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Pechino silenzia Hong Kong. Cacciati quattro deputati pro democrazia

La Cina fa cacciare quattro deputati pro democrazia di Hong Kong (senza neppure un processo). È soltanto l’ultimo capitolo della repressione del dissenso nell’isola

Quattro deputati del Civic Party, parte del fronte pro democrazia, sono stati cacciati dal Consiglio legislativo di Hong Kong (il Parlamento del Porto profumato). Si tratta di Dennis Kwok Wing-hang, Alvin Yeung Ngok-kiu, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung Kai-cheong.

È accaduto tutto in pochi minuti. Prima il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, la massima legislatura cinese, ha adottato una risoluzione che consente all’esecutivo della città di espellere i legislatori senza dover passare attraverso i tribunali nella caso in cui questi siano giudicati (dalla politica, non dalla magistratura) colpevoli di aver “promosso o sostenuto l’indipendenza di Hong Kong, rifiutato di riconoscere la sovranità cinese, cercato l’interferenza di forze straniere”. Poi il governo di Hong Kong ha annunciato la decadenza dal Consiglio legislativo dei quattro parlamentari pro democrazia. Davanti alla minaccia di Pechino i 19 membri della fazione democratica hanno annunciato dimissioni in massa per dimostrare fino a che punto Pechino sia disposta a spingersi per schiacciare l’opposizione.

“Il Partito comunista è infuriato con i legislatori filodemocratici perché hanno svolto i loro doveri”, ha detto Wu Chi-wai, presidente della fazione pro-democrazia, dopo la cacciata dei quattro. “Tale comportamento è ridicolo e mostra come il Partito cinese sia spietato e non rispetti la Legge fondamentale”, ha aggiunto. Secondo Dennis Kwok Wing-hang sembra che “chi è al potere non possa più tollerare l’opposizione”. “Sono irremovibili nello sbarazzarsi di tutta l’opposizione nel Legco. E sono irremovibili nello sbarazzarsi di tutti i democratici, non solo nella Legco ma nell’intera Hong Kong. Questo è un grave allontanamento dallo spirito originale del principio ‘Un paese, due sistemi’ e anche dalle disposizioni della Legge fondamentale”, ha aggiunto.

Come ricorda l’Agenzia Nova, all’inizio di quest’anno, ai quattro legislatori che hanno riferito di essere incorsi nell’ira di Pechino è stato anche impedito di candidarsi per la rielezione durante le consultazioni previste per settembre, con presidenti di seggio che hanno stabilito che i legislatori non avrebbero rispettato la Legge fondamentale. Dopo che il voto di settembre per rieleggere il Consiglio legislativo è stato rinviato a causa della pandemia, i quattro — insieme alla maggior parte dei legislatori della fazione democratica — hanno deciso di rimanere nella legislatura, nonostante alcuni di loro lamentassero che l’estensione di 12 mesi ordinata da Pechino all’attuale mandato fosse incostituzionale. Chu Hoi-dick e Ray Chan hanno invece lasciato il consiglio, affermando che il loro mandato è scaduto.

A sottolineare la situazione emergenziale per la democrazia e i diritti umani a Hong Kong sono i dati resi noti dalla polizia locale (alle dipendenze di Pechino). In una dimostrazione di forza contro i manifestanti pro democrazia, ha comunicato che almeno 10.140 persone sono state arrestate a Hong Kong tra il 9 giugno 2019 e il 31 ottobre 2020 per disordini sociali e tra loro 2.325 sono state perseguite. Inoltre, ha affermato sui social media che tra le 2.325 persone perseguite, 690 sono state accusate di sommosse, 412 di riunioni illegali e 337 di possesso di armi. Delle 726 persone che hanno completato i procedimenti giudiziari, 603 devono subire conseguenze legali.


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