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Usa-Iran, perché (non) si torna indietro. L’analisi di Gramaglia

Biden

Indietro non si torna, non subito almeno. Il presidente eletto Joe Biden viene corteggiato dall’Iran di Rouhani. Ma la riapertura dei dialoghi per la denuclearizzazione affossati da Trump oggi sembra una chimera. Il punto di Giampiero Gramaglia

Il presidente eletto Joe Biden sollecita “un coordinamento” al presidente in carica Donald Trump, almeno sul fronte della lotta alla pandemia: “È importante che ci sia ora, o il più rapidamente possibile, perché altrimenti molte persone ancora moriranno”. L’appello di Biden cade quando, negli Usa, le vittime superano le 250.000 ed echeggia considerazioni di Anthony Fauci, il virologo in capo della task force anti-Covid della Casa Bianca.

Intervenendo a un evento virtuale agli operatori del settore sanitario, Biden, che ha già installato una sua task force, ha lamentato la mancanza di transizione anche sul fronte pandemia: “Non ci fanno accedere a quello di cui avremmo bisogno”, ha denunciato.

Negli Stati Uniti, secondo i dati della Johns Hopkins University, i decessi da coronavirus erano oltre 250.500, alla mezzanotte di ieri sulla East Coast, e i contagi superavano gli 11.527.000. L’Unione, che ha meno del 5% della popolazione mondiale, rappresenta circa il 20% dei decessi e dei contagi mondiali, rispettivamente oltre 46 milioni e quasi 1.350.000.

Ma dalla Casa Bianca, dove Trump continua a restare asserragliato, e dove alterna – riferiscono fonti a lui vicine ai media – momenti di frustrazione a scatti d’ira e desideri di rivalsa, non vengono segnali concilianti. Nei suoi tweet il magnate presidente ribadisce: “”Ho vinto le elezioni … Frodi ovunque nel Paese”; e allega un articolo del New York Times in cui si dice che Trump ha avuto quest’anno 10,1 milioni di voti in più rispetto al 2016 (ma Biden ne ha avuti oltre 15 milioni in più di Hillary Clinton). Trump twitta ancora: “Ho vinto io … Nessun osservatore repubblicano è stato ammesso ai seggi, un insulto alla Costituzione. E, poi, ovunque problemi tecnici con le macchine per il voto, votazioni ancora dopo la fine delle elezioni, e molto altro!”.

Il presidente – racconta chi gli è vicino – passa le giornate davanti alla tv, sui social, leggendo giornali e meditando sul suo futuro. In un clima sempre più cupo, ogni tanto chiama a raccolta consiglieri e collaboratori per pianificare tutto ciò che possa ostacolare la transizione e la futura Amministrazione Biden.

A Wilmington, nel Delaware, il presidente eletto continua a comporre la sua squadra e ha contatti con leader di tutto il Mondo. Ieri ha scelto chi guiderà il team che dovrà assicurare la conferma delle sue nomine in Senato: Jen Psaki, ex direttrice della comunicazione nella Casa Bianca sotto Barack Obama. Le difficoltà della Psaki varieranno in funzione dall’esito dei ballottaggi in Georgia del 5 gennaio, che decideranno se il Senato resterà in mano ai repubblicani o sarà invece controllato dai democratici (se li vincono entrambi).

Alla Camera, nel frattempo, i democratici hanno designato Nancy Pelosi per altri due anni nel ruolo di speaker. Superate le resistenze all’interno del partito, grazie pure alla vittoria di Biden, la Pelosi, 80 anni, deve ora aspettare il voto della plenaria per la conferma ufficiale, a gennaio.

Segnali distensivi sono ieri venuti dall’Iran: in un’intervista, il ministro degli Esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif ha detto che, se la nuova Amministrazione Usa deciderà di tornare nell’accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa), l’Iran riprenderà “automaticamente” e “rapidamente”, senza necessità di ulteriori negoziati, a rispettare interamente gli obblighi derivantile dall’intesa.

Rispetto ad altre decisioni di politica internazionale dell’Amministrazione Trump, come l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima o dall’Oms, una marcia indietro sul nucleare iraniano appare, però, più problematica per l’Amministrazione Biden, che potrebbe incontrare ostacoli in Senato.

“Se gli Usa rispettano la risoluzione” 2231 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha spiegato Zarif, “se le sanzioni vengono tolte e non vengono posti ostacoli alle attività economiche dell’Iran, allora l’Iran rispetterà i suoi impegni, come ha sempre detto”. “È una buona cose che Biden voglia tornare” all’accordo, “ma deve essere chiaro che l’Iran non accetterà alcuna condizione”.

Teheran ha ridotto il suo rispetto degli obblighi previsti dal Jcpoa dopo il ritiro unilaterale degli Usa e la reintroduzione delle sanzioni. In particolare, secondo l’ultimo rapporto Aiea, le riserve d’uranio a basso arricchimento iraniane hanno raggiunto un livello 12 volte superiore a quello consentito dall’accordo.


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