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Il futuro? É giovane. Parola di Carlo Messina (Intesa Sanpaolo)

Di Carlo Messina

Il futuro è dei giovani. Ma serve la giusta formazione per vincere le sfide della competitività, della crescita e persino del debito pubblico. Per questo è nata la scuola politica Vivere nella comunità, anche grazie al sostegno di Intesa SanPaolo. Ecco l’intervento integrale di Carlo Messina, consigliere delegato e ceo della banca

La scuola politica Vivere nella comunità rappresenta un’assoluta novità nel panorama formativo italiano. L’iniziativa, rigidamente apartitica, è stata fondata da Pellegrino Capaldo insieme a Marcello Presicci e altri grandi profili accademici come Sabino Cassese, Paolo Boccardelli, Francesco Profumo e Bernardo Mattarella. La scuola, gratuita grazie al sostegno delle imprese fra cui Intesa SanPaolo, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Enel, Sace, desidera rafforzare le competenze dei giovani in tutte le aree formative ormai indispensabili ad affrontare le complesse sfide odierne (economia, sanità, esteri, comunicazione, sostenibilità, innovazione, ecc). Lo scopo è quello di formare futuri manager ed amministratori competenti e preparati sia per la sfera pubblica che per quella privata. Per far questo è stato individuato un corpo docenti di assoluto rilievo e prestigio che include amministratori delegati, presidenti, manager di Stato, accademici ed esperti di fama internazionale. All’interno del progetto figurano, fra gli altri, anche i rappresentanti di importanti fondazioni nazionali come la Fondazione Ericsson e la Fondazione Compagnia di San Paolo.

Qui di seguito l’intervento integrale del Consigliere delegato e ceo di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, in occasione della presentazione della scuola.

 

Rivolgo un saluto a tutti e in particolare al professor Capaldo che è stato mio professore molti anni fa e devo subito dirvi che di quel periodo ho un bel ricordo, poiché posseggo ancora nel mio ufficio due libri del professor Capaldo, uno è Capitale proprio capitale di credito nel finanziamento di impresa e l’altro è L’autofinanziamento nell’economia di impresa. Sono due testi che io considero veramente due punti di riferimento per chi opera nel mondo dell’azienda e hanno delle implicazioni e dei collegamenti con il mondo dell’economia reale, specie con quello che sta accadendo oggi anche in termini di necessità di avere sostenibilità dei risultati. Consiglio a tutti di riprendere questi due libri del prof. Capaldo.

Proprio partendo da Capitale proprio capitale di credito c’è un aspetto che io considero fondamentale, sia in qualunque azienda sia nel nostro Paese, che è il capitale umano. Il capitale umano è il vero motore della crescita di qualunque azienda e di qualunque Paese. Disporre di un capitale umano di elevata qualità e di elevata forza è una condizione di successo. Oggi devo dire che, la descrizione che lei faceva di Intesa Sanpaolo certamente è la conseguenza di un’alta qualità del capitale umano che noi abbiamo nella nostra azienda.

Questa è una considerazione che porta a dire che in qualunque sistema si voglia realizzare lo sviluppo o garantire delle prospettive di crescita, il capitale umano è la risorsa sulla quale è necessario investire di più, e quindi i giovani, e quindi la formazione dei giovani, soprattutto in una fase come questa che è caratterizzata da un grande incremento delle disuguaglianze della povertà, questa fase di forte contrazione del Pil e di prospettive certamente di un rimbalzo dell’economia nel corso del 2021, poi potrà essere un po’ più o meno forte a seconda della rigidità dei lockdown, del tempo di durata dei lockdown. Però indubbiamente il recupero ci sarà nel corso del 2021, ma quello che abbiamo perso in termini di Pil e di produzione porta indubbiamente ad un forte incremento delle disuguaglianze e ad un alto impatto secondo me che sarà molto rilevante – e poi mi collego al tema dei giovani – che è la forte crescita del debito.

Immaginare un sistema in cui la contrazione che si sta determinando del Pil, e la necessità di contrastare i fenomeni di crisi attraverso la crescita del debito, credo che sia oggi inevitabile nel breve termine l’utilizzo della leva finanziaria e assolutamente indispensabile. Però, sentire le parole di un dirigente del ministero dell’Economia che diceva che fra 10 anni torneremo al livello di debito che avevamo quest’anno all’inizio della crisi, francamente, è un punto che dà l’idea di una criticità del sistema che soltanto attraverso una forte accelerazione della crescita e di una combinazione di manovre straordinarie sul debito, nel corso dei prossimi anni può garantire una sostenibilità di sviluppo del nostro Paese.

