Il comparto sanitario è una delle attività maggiormente lucrative per la criminalità organizzata. Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di Intelligence (Socint) spiega il rischio di una ulteriore infiltrazione nella fornitura dei vaccini che potrebbe alimentare il già elevato disagio sociale minacciando anche la sicurezza nazionale e la stabilità delle istituzioni democratiche
La criminalità organizzata è presente ovunque vi siano risorse economiche. Com’è noto il settore sanitario occupa una posizione rilevante nei bilanci delle Regioni, per cui i tentativi di infiltrazione criminale nella politica sanitaria sono costanti. E questo si può riscontrare per gli appalti pubblici delle forniture di farmaci e delle attrezzature sanitarie. Un altro aspetto sensibile può anche essere considerato la gestione dei fondi per la sanità privata, dove non è difficile ipotizzare una confluenza di interessi tra corruzione politica e affari criminali. Ci sono infatti casi di Asl sciolte per infiltrazioni mafiose, mentre alcuni casi specifici, come l’omicidio nel 2005 del consigliere regionale Francesco Fortugno in Calabria, vanno inquadrati proprio nell’ambito di tale contesto. Inoltre, le mafie sono fortemente coinvolte nell’economia illegale della contraffazione dei farmaci e nel commercio delle droghe sintetiche. Pertanto il comparto sanitario, anche in senso tecnico, è una delle attività maggiormente lucrative per la criminalità organizzata. Tendenze accentuatesi in questa fase pandemica, nella quale le mafie si stanno riorganizzando per infiltrare ancora di più l’economia legale, come ben spiega nel suo ultimo libro Nicola Gratteri, scritto insieme ad Antonio Nicaso, “Ossigeno illegale. Come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid-19 per radicarsi nel territorio italiano”.
Adesso, secondo me potrebbe esserci il rischio di una ulteriore infiltrazione nella fornitura dei vaccini. Prima di tutto, dovrebbero essere controllati i canali di approvvigionamento, in quanto già l’acquisto del vaccino potrebbe dare adito a qualche perplessità. E questo sia in termini di scelta di uno specifico prodotto rispetto ai concorrenti sul mercato, sia come sul costo di ogni singola dose e sui tempi di consegna. Non è un caso, infatti, che alle recenti dichiarazioni sull’efficacia dei rispettivi vaccini rilasciate dalla Pfizer e da Moderna, siano seguite immediate ricadute sulle quotazioni in borsa. Probabilmente, però, al momento, potrebbe non essere né utile né realistico fare riferimento a un singolo vaccino ma considerare una possibile scelta più ampia fra quelli in fase di sperimentazione più avanzata.
Infatti, va ricordato, benché non necessario, che una valutazione definitiva su quale sia il prodotto più sicuro ed efficace non sia stata ancora compiuta. Non a caso, come annunciato dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen sono stati stipulati diversi contratti per assicurare che ogni Stato membro riceva le dosi nello stesso momento, alle medesime condizioni e in un numero proporzionato alle rispettive popolazioni. All’Italia, che ha già aderito a questa iniziativa mediante l’Advanced Purchase Agreement, toccheranno il 13.65% dei vaccini dell’Ue. Sono ancora in corso le valutazioni sul vaccino che verrà individuato, di cui riceveremo circa 3,4 milioni di dosi per 1,7 milioni di persone a partire dal mese di gennaio 2021.
Il target dei cittadini a cui somministrarlo e le modalità di distribuzione delle dosi ancora non sono state definite. È evidente che al momento siano poche rispetto ai 60 milioni di abitanti, dei quali quasi il 30% superiori ai 60 anni. E si prevede che con 40 milioni si possa raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge. Per vaccinare un così elevato numero di persone, occorre inoltre dotarsi per tempo di un altrettanto elevato numero di siringhe di precisione, e un bando per la fornitura di oltre cento milioni di queste unitamente a cinque milioni di fiale di diluente salino è stato avviato a metà novembre e scadrà fra pochi giorni. Non è, pertanto, difficile immaginare come tutte tali dinamiche possano certamente suscitare gli interessi del mondo criminale.
Intanto va ricordato che i due hub di prima distribuzione per il Nord e Sud Italia sembrano essere stati individuati negli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Sui luoghi di stoccaggio successivo vige giustamente il massimo riserbo ma si prevede siano 300 in tutto il Paese. Su questo tema sarà utile e opportuno conoscere le informazioni che il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri potrà fornire sembra il 2 dicembre. È indubbio, infatti, che i milioni di fiale rappresentino un obiettivo estremamente sensibile sul piano della sicurezza, che verrà garantita attraverso i vari corpi dello Stato, i quali istituzionalmente collaborano con i Servizi di intelligence che possono essere chiamati a svolgere un ruolo rilevante anche in questo caso.. Indubbiamente lo stoccaggio di milioni di dosi di vaccino è un argomento assai delicato, che mobilita vasti interessi. Ad esempio, già l’individuazione delle ditte per il trasporto e lo stoccaggio incontra l’interesse della criminalità organizzata. Non ci sono dati significativi e strutturati sulla presenza della criminalità organizzata nei settori privati che si occupano di queste attività.
A differenza di quanto emerge dall’analisi di settori economici specifici quali la gestione delle cave e del movimento terra che sono pesantemente infiltrati dalla criminalità organizzata in tutta Italia. Di sicuro sarà necessario un monitoraggio preventivo e costante nei settori dei trasporti e della distribuzione delle merci. Infine, un non secondario aspetto riguarda l’ordine pubblico nella concomitanza della somministrazione delle dosi. La criminalità organizzata, infatti, o anche movimenti eversivi di vecchia e nuova costituzione, potrebbero alimentare il già elevato disagio sociale, che con l’aggravarsi della crisi economica rischia di oltrepassare la soglia di guardia, minacciando anche la sicurezza nazionale e la stabilità delle istituzioni democratiche.