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Usa, la Corte Suprema con Biden. Ecco perché Trump ha perso

Caso chiuso. La Corte Suprema americana ha bloccato il ricorso legale del Texas e altri 18 Stati contro l’elezione di Joe Biden. Cala il sipario sulla battaglia di Trump, che ora deve fare i conti con altri guai…Il punto di Giampiero Gramaglia

La Corte Suprema ha dato via libera all’elezione formale di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti, respingendo il ricorso del Texas e di altri 18 Stati, cui s’erano pure aggregati la campagna di Donald Trump e un centinaio di parlamentari repubblicani. L’istanza mirava a invalidare i risultati del 3 Novembre in quattro Stati e a rinviare la riunione, prevista lunedì 14, del Collegio elettorale.

Poche ore prima del verdetto – giunto ieri sera -, Trump aveva spronato su Twitter la Corte Suprema a rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali americane che hanno dato la vittoria a Joe Biden: “La Corte Suprema dovrebbe seguire la Costituzione e fare quello che tutti sanno deve essere fatto. Devono mostrare coraggio e saggezza. Salvate gli Usa!”.

Il ricorso, presentato dal procuratore generale del Texas Ken Paxton, criticava modifiche apportate alle procedure di voto in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, tutti Stati vinti da Biden, e chiedeva di congelare i voti del Collegio elettorale in questi quattro Stati – in tutto 62 – e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso Collegio deve formalmente eleggere il presidente.

Nel ricorso si accusavano i quattro Stati di non avere protetto dalle frodi il voto per posta. Senza quei 62 voti, Biden, che ha 306 grandi elettori, sarebbe sceso sotto la maggioranza (che è 270).

Con un parere non firmato, la Corte Suprema ha però respinto il ricorso, giudicano che non vi sono i requisiti per portarlo avanti, non essendo stato dimostrato dal Texas “un interesse giuridicamente riconoscibile al modo in cui un altro Stato conduce le elezioni”.

Il numero uno del partito repubblicano del Texas, Allen West, in una nota, ha addirittura evocato un’ipotesi di secessione dopo la decisione della Corte Suprema: “Gli Stati rispettosi della legge dovrebbero … costituire una Unione che rispetterà e si atterrà sempre alla Costituzione”, ha scritto.

La sentenza della Corte Suprema è stata quasi contemporanea al parere con cui la Food and Drug Administration, l’Fda, l’Agenzia del farmaco Usa, ha autorizzato “l’uso di emergenza del vaccino Pfizer-BioNTech per la prevenzione del Covid-19″. La decisione apre la strada alla distribuzione del vaccino in tutta l’Unione.

“Abbiamo già cominciato a spedire i vaccini in ogni Stato”, ha detto il presidente Trump in un video su Twitter, precisando che saranno i governatori a deciderne la somministrazione nei loro Stati. Sempre secondo quanto detto da Trump, le vaccinazioni inizieranno oggi.

“La pandemia potrebbe essere iniziata in Cina, ma le stiamo ponendo fine proprio qui negli Usa”, ha ancora detto il magnate, attribuendo al suo Paese il vanto di avere compiuto un “miracolo medico”, creando “un vaccino sicuro ed efficace in meno di nove mesi”. Gli Stati Uniti sono il sesto Paese ad approvare il Pfizer-BioNTech dopo Gran Bretagna, Bahrein, Canada, Arabia Saudita e Messico.

Gli Usa sono il Paese al Mondo in cui la pandemia ha fatto più contagi e più vittime: secondo i dati della John’s Hopkins University, alla mezzanotte sulla East Coast, i contagi erano oltre 15.850.000 e i decessi oltre 295.500 – nel week-end, saranno superati i 16 milioni di casi e i 300 mila morti -.

Poche ore prima dell’autorizzazione, Trump minacciava di silurare il capo della Fda, Stephen Hahn, se il vaccino non veniva approvato. Biden aveva avvertito che “non ci può essere alcuna influenza politica sul vaccino”.

Trump ha firmato un provvedimento varato dal Senato per evitare lo shutdown del governo federale almeno fino al 18 dicembre, in attesa di un accordo sulla manovra di bilancio e sul pacchetto di aiuti all’economia colpita dalla pandemia.


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