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5G, l’Ue suona la sveglia. Piani entro l’anno e altolà Huawei

Utilizzare appieno il pacchetto di strumenti per la cybersicurezza 5G adottato il 29 gennaio e applicare le restrizioni sui fornitori ad alto rischio (definizione che spesso viene affibbiata alle cinesi Huawei e Zte) per le attività definite critiche e sensibili dalle valutazioni dell’Unione europea. Sono le raccomandazioni contenute nelle bozze delle conclusioni del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles iniziato oggi per concludersi domani.

Sul tavolo dei leader europei diversi temi: le relazioni con la Turchia e la situazione nel Mediterraneo orientale, i rapporti con la Cina, la situazione in Bielorussia e dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny. All’ordine del giorno anche il mercato unico, la politica industriale e la trasformazione digitale.

Il Consiglio europeo sottolinea ancora che “i potenziali fornitori di 5G devono essere valutati sulla base di criteri oggettivi comuni”. Infine, “per assicurare la rapida diffusione del 5G in tutta l’Unione europea, il Consiglio europeo sollecita tutti gli Stati membri a presentare alla Commissione i loro piani nazionali per il dispiegamento del 5G entro la fine di quest’anno”, si legge nelle bozze. Pena, come riporta Euractiv, azioni legali da parte dell’esecutivo comunitario. 

Come ha spiegato Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, aprendo il confronto con la commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo sulle prossime proposte legislative della Commissione nel settore digitale, “stiamo entrando nei mesi fondamentali per preparare il prossimo decennio dell’Unione europea”. Breton, che nei giorni scorsi ha incontrato il sottosegretario Usa alla Crescita economica, Keith Krach (uno degli uomini chiave sul dossier 5G a Washington) ha rassicurato la commissione che per il dispiego delle reti 5G “sono stati effettuati numerosi studi scientifici per stabilire la soglia minima di accettabilità per le irradiazioni di queste reti, a tutela della salute dei cittadini”. Per quanto riguarda la questione della sicurezza europea, ha invece ribadito, come riporta EuNews, di avere “piena fiducia nella collaborazione tra gli Stati membri e la Commissione UE nella definizione dei fornitori ad alto rischio”.

Eccole, dunque, le ultime due mosse europee sul 5G: da una parte l’accelerazione per il dispiegamento (anche perché è noto che il tempo e denaro, figuriamo se si dovesse rendere necessario sostituire le attrezzature considerate a rischio); dall’altra le restrizioni per garantire la sicurezza. Non è un caso arrivino in questa fase contraddistinta dalle visite di Krach e del suo superiore, il segretario di Stato Mike Pompeo, in Europa ma anche dalle indicazioni che arrivano da molte capitali che nel Vecchio continente si stanno muovendo alla ricerca di una via europea. Ultima, come raccontato da Formiche.net, sembra essere la Germania, dove il governo di Angela Merkel appare pronto a imporre nuove e rigide restrizioni sul 5G che di fatto escluderanno Huawei.

La “via europea” è stata evocata anche ieri a Roma, nei colloqui di Pompeo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Quest’ultimo in conferenza stampa ha spiegato che l’Italia è “a favore di regole europee comuni”. E ancora: “Abbiamo ben presente le preoccupazioni degli alleati americani, siamo consapevoli della responsabilità che grava su ogni Paese Nato quando entra in gioco la sicurezza degli alleati”.

Come spiegato a Formiche.net da una fonte, il premier ha invece voluto spiegare il senso di quella “via europea” indicata da tutta la maggioranza. “Non è solo un artificio retorico per buttare la palla a Bruxelles, ha detto a Pompeo, per due motivi”, ha riportato Francesco Bechis su queste pagine. “Il primo: se ognuno in Europa va per la sua, a poco serve mettere in sicurezza la rete, perché si rischia l’effetto groviera, cioè un Paese blinda gli operatori delle tlc e quello confinante dà in mano l’infrastruttura di rete, ad esempio, alla cinese Huawei. Il secondo: la Commissione Ue ha capito il vero nodo dell’avanzata cinese sul 5G europeo: la concorrenza. Quell’invito di Bruxelles ad evitare fornitori unici è ovviamente cucito su misura e chiama i Paesi membri a riequilibrare la posizione di mercato dominante dei colossi cinesi per far spazio ai competitors europei (su tutti Nokia ed Ericsson)”.


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