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Perché investire nella Difesa (e nelle assunzioni). Parla Aresta (M5S)

Intervista a Giovanni Luca Aresta, deputato, capogruppo M5S in Commissione Difesa, e primo firmatario di un emendamento alle legge di Bilancio per le assunzioni civili. “Occorre superare un’impostazione che considerava le spese della difesa come risorse sottratte allo sviluppo del Paese”

“Dopo l’emergenza, nell’uso delle risorse del Recovery fund deve trovare posto anche il rilancio e la modernizzazione del comparto strategico della Difesa”. Parola di Giovanni Luca Aresta, deputato, capogruppo del M5S in Commissione Difesa, e primo firmatario di un emendamento alle Legge di bilancio per le assunzioni civili nella Difesa. Formiche.net l’ha raggiunto per commentare il ruolo delle Forze armate in questa emergenza e per fare il punto sugli investimenti destinati al settore.

Aresta, questa emergenza sembra aver palesato il ruolo delle Forze armate a tutti. Non trova?

Con l’esplosione dell’emergenza da Covid-19, le Forze armate hanno svolto un ruolo fondamentale di sostegno e vicinanza alla popolazione mettendosi a disposizione per fare tamponi ai cittadini, distribuire dispositivi di sicurezza e sanificare gli ambienti. Con “l’Operazione Igea” sono stati costruiti in tutto il territorio nazionale 154 Drive Through che stanno facendo migliaia di tamponi al giorno. Ricordo che sono stati realizzati inoltre quattro Covid Hospital e altrettante strutture sanitarie campali. A tutto questo si affianca il personale militare di supporto alla Protezione civile nazionale, con mezzi e strutture, e al nostro Sistema sanitario nazionale. Per questo come Movimento 5 Stelle abbiamo preteso maggiori fondi per la sanità militare.

E adesso la Difesa parteciperà anche alla distribuzione dei vaccini…

Le Forze armate saranno impiegate anche nel piano di somministrazione, distribuzione e stoccaggio del vaccino, nonché nella vigilanza dei depositi. Il Comando operativo interforze (Coi) in coordinamento con il commissario straordinario delegato per l’emergenza Covid-19, sta predisponendo un piano operativo per non farci trovare impreparati al momento dell’arrivo del vaccino. A loro deve andare tutta la nostra gratitudine.

All’emergenza si lega poi l’esigenza di sostenere un comparto strategico. È così?

L’emergenza pandemica ha palesato le politiche nefaste e i tagli ereditati da anni e anni di malgoverno. Penso ai mancati investimenti in comparti strategici come scuola, sanità e appunto il sistema della Difesa. Venivamo da politiche poco lungimiranti: i miei colleghi, nella scorsa legislatura, hanno dovuto combattere addirittura l’ipotesi di chiusura dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che si sta dimostrando invece molto importante nella produzione dei reagenti e lo sarà ancora di più nella produzione e stoccaggio dei vaccini. Se non era per i tecnici civili e militari della Difesa che nella scorsa primavera sono accorsi per sostenere la produzione dei ventilatori polmonari, ci saremmo trovati in una situazione ancora più drammatica. Siamo cambiando marcia rispetto al passato e nell’uso delle risorse del Recovery fund deve trovare posto anche il rilancio e la modernizzazione del comparto strategico della Difesa.

C’è secondo lei una difficoltà in Italia a spiegare perché occorre investire nella Difesa?

C’è una difficoltà che deriva dal passato, da una impostazione che considerava le spese della difesa come risorse sottratte allo sviluppo del Paese. Questa contrapposizione si è molto attenuata negli ultimi anni anche per merito delle Forze armate, che hanno agito meno da corpo separato dal resto della società, e più da corpo interno alla società italiana. Questo dialogo con i cittadini sta costruendo una connessione sentimentale tra il Paese e le Forze armate che forse, in queste dimensioni, non ha precedenti nella storia dell’Italia contemporanea. La pandemia ha aumentato questo legame.

Si parla molto di revisione della legge 244. Che ne pensa?

È una legge del 2012, e prevede un importante ridimensionamento del personale militare e civile della Difesa. Ci sembra superata dalla realtà dei fatti che impone, al contrario, di investire su uno strumento realmente spendibile in contesti estremamente sofisticati e ad alto contrasto militare, contesti che la pandemia da Covid-19 ha reso molto più probabili. La progressiva diminuzione del personale in questa fase è un errore, sta infatti rendendo sempre più difficile assolvere ai nuovi compiti a cui sono chiamate le nostre Forze armate.

A proposito, lei è primo firmatario di un emendamento alla legge di Bilancio per le assunzioni civili della Difesa…

Lo avevamo promesso e lo stiamo facendo. La questione del personale riguarda anche e soprattutto il comparto civile. L’idea di contrarlo da 30mila a 20mila unità è un non-senso. Semmai, rispetto ad altri Paesi, l’Italia ha, nel comparto Difesa, uno dei rapporti più bassi tra numero di dipendenti civili e numero di personale militare. Come parlamentari del M5S con questi emendamenti alla legge di Bilancio chiediamo la stabilizzazione del personale civile precario e al contempo l’assunzione in arsenali, basi navali, stabilimenti militari di tecnici e operai specializzati.

In che modo?

Abbiamo cominciato con il Decreto “Agosto”, dove è stata autorizzata l’assunzione di 315 tecnici civili all’Arsenale di Taranto. Vogliamo proseguire su questa linea di rafforzamento del personale civile del ministero della Difesa per far fronte alla carenza di organico e dell’invecchiamento stesso dell’età media del personale impiegato. Questo mancato turn-over, in special modo di personale tecnico, incide negativamente sul mantenimento delle capacità di supporto alle Forze armate chiamate ad assolvere nuovi e più gravosi compiti.

Immagina che ci possa essere qualche difficoltà a farlo passare?

Mi auguro che tutti i colleghi comprendano l’importanza dell’argomento che questi emendamenti sollevano. Mi aspetto una adesione larga, non solo da parte dei partiti della maggioranza. Sono ragionevolmente ottimista.

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