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Dialogo fra Europa e Usa? Ecco come. Scrive Parenti (Ue in Italia)

Di Antonio Parenti

Commercio, tech, investimenti green e rapporti con la Cina. La strategia Ue-Usa di Ursula von der Leyen dimostra che l’Unione vuole essere protagonista della nuova fase che si apre con Joe Biden. Ecco cosa (non) cambierà rispetto all’era Trump. L’analisi di Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

L’Europa deve tanto agli Stati Uniti! Se il suo dopoguerra è stata una storia di ricostruzione e accumulazione di ricchezza ed influenza lo deve certo alle sue capacità ma anche all’ombrello americano, che non fu solo di difesa ma anche in parte economico e politico.

È anche per questo che l’apostrofare la Ue come nemico degli Usa come fece Trump – nonché le tariffe contro la Ue nell’acciaio per ragioni di sicurezza nazionale – sono state una ferita profonda per Bruxelles e non solo (anche per Berlino ad esempio da dove tra l’altro proviene l’attuale Presidente della Commissione).

Non ci si può dunque stupire che la sconfitta di Trump, prima ancora che la vittoria di Biden, siano state vissute da molte cancellerie europee come la speranza di un nuovo inizio per i rapporti transatlantici. Non credo che sarà sfuggito ai lettori il timing delle congratulazioni fatte al presidente eletto da parte dei leader europei.

E credo che non debba sfuggire neanche il timing della Comunicazione proposta congiuntamente dalla Presidente della Commissione e dall’Altro Rappresentante per la politica estera il 2 dicembre. Molto prima della nomina ufficiale di Biden come Presidente e soprattutto del suo arrivo, il prossimo 20 gennaio, alla Casa Bianca.

Questa tempistica è importante per due ragioni: la prima è che si dà per scontato che Biden manterrà fede alle sue promesse e che dunque sarà disposto a far tornare gli Usa un attore multilaterale non facile ma almeno costruttivo. La seconda e a mio avviso più rilevante, è che la Ue si fa promotore di un’agenda specifica di lavoro con gli Usa prima ancora che sia ben chiaro quali politiche saranno seguite dall’amministrazione Biden e chi sarà chiamato a realizzarle.

Una Ue che non aspetta l’insediamento ufficiale di Biden e magari un primo incontro per delineare un’agenda comune è forse il segno più evidente che questi anni di Trump non sono passati invano e che la risposta alla pandemia hanno rafforzato Bruxelles nella consapevolezza del suo ruolo e potenziale autonomia strategica nelle relazioni esterne.

Il documento di per sé non stupisce per il suo contenuto, ma questo perché molto semplicemente riflette quali sono le linee consolidate dell’agenda von der Leyen, e parte dal logico presupposto che non soltanto la Ue e gli Usa condividono largamente storia, valori ed interessi, ma soprattutto che gli Usa e la Ue assieme hanno un potere ed un’influenza globale enorme e che la devono sfruttare per guidare la cooperazione globale in questo secolo.

Il non tanto sottointeso di queste affermazioni è che le contrapposizioni degli anni di Trump e il suo ritiro dalle istituzioni internazionali hanno finito per indebolire i valori condivisi e per aprire la strada soprattutto ad una Cina che è sicuramente un partner importante ma anche un rivale sistemico sia degli Usa che della Ue.

Le aree che individua per la futura cooperazione transatlantica sono quella della salute, dell’ambiente, della tecnologia e commercio, e quello delle relazioni internazionali. In queste aree la comunicazione propone agli USA un’agenda realistica ed ambiziosa. Il realismo è chiaramente rappresentato dalla mancata riaffermazione di un accordo di libero scambio; l’ambizione dalla proposta di un’alleanza nelle tecnologie verdi del futuro.

Il mancato riferimento a quello che è stato un mantra delle precedenti amministrazioni europee, ovvero la conclusione di un accordo di libero scambio – il Ttip – è il riconoscimento che sarà impossibile per Biden fare un cambiamento di rotta radicale in materia di politica commerciale rispetto a Trump, e che se un cambiamento ci deve essere e meglio che si concentri sulla riforma del Wto.

D’altro canto Biden stesso ha condannato tale prospettiva dicendo fin dai primi giorni che vuole espandere lo scopo del programma ‘Buy America’ (il programma che impone l’acquisto di merci e servizi americani negli appalti pubblici), la cui eliminazione è uno dei punti irrinunciabili per la Ue in un possibile accordo commerciale.

Questo naturalmente non significa che non ci possa essere un’agenda positiva, come indicato dalla proposta di lavorare per facilitare la cooperazione regolamentare e la creazione di un Consiglio Tecnologico e Commerciale con lo scopo, tra gli altri, di espandere il commercio e gli investimenti bilaterali e rafforzare la leadership tecnologica ed industriale.

La proposta invece di una Green Tech alliance, è invece un’importante novità che riconosce come il mantenimento di una leadership globale nel futuro dipenderà sostanzialmente dalla volontà politica e dalla capacità industriale di produrre tecnologie e mezzi di produzione che rendano possibile e sostenibile un’economia a zero impatto ambientale.

Lo scopo qui è di creare mercati avanzati e di cooperare in materia di economia circolare. Ciò richiede però non semplicemente ritornare nell’alveo degli accordi di Parigi come promesso da Biden, ma anche credere e adoperarsi affinché la transizione verde dell’economia sia sostenibile e positiva per tutti i cittadini.

Se in Europa si è fatta molta strada in questo senso e il NextGenerationEU (assieme al Just Transition Fund del bilancio regolare della Ue) promettono di facilitare tale transizione, negli Usa veniamo da quattro anni di un presidente che riapriva le miniere di carbone e che vedeva il riscaldamento globale come una bufala (e che ha comunque ha preso oltre 70 milioni di voti).

Non sarà facile per Biden e Kerry spostarsi rapidamente in quella direzione, ma è altrettanto evidente che una stretta collaborazione tra Usa e Ue in materia sarebbe importantissima visti gli alti volumi di investimenti reciproci e la forte compenetrazione dei due sistemi industriali.

La Ue ha dunque lanciato un messaggio chiaro agli Usa che forse coglierà in parte anche di sorpresa gli amici americani, ma che sostanzialmente è un messaggio di apertura ad una forte collaborazione in tutti i settori. Se l’amministrazione americana lo saprà cogliere allora il primo vertice tra Biden e la von der Leyen promette di essere un vertice non celebrativo ma di duro lavoro.

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