincide con quella iraniana. ParsToday, servizio multilingue della tv di Stato iraniana, rilancia gli stessi messaggi sulla versione italiana del sito: “Circa 600mila cittadini vogliono che Bill Gates sia accusato di crimini contro l’Umanità” e Avv. Carlo Corbucci all’IRIB parla della figura del Nobile Gesù Cristo dal punto di vista gnostico.

I PRECEDENTI

Con l’avvicinarsi del voto è aumentato il volume degli avvenimenti lanciati dalle autorità e dalle aziende statunitensi circa il rischio di tentativi di interferenza e influenza sul voto. Ad agosto Bill Evanina, direttore del National Counterintelligence and Security Center, aveva dichiarato che Cina e Iran stavano lavorando contro la rielezione di Donald Trump mentre la Russia stava continuando i suoi sforzi per sostenere la conferma del presidente alla Casa Bianca. Un mese più tardi, Microsoft aveva rivelato che hacker russi e iraniani avevano messo nel mirino centinaia di organizzazioni e attori coinvolti nella corsa presidenziale, tra cui la campagna di Trump e quella dello sfidante Joe Biden. Ad aprile, infine, un rapporto del dipartimento di Stato spiegava come, in piena pandemia, le campagne di disinformazione messe in piedi da Cina, Iran e Russia si facevano eco tra loro: basti pensare alle teorie del complotto secondo cui il coronavirus sarebbe stato portato a Wuhan dall’esercito degli Stati Uniti.



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