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Guerre irregolari (di Cina e Russia) e come combatterle. Ecco la nuova strategia del Pentagono

Meno contrasto al terrorismo e più lotta alle campagne di disinformazione e di guerra economica di Russia e Cina, protagoniste di un confronto globale a colpi di orde di troll su social network, investimenti diretti esteri e ricorso a mercenari in giro per il mondo. È così che gli Stati Uniti stanno ri-orientando l’approccio alla “irregular warfare” del Pentagono, chiamando a raccolta i partner e gli alleati internazionali. Lo spiega la sintesi declassificata dell’allegato “Irregular warfare” alla National defense strategy (Nds), presentata al pubblico (interno e internazionale) venerdì scorso.

LA STRATEGIA

Era il 19 gennaio del 2018 quando l’allora capo del Pentagono James Mattin svelò la nuova National defense strategy americana. Sulla scia della più ampia National security strategy pubblicata qualche mese prima, definiva il riadattamento della postura militare americana per affrontare il nuovo confronto tra potenze e i due principali competitor, Russia e Cina. Da questa assunzione sono derivati altri documenti strategici, come la Nuclear posture review e la Missile defense review, nonché attività di pianificazione per le forze distribuite in tutto il globo (qui un focus sull’Africa) e progetti di revisione operativa per le varie componenti della Difesa (qui un focus sul Corpo dei Marines). Si attendava il documento di riferimento per l’irregular warfare, difatti già approvato lo scorso anno ma non ancora svelato nella sua sintesi declassificata. Dodici pagine, che danno l’idea di come gli Stati Uniti stiano ripensando i propri interventi oltre oceano.

GLI OBIETTIVI

A presentare il documento è stato Joe Francescon, deputy assistant secretary del Pentagono per Operazioni speciali e contrasto al terrorismo. Una nomenclatura dell’incarico che potrebbe variare, almeno considerando il concetto-base dell’allegato: spostare l’irregular warfare dal puro anti-terrorismo (su cui è stato incentrato negli ultimi vent’anni) a uno spettro operativo più ampio, tra guerra informativa, ibrida e operazioni in “grey zone”. D’altra parte, ha spiegato Francescon, l’obiettivo americano è di affrontare sfide nuove come il ricorso cinese della leva economica su Paesi in via di sviluppo o le campagne russe di disinformazione. Un impegno su cui Washington spera di far convergere alleati e partner, ragion per cui la sintesi è stata pubblicata.

L’AMBITO

Ma cos’è l’irregular warfare? “È una lotta tra attori statuali e non statuali per influenzare le popolazioni e colpire gli assetti legittimi”, si legge nell’allegato. “Predilige approcci indiretti e asimmetrici, sebbene possa impegnare l’intera gamma di capacità militari al fine di erodere il potere, l’influenza e la volontà di un avversario”. Si va dunque da guerra non-convenzionale e operazioni di stabilizzazione in Paese estero, dal contrasto al terrorismo alla contro-insurrezione. Comprende attività di intelligence, formazione, cyber, operazioni civili-militari, guerra economica, informativa e difesa/attacco delle reti. “Gli avversari statuali e i rispettivi proxy – prosegue l’allegato – cercano sempre più di prevalere attraverso il proprio uso di guerra irregolare, perseguendo obiettivi nazionali nello spazio competitivo deliberatamente al di sotto della soglia che potrebbe provocare una risposta convenzionale degli Stati Uniti”. Il riferimento è soprattutto a Cina, Russia e Iran.

GLI AVVERSARI

“Avversari come Cina e Russia utilizzano tecniche e tattiche di irregular warfare – ha spiegato Francescon – che sono sotto la soglia della guerra convenzionale, per influenzare le popolazioni”. Tecniche e tattiche che includono “attività come l’uso di social media per erodere la legittimazione di valori e istituti democratici”. In particolare, la Cina usa “l’irregular warfare per rubare la proprità intellettuale che è vitale per la sicurezza nazionale”, fornendo inoltre “prestiti infrastrutturali a Paesi con l’obiettivo di utilizzare quelle risorse come una leva della propria strategia globale militare”.

L’INVITO AGLI ALLEATI…

Per rispondere a tutto questo, la parola d’ordine degli Stati Uniti è “innovazione”. Occorre “mixare creativamente la potenza di guerra tradizionale con approcci proattivi, dinamici e non ortodossi all’irregular warfare che possano plasmare, prevenire e prevalere sugli avversari, mantenendo equilibri di potenza regionali favorevoli con i nostri partner e alleati”. Prima di tutto, si punta dunque a rafforzare la collaborazione con gli alleati. Citando le manovre congiunte con il Giappone nel Mar cinese meridionale e quelle con i partner nella regione dell’Artico, Francescon ha spiegato come si possa esercitare pressione sulle ambizioni di Cina e Russia in quei contesti.

… E LA CONDIVISIONE

Poi, la nuova strategia per l’irregular warfare punta a dotare il Pentagono di un più ampio ventaglio di capacità e competenze, oltre quelle per il contrasto al terrorismo su cui si è concentrato nell’ultimi ventennio. Si lavora soprattutto sugli aspetti di expertise e formazione. L’obiettivo è avere “un ciclo reattivo” di irregular warfare, tra le lezioni apprese da episodi del passato e nuove competenze da diffondere nel personale. Si fa riferimento a un approccio “trasversale e inter-agenzia”, in cui la comprensione delle dinamiche dell’irregular warfare è “diffusa e sufficiente” in tutte le varie branche della Difesa (e non solo) che si occupano di operazioni in questo campo. Il passo successivo è “istituzionalizzare” le tecniche di guerra irregolare, così che ogni Comando unificato abbia la capacità di utilizzare prontamente le nuove competenze.



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