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Il mitico 10 della Juve a Tevez. Niet nostalgia, i bianconeri puntano alla Champion’s !

Ormai, nel calcio professionistico, le scelte di vita dei campioni di legarsi, per sempre, alla squadra del cuore si contano sulle dita di una mano. Totti nella Roma,  qualche anno fa Maldini e Baresi nel Milan, Antognoni nella Fiorentina. Più frequenti le scelte di villa e di tanto denaro.

Non sorprende, dunque, la decisione del giovane Presidente della Juventus, Andrea Agnelli, di ripescare   la mitica maglia numero 10, che era stata lasciata in magazzino dopo il sofferto- e non da tutta la tifoseria condiviso- addio ai bianconeri di Del Piero, e di metterla sulle spalle del nuovo, molto costoso “top player” della Vecchia Signora, Carlito Tevez.

Una scelta comprensibile, legata anche all’esigenza di far fruttare, sul mercato dei gadget, l’oneroso investimento della società bianconera : 9 milioni, più 6 di bonus, al Manchester City, mentre l’ex fantasista del Boca Juniors- anche in quel club ereditò il numero 10 da Maradona- ha firmato un triennale da 5,5 milioni di euro, anche se qualcuno ipotizza addirittura  6,5, oltre che una mega-commissione al furbo procuratore dell’argentino.

13 mesi e 11 giorni dopo, la mitica Numero 10 ha, finalmente, trovato quello che, sul campo, dovrà dimostrare di essere all’altezza non solo delle magie e dei goal di Del Piero ma, prima di lui, delle prodezze di campioni indimenticabili, che hanno fatto la storia della Juventus : Omar Sivori, Michel Platini e Robi Baggio.

Molti tifosi, nostalgici, hanno deplorato il mancato ritiro, per sempre, della maglia. Ma era stato lo stesso Del Piero, all’indomani della straordinaria ovazione, che gli decretò, il 15 maggio 2012, lo Juventus Stadium ad essere realista : “Non voglio che la mia maglia venga ritirata. Da bambino, io sognavo di poterla indossare. E desidero lasciare questa possibilità a qualcun altro “.

E, dunque, tappeto rosso e primo trionfo torinese per Tevez, 29 anni, faccia cordiale, sorriso aperto ma asso capriccioso e volubile, come il suo mitico connazionale, Maradona, ma che campione lo è certamente, come ha ammesso lo stesso Roberto Mancini, che pure con lui ha spesso litigato al Manchester City.

L’arrivo, finalmente, di un top-player nel bel Paese è un segnale positivo per il nostro calcio, dopo anni di partenza dei fuoriclasse dalla serie A verso la Spagna, l’Inghilterra e la Francia.

E i campioni d’Italia, con Tevez, con Llorente e, se arriverà, con Jovetic hanno lanciato un chiaro segnale alle rivali, sui campi di casa nostra e su quelli europei : nel 2014 intendiamo rivincere lo scudetto e arrivare almeno alle semifinali della Champion’s League. Ora tocca a Napoli, Milan e Inter rispondere, a tono, a Conte e al suo rinnovato e rafforzato squadrone.

Pietro Mancini



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