Thales Alenia Space, Avio, Telespazio e Altec hanno firmato a palazzo Chigi i contratti con l’Esa per lo sviluppo di Space Rider. È il sistema di trasporto riutilizzabile che viaggerà sul nuovo Vega C, frutto dell’impegno sottoscritto dall’Italia alla ministeriale di Siviglia dello scorso anno. La firma con il sottosegretario Riccardo Fraccaro
Nuovi contratti per l’Italia dello Spazio. L’Agenzia spaziale europea (Esa) ha firmato oggi a palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario Riccardo Fraccaro, i contratti per lo sviluppo di Space Rider, il sistema di rientro riutilizzabile dall’orbita che punta a intercettare un crescente mercato, tra sperimentazione scientifica e accesso oltre l’atmosfera. Dopo i contratti per le sentinelle di Copernicus per l’osservazione della Terra e la conferma dei piani per l’esplorazione della Luna, è il nuovo ritorno (in surplus) dell’investimento fatto dall’Italia lo scorso anno a Siviglia, in occasione della ministeriale dell’Esa. “Come governo ci siamo impegnati a promuovere il programma raccogliendo le adesioni di molti altri Paesi”, ha spiegato Fraccaro. Per il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, “Space Rider rappresenta un importante tassello, realizzato attraverso la partecipazione italiana in Esa, di una più ampia roadmap nazionale i cui obiettivi sono lo sviluppo di sistemi interoperabili e riconfigurabili in orbita, che possano garantire all’Italia un ruolo di primo piano nelle missioni di logistica orbitale, di esplorazione umana e colonizzazione di altri pianeti”.
I CONTRATTI
I contratti siglati sono due. Il primo, per un valore di 167 milioni di euro, è stato assegnato a Thales Alenia Space (la joint venture tra la francese Thales e Leonardo) e Avio, l’azienda di Colleferro specializzata in lanciatori, rispettivamente rappresentate alla firma da Massimo Comparini e Giulio Ranzo. Saranno co-prime contractor per lo sviluppo del modulo di rientro e di quello di servizio orbitante (Avum). Il secondo contratto, assegnato a Telespazio e Altec (joint venture tra Thales Alenia Space e l’Agenzia spaziale italiana), copre invece la fornitura del segmento di terra.
IL VEICOLO
L’obiettivo è realizzare il primo volo di Space Rider nel 2023 dalla base di lancio europea nella Guyana francese, a bordo del nuovo lanciatore made in Italy Vega C che dovrebbe debuttare il prossimo anno. Tecnicamente, Space Rider si configura come veicolo spaziale senza pilota, con circa 600 chili di capacità di carico. Servirà soprattutto a realizzare esperimenti scientifici e tecnologici in condizioni di microgravità, in un’orbita a circa 400 chilometri di altezza. Terminata la missione, rientrerà a Terra in sicurezza, permettendo dunque il pieno recupero del carico e il futuro riutilizzo. Per ora sono due i siti di atterraggio disponibili: Kourou (il principale) e Santa Maria, nell’arcipelago delle Azzorre. Per entrambi, le attività di preparazione per ricevere Space Rider “inizieranno a breve”, spiega l’Esa. Anche perché il sistema realizzato con il contratto di sviluppo potrà sostenere minimo cinque missioni oltre al primo lancio, ciascuna con durata minima di due mesi.
IL COMMENTO DI FRACCARO
“Quello di oggi è un traguardo importante perché con Space Rider l’Europa fornisce una risposta forte e ambiziosa, all’altezza delle sfide della New Space Economy”, ha detto il sottosegretario Fraccaro, che ha ospitato la firma a palazzo Chigi con il direttore del Trasporto spaziale dell’Esa Daniel Neuenschwander. “Lo sviluppo di una piattaforma riutilizzabile rappresenta il futuro delle attività spaziali”, ha aggiunto, notando che Space Rider è “un programma unico e strategico che rivoluzionerà l’accesso allo spazio, ma aprirà anche la strada a mercati non spaziali che avranno nuove possibilità di sviluppo e sperimentazione”. Il nostro Paese, ha rimarcato Fraccaro, “si è impegnato direttamente con un investimento pari a 150 milioni di euro a fronte di un budget totale di 186 milioni”. Partecipano però altri nove Paesi europei che voglio qui ricordare: Romania, Svizzera, Belgio, Spagna, Norvegia, Repubblica Ceca, Francia, Portogallo e Irlanda.
LE ATTIVITÀ
Come notato da Fraccaro, l’obiettivo è intercettare anche i bisogni di un mercato crescente. Space Rider potrà infatti offrire servizi a società non spaziali che desiderano eseguire esperimenti in orbita. Per le applicazioni scientifiche in microgravità sia va dalla farmaceutica alla biologia. C’è poi il campo della “dimostrazione e validazione in orbita”, per un’ampia gamma di tecnologie, tra cui la robotica per l’esplorazione, la strumentazione per l’osservazione della Terra, la sorveglianza terrestre per le catastrofi naturali, e l’ispezione di satelliti. Il tutto attraverso i due moduli di Space Rider, quello di servizio e quello di rientro. Il primo consisterà nello stadio superiore di Vega-C (Avum), appositamente ottimizzato per sostenere missioni di almeno due mesi. Il secondo (alimentato in orbita dal primo) ospiterà il vano di carico, offrendo un volume d 1.200 litri per carichi paganti fino a 800 chilogrammi. Nel complesso, “è un sistema unico al mondo che espande le capacità e gli impieghi del lanciatore Vega anche nelle attività di missioni orbitali estese nel tempo e nel rientro dallo Spazio”, ha spiegato il ceo di Avio Giulio Ranzo.
TRA PASSATO E FUTURO
Per l’Italia non c’è solo la conferma degli impegni sanciti a Siviglia lo scorso anno, ma anche la prosecuzione di una tradizione ben consolidata. Space Rider rappresenta infatti l’evoluzione della missione IXV, eseguita nel 2015, fortemente sostenuta dall’Agenzia spaziale italiana (Asi): un volo suborbitale partito da Kourou e conclusosi con il recupero dello spazioplano dopo un ammaraggio nel Pacifico. E così “l’Italia – ha spiegato il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia – ha partecipato attivamente al programma Space Rider sin dalla sua ideazione, in quanto ha sempre creduto e crede fortemente che questo programma possa contribuire in maniera sostanziale alla futura utilizzazione dell’orbita bassa per nuove opportunità istituzionali e commerciali”. Difatti, “Space Rider aprirà la strada all’Europa per un uso più accessibile, agile e indipendente dello Spazio in orbita bassa”, ha aggiunto l’ad di Thales Alenia Space Italia, Massimo Comparini. “L’azienda – ha aggiunto – è ora pronta ad estendere la sua esperienza alle future applicazioni ancora più sfidanti che includono stadi riutilizzabili, voli point-to-point, navette spaziali, ma anche il futuro turismo spaziale”.
IL SEGMENTO DI TERRA
Per il segmento di terra, Altec sarà responsabile della gestione degli esperimenti scientifici e tecnologici a bordo del veicolo, nonché della gestione della fase di missione relativa al rientro atmosferico non distruttivo del veicolo. Telespazio sarò invece responsabile delle attività di sviluppo, integrazione e validazione del centro di controllo, pure per le operazioni in volo, la delicata fase Leop e quella di routine. Tutte le operazioni di volo, anche per la parte scientifica, saranno gestite dal centro spaziale del Fucino, un’eccellenza europea (e non solo). “La firma del contratto, che ci vede in partnership con Altec, premia la consolidata esperienza dell’azienda nel settore delle operazioni spaziali e della realizzazione del segmento di Terra di importanti missioni e programmi internazionali”, ha detto Luigi Pasquali, coordinatore delle Attività spaziali di Leonardo e ad di Telespazio. “È il coronamento degli sforzi che i miei colleghi e l’azienda tutta hanno sviluppato nel corso degli anni, su vari programmi, in diversi ambiti e settori; sintetizza a pieno ciò che l’azienda è oggi: un gruppo coeso di persone entusiaste e appassionate al proprio lavoro”, gli ha fatto eco l’ad di Altec Vincenzo Giorgio.