Skip to main content

Sean Connery, un’icona mondiale dell’intelligence. Il ritratto di Caligiuri

Il grande attore scozzese scomparso oggi a 90 anni ha portato il ruolo dei Servizi segreti nell’immaginario collettivo. Il commento di Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence

Interpretando il personaggio di 007, Sean Connery ha contribuito in modo determinante a rendere popolare l’attività dei Servizi segreti. James Bond è stato inventato negli anni Cinquanta da una spia vera qual era stata Ian Fleming durante la seconda guerra mondiale.

E sebbene la fantasia sullo schermo, sopratutto nei primi anni, sembrava prevalere sulla realtà, il ruolo dell’agente segreto interpretato da Sean Connery rappresenta un’icona assoluta del nostro tempo con la quale si identifica la funzione dell’intelligence, determinante per la sicurezza e il benessere di tutti gli Stati.

Non è casuale che la saga più longeva della storia del cinema sia quella di James Bond, dove a volte si è anticipata la realtà. Basti pensare agli strumenti inventati da “Q”, capo del laboratorio attrezzature segrete del MI6, che negli ultimi film è un genio dell’informatica.

Poi in Una cascata di diamanti (1971) fa addirittura intravedere un possibile “Complotto” quando, inseguito da chi aveva cattive intenzioni, irrompe in un set dove si stava filmando la simulazione di un atterraggio sulla luna.

Sean Connery interpretava un personaggio affascinante e a suo agio con le donne, le tecnologie e il bel mondo, nella cornice netta della guerra fredda ma che già anticipava i rischi fuori controllo di organizzazioni criminali come la Spectre, in Thunderball operazione tuono (1965).

Nel corso degli anni la figura di James Bond è profondamente mutata in linea con le sconvolgenti trasformazioni del mondo. E come si vede in Il domani non muore mai (1997), 007 si è quindi trovato a combattere nella società della disinformazione, dove il magnate dei media Elliot Carver fabbricava le notizie, per orientare la percezione della realtà.

Il tutto con il cambio di paradigma dello spionaggio, che “M”, la responsabile del Secret Intelligence Service di Sua Maestà, così descrive alla commissione parlamentare in Skyfall (2012): “io vedo un mondo diverso dal vostro. E la verità è che quello che vedo mi spaventa molto. Sono spaventata perché non sappiamo più chi sono i nostri nemici. Non sono più rintracciabili, non sono Nazioni. Sono individui. Il nostro mondo non è più trasparente, ora. È più opaco. È nelle ombre. È lì che dobbiamo combattere”. Oggi è questa la dimensione dello spionaggio in cui si muove 007, tra il reale e l’immaginario.

Ma nella nostra mente tutto ebbe inizio con 007 Licenza di uccidere (1962) quando c’era chi scandiva “il mio nome è Bond, James Bond”. Ciao Sean.


×

Iscriviti alla newsletter