Immaginare che un debito possa crescere nella misura in cui è previsto per cercare di contrastare la crisi significa andare a creare delle condizioni per cui i giovani che oggi già si trovano in una condizione di essere i più penalizzati dalla contrazione del Pil, perché la riduzione della contrazione significa che non potranno entrare nel mondo del lavoro, significa che in questa fase hanno difficoltà a trovare posti di lavoro, quelli che hanno un contratto a tempo determinato non vengo rinnovati, e quindi avere un fardello di debito che peserà nel corso dei prossimi anni in misura importante sul nostro Paese, significa doversi prendere cura dei giovani e metterli nelle condizioni di poterci aiutare a far crescere questo Paese.

Perché solo attraverso l’attivazione del capitale umano che può essere rappresentato dai giovani noi avremo la possibilità di riuscire ad accelerare la crescita e quindi a usare i punti di forza indiscutibili del nostro Paese, perché il nostro è un paese molto forte sui fondamentali, ha un risparmio che è tra i più forti d’Europa, ha un sistema di imprese orientate all’Export che è oggi campione e leader mondiale, ha avuto una fase in cui c’è una prudenza delle famiglie e delle azienda che si sta traducendo in minori consumi e riduzione del Pil ma in una fortissima crescita dei depositi bancari.

Significa che la ricchezza è ancora presente con forte disuguaglianza, quindi c’è necessità di rendere stabile e di riportare la ricchezza più verso dove c’è povertà, ma è indubbiamente un Paese che ha un potenziale di recupero, se ben gestito e se correttamente indirizzato attraverso l’azione di formazione dei giovani della crescita del Paese.

I nostri giovani oggi sono indubbiamente penalizzati da queste condizioni strutturali, sono anche quelli dove oggi il nostro Paese, su questo mondo della formazione, educazione, ricerca ed investimenti, ha investito di meno in assoluto in Europa; se fate la comparazione degli investimenti degli ultimi anni delle componenti di istruzione, ricerca e sviluppo e investimenti l’Italia è all’ultimo posto in Europa o comunque fra quelli che sono veramente nei fanalini di coda e si spiega perché qui abbiamo la più bassa percentuale di laureati in Europa, ed è incredibile. Un Paese come il nostro, che è tra le più forti potenze dal punto di vista delle condizioni strutturali.

Allora torno al punto, quando tu in un Paese paghi degli interessi passivi più di quello che spendi per ricerca e sviluppo, per educazione e se il tuo punto di attenzione è quello di pagare gli interessi passivi e non di lavorare sul motore dello sviluppo, non soltanto quelli che sono i più banali in una logica keynesiana, gli investimenti, l’accelerazione dell’investimento pubblico, ma anche quelli che ti servono per generare poi la prospettiva futura di crescita cioè investire sul capitale umano, sei destinato ad avere dei tassi di crescita molto più bassi rispetto agli altri Paesi, e non dare l’opzionalità ai giovani di potersi dedicare a lavorare per la crescita in questo paese invece di muoversi all’estero e andare a cercare fuori da qui le loro prospettive di sviluppo.

Noi abbiamo una condizione strutturale in questo Paese dove non favoriamo la crescita dei giovani, parlo in media ovviamente, poi ci sono le eccellenze e ci sono altre situazioni in cui questo accade certamente in misura ottimale come in alcune università, alcune scuole, ma indubbiamente in media la condizione è quella in cui l’investimento su questo mondo non è mai stato una priorità cosi come non lo è stato sulla sanità, e adesso ci ritroviamo con tutti i problemi che vediamo, ma questo invece dell’investimento sulla formazione sui giovani è veramente un pilastro per garantire le prospettive di crescita di un Paese. Qui ci troviamo non solo con la più bassa percentuale di laureati in Europa, ma con anche la più bassa percentuale di titoli di laurea utilizzati per entrare nel mondo del lavoro.

Se si guarda ai laureati in Germania, sono indirizzati per cercare di cogliere le opportunità dove le aziende esprimono una domanda per il lavoro, chiedono di poter fare entrare persone su lavoro e quindi l’offerta delle aziende si incontra con le richieste dei giovani che entrano nel mondo del lavoro. Qui nel nostro Paese, la gran parte delle lauree non è indirizzata su quei settori che possono garantire un assortimento nell’ambito del mondo del lavoro, e neanche su quei settori che sono i settori d’avanguardia per la ricerca, lo sviluppo, il digitale, l’intelligenza artificiale, queste sono delle aree sulle quali è indispensabile che il nostro Paese faccia uno sforzo di investimento e che dall’altra parte ci sia un approccio culturale dei giovani che cerchi il più possibile di rivolgersi nel loro percorso di studio a quei mondi dove possono avere più facilità di crescita all’interno delle aziende.

Poi c’è un altro grosso punto di debolezza del nostro Paese che è quello per gli istituti tecnici superiori, quello che anche più un’altra volta, nell’esempio della Germania, se fate il confronto tra i nostri istituti tecnici superiori che hanno portato 11 mila persone tra il mondo del lavoro quest’anno e i 360 mila in Germania. Le richieste che nascono dalle aziende sono anche per delle figure che non necessariamente sono quelle dei laureati, ma con 2 anni di percorso di formazione tecnica, tecnica nel senso in quelle materie nelle quali c’è bisogno nelle aziende, si creerà una possibilità di garantire percorsi di occupazione e dall’altro le aziende di poter essere all’avanguardia nella generazione di risultati delle frontiere che sono quelle del futuro in ogni settore.

All’interno del mondo della formazione credo che ci sia bisogno veramente da un lato di rafforzare le componenti di competenza, quelle cosiddette “hard”, cioè il cercare più possibile di indirizzare i giovani verso i settori dove sia presente il mondo del digitale e intelligenza artificiale, vi dico questo perché noi la gran parte delle soluzioni che stiamo individuando in questo periodo sono rivolte a questo ambito, un ambito dove c’è il futuro e dove c’è una prospettiva di crescita.

È evidente che noi, vi faccio un esempio, nel corso dei prossimi 3 anni assumeremo 2.500 laureati, questa è la nostra prospettiva nei prossimi 3 anni, di questi una componente sarà digitale e di intelligenza artificiale, e l’altra componente sarà di funzionamento dell’azienda, quindi non necessariamente l’assorbimento sarà in quegli ambiti perché in questa fase abbiamo bisogno di persone che si occupino di temi che riguardano tutte le funzioni aziendali, però dal punto di vista della prospettiva di investimento sulla formazione è indispensabile accrescere queste componenti perché senno ci troveremo che il nostro sistema sarà fortemente penalizzato in futuro. Poi ci sono altre componenti secondo me, chiamiamole soft, che sono quelle che poi ognuno, ogni ragazzo, ogni giovane deve cercare di sviluppare quando entra in un mondo di formazione, le definirei elementi innati, ma ad esempio cercare di sviluppare logiche di pensiero laterale, la curiosità, l’attenzione allo sviluppo delle cose, a quei temi che portano a interagire con le altre persone, a essere in un approccio positivo nei confronti degli altri, perché tutto questo poi gioca su aspetti che sono quelli della fase successiva, noi abbiamo bisogno di capitale umano, di giovani che siano formati correttamente rispetto alle esigenze del lavoro che troveranno, ma abbiamo bisogno anche di leader, abbiamo bisogno di figure che assumano i leadership, che possano essere figure che riescono ad aiutarci tutti a poter crescere.

Allora in questo l’approccio del cercare di prendersi cura degli altri, cercare di avere un atteggiamento inclusivo nelle decisioni, cercare più possibile di far sentire gli altri come parte di un progetto importante, un’unità nella relazione con in tanti interlocutori, fermo restando che poi le decisioni verranno prese dal capo, ma ascoltare e capire le esigenze degli altri, quindi un approccio che porti i giovani verso un sforzo il più possibile ad essere aperti nei confronti delle altre persone e degli altri interlocutori. Questo è qualcosa che nasce già nella scuola perché interagire con gli altri nella classe, col professore nella classe, cominci ad essere all’interno dei meccanismi che ti portano su delle relazioni orizzontali o verticali che poi sono quelle che troverai in tutta la vita progressiva lavorativa.

Questo credo che sia parte di un progetto importante che dev’essere sviluppato in Italia, un grande bisogno che noi abbiamo su questi temi sui quali però non è solo il pubblico che deve agire e che può agire, perché su questo anche i privati, anche quelle aziende che hanno una grande attenzione alla responsabilità sociale, alla sostenibilità, ai temi che citava nella sua introduzione motivo per cui noi siamo in tutti gli indici più importanti Dsg e di prospettiva, e anche quello che aver chiaro che se tu sei un’azienda leader in un paese e hai capacità di generare reddito, quindi sei un leader anche per i tuoi azionisti e i tuoi investitori, questa leadership deve essere anche portata a vantaggio nella comunità in cui operi con un’attenzione particolare a quelle aree a quelle tematiche che sono di maggiore responsabilità sociale.

Noi siamo il più grande finanziatore del più grande progetto per la povertà che esiste in Italia oggi, ma siamo anche, e lo riteniamo un vanto dell’organizzazione, l’azienda che riesce a dare dei finanziamenti senza garanzie agli studenti universitari, e abbiamo iniziato la settimana scorsa anche agli studenti delle scuole superiori, sono finanziamenti ovviamente di importi limitati, ma che consentono di poter aver accesso allo studio a chi ha difficoltà di carattere economico-finanziario, secondo me questo è uno sforzo che i privati devono fare per poter aiutare il sistema della formazione dei giovani a poter diventare capitale umano all’interno di un sistema economico e di un sistema Paese.

C’è una forte attenzione da parte nostra anche al Sud, cercare di aiutare gli studenti che sono al Sud per aggiungere dei finanziamenti che possano consentire loro di andare nelle scuole migliori, in cui possono avere delle prospettive di sviluppo, ad oggi stiamo finanziando, di fatto a tasso di interesse 0, l’acquisto dei pc, degli iPad, cioè fornire ai giovani quella strumentazione che se non hai disponibilità economica in una fase come questa in cui si accresce la disuguaglianza, devi consentire ai giovani di avere l’infrastruttura per poter partecipare a questo mondo della formazione. Su questo noi siamo molto attivi, ma credo che la gran parte di operatori privati di capacità economica debba destinare molte risorse a questo perché in questo modo si favorisce la generazione di capitale umano all’interno del sistema.

Dicevo che noi nei prossimi 3 anni assumeremo 2.500 giovani, la nostra idea è quella che solo attraverso l’innesto e l’inserimento dei giovani nelle organizzazioni le organizzazioni rimangono forti e sostenibili e possono continuare a essere dei leader nel mercato, poi su 2.500 giovani il potenziale potrai avere 100 leader, di 100 potrai avere 50 potenziali top-manager, però indubbiamente l’innesto di giovani all’interno delle organizzazioni è un fattore critico di successo, credo che lo sia per le aziende e lo sia per i paesi come l’Italia.

Quindi ribadisco, credo che sia fondamentale accelerare la crescita del nostro Paese, immaginate i meccanismi che possano consentire una gestione della crescita del debito, ma soltanto attraverso il capitale umano dei giovani e la formazione noi faremo la differenza. Abbiamo l’occasione, quella della Next-Generation e di questo che tutti chiamano Recovery Fund, ma in realtà sono fondi destinati a creare sostenibilità e resilienza per il futuro dei risultati di ogni Paese, molti di questi potranno essere destinati proprio alla formazione, a rifare le infrastrutture, le scuole, le apparecchiature, questo credo che sia veramente un’occasione unica che noi non possiamo perdere, ma dobbiamo fare anche la nostra parte e farci trovare nella condizione in cui, per quello che già oggi può fare lo Stato faccia lo Stato, i privati concorrano, e dall’altra parte, quando arriveranno queste risorse, queste secondo me rappresenteranno il volano finale per l’accelerazione.

Quindi credo che questa scelta di questo argomento per ampliare con questa Lectio Magistralis, sia stato veramente un punto che porta a dire guardate che abbiamo bisogno di giovani, abbiamo bisogno del capitale umano, abbiamo bisogno di giovani che in futuro possano assumere una leadership in un Paese in cui ci accorgiamo che oggi probabilmente molti leader con visione non ci sono e abbiamo bisogno di farli crescere fra i giovani del nostro Paese.

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