Nel momento in cui una delle più grandi operazioni di vaccinazione di massa della storia nazionale verrà presto messa in atto, diventa ancora più rilevante porre attenzione al traffico illegale internazionale di materiale medico-farmaceutico. L’analisi di Menico Rizzi, Società Italiana di Intelligence, presidente regionale Sezione Piemonte, Università del Piemonte Orientale
Il traffico illegale di farmaci e di dispositivi medico-sanitari, è un noto problema da sempre contrastato dalle autorità e interessa tutte le aree geografiche del pianeta, seppur nel continente africano con diversa intensità e drammatici aspetti. I danni di tale fenomeno riguardano non solo le aziende produttrici e i sistemi sanitari nazionali, ma soprattutto la salute delle persone per l’inefficacia dei medicinali o dei dispositivi utilizzati, in quanto non conformi agli standard o perché contraffatti. Quest’ultimo aspetto può spingersi sino alla totale inefficacia quando i farmaci contraffatti sono privi del principio attivo, provocano tossicità oppure sono scaduti.
Il fenomeno dell’importazione illegale riguarda sia materiale sanitario regolarmente identificabile come tale ma per cui non è presente alcuna richiesta e autorizzazione da parte dalle autorità sanitarie del Paese ricevente, sia l’importazione di materiale sanitario che viene dichiarato come altra categoria merceologica, per arrivare alla vera e propria contraffazione. Le autorità doganali hanno un ruolo di fondamentale importanza nel contrasto di questa pratica e possono essere guidate nella loro attività da diversi approcci che comprendono sia controlli a campione e di routine, che controlli guidati da processi di profilazione o da informazioni di intelligence. La pandemia da SARS-CoV-2 ha determinato un incremento significativo, in un arco di tempo ristretto, di importazione di dispositivi di protezione individuale, e in particolare maschere facciali, guanti e altri dispositivi di protezione, di detergenti per la sanificazione delle mani e anche di farmaci utilizzati nella terapia di pazienti affetti da Covid-19.
L’evidente rischio che a questa situazione emergenziale potesse corrispondere anche un aumento del traffico illegale di farmaci e dispositivi medici ha spinto la World Custom Organization a varare l’operazione STOP a cui hanno aderito 99 Paesi, fra cui l’Italia, e che si è protratta dal 10 maggio al 12 luglio scorsi. L’operazione ha globalmente prodotto 1683 sequestri di materiale medico-farmaceutico in tutte le macroregioni del pianeta con particolare efficacia in Europa e anche nel nostro Paese. I sequestri hanno riguardato più di 300 milioni di unità di farmaci, circa 2,8 milioni di litri di gel sanitizzanti e più di 47 milioni di unità di dispositivi medici (termometri, maschere facciali, guanti, kit di test per diagnosi di Covid-19 e indumenti di uso medico). È anche importante sottolineare che l’emergenza legata alla pandemia Covid-19 è stata accompagnata da traffico illegale di materiale sanitario destinato all’uso per contrastare la pandemia ma anche per usi diversi da quelli legati all’infezione da SARS-CoV-2.
In questo tipo di operazioni è facile comprendere che elementi quali lo scambio di informazioni fra autorità doganali di diversi Paesi, la disponibilità di indicatori di rischio e i dati di intelligence, rivestono un ruolo di primaria importanza. Un ulteriore aspetto che può contribuire alla riuscita è una attività di formazione del personale addetto ai controlli condotta da personale dipendente di industrie farmaceutiche o da esperti del mondo accademico e della ricerca. È evidente che le specifiche conoscenze tecnico-scientifiche degli addetti ai lavori del comparto farmaceutico possono essere fruttuosamente messe a disposizione per attività di formazione che consentono quindi un aumento dell’efficienza nella individuazione di materiale illegale e quindi nel suo sequestro.
Nel momento in cui una delle più grandi operazioni di vaccinazione di massa della storia nazionale verrà presto messa in atto, diventa ancora più rilevante porre attenzione al traffico illegale internazionale di materiale medico-farmaceutico che, oltre alla evidente attenzione sul vaccino stesso dovrebbe riguardare tutta una serie di dispositivi a corredo della vaccinazione, dalle siringhe al materiale di protezione per il personale sanitario sino alla strumentazione necessaria al trasporto ed immagazzinamento del vaccino stesso, compresa la cosiddetta catena del freddo. Infine, è necessario sottolineare che il traffico illegale di tutta una serie di altri farmaci e dispositivi medici, non necessariamente direttamente ricollegabili al problema della attuale pandemia ma sfruttandone la presenza, potrebbe subire un sensibile incremento. Una intensa attività di formazione degli operatori addetti alla individuazione di materiale illegale che copra specifici aspetti tecnici potrebbe contribuire a ridurre l’impatto di questi eventi.
È altrettanto ovvio che l’intensificazione di attività di intelligence unite ad una efficiente coordinazione, sono altri due elementi chiave nel contrasto a queste attività illegali che non solo risultano in un danno economico significativo ma soprattutto mettono a rischio la salute dei cittadini. Infine, in un’ampia campagna di vaccinazione, anche quando su base volontaria, non va sottovalutato l’impatto sulla società della intrinseca inefficienza della protezione data dal vaccino, che non può essere garantita nel 100% dei casi. La circolazione dell’infezione anche dopo la conclusione della campagna vaccinale, anche se per un periodo limitato di tempo ed entro margini limitati, è un elemento di straordinaria efficacia per il discredito della operazione stessa e può risultare in una riduzione della propensità a sottoporsi alla somministrazione di eventuali ulteriori dosi vaccinali qualora necessarie. In questo senso, ogni elemento aggiuntivo e evitabile di ulteriore inefficienza, quale quello che potrebbe derivare da traffico illegale, deve essere il più possibile combattuto